30 gennaio 2024

Exibart on paper 123: ci vediamo a Bologna con il nuovo numero dedicato al corpo

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Il numero 123 apre il ventesimo anno di exibart on paper: parliamo di corpi, tra arte, tecnologia e chimere, dall’atelier di Ron Mueck alle storiche performance di Arte Fiera, che continua a rinnovarsi dopo 50 edizioni. Ci vediamo a Bologna

Anno XX, exibart on paper 123 pronto a partire: Bologna, la Biennale di Malta e quella di Venezia, un atelier a Londra che immaginiamo fantasmatico. È quello di Ron Mueck che, sulla nostra copertina, ci schiude una piccola porta (del frigorifero) verso incredibili meraviglie. La apriamo? Tra le pagine troverete: chimere e tecnologie, corpi, sculture, dispositivi, cyborg, gli anni ’70 e i ’90.

E oggi? «Al World Economic Forum di Davos, svoltosi in Svizzera lo scorso gennaio, si è identificato questo periodo storico come uno dei più difficili di sempre», scrive Giulia Ronchi nel suo editoriale, definendo l’avvento di un «Tempo dei desideri minori». E l’arte? «Gioca ancora la sua partita di essere polimorfo, un mostro (sacro) a più teste che comprende nel suo grande termine-ombrello una pluralità di realtà, vite e situazioni, dalle potenti case d’asta di Londra e New York ai progetti di rigenerazione di periferie e piccoli borghi, dall’impegno politico degli artisti nei confronti dei conflitti internazionali all’intima pittura di genere che sta tornando in auge con evidenza soprattutto tra i giovanissimi».

«Nel Sistema dell’arte abbiamo chiuso il 2023 con un saldo attivo in gran parte all’insegna del politicamente corretto che, insieme alla pratica di diversi social di sfruttare gli algoritmi per filtrare le pubblicazioni, ingrossa l’alveo della censura, dell’autocensura e della censura preventiva», così, dall’altra parte della pagina, risponde Cesare Biasini Selvaggi, anticipando le aspettative della 60ma Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, in apertura ad aprile 2024 e che, intitolata Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, «Si propone di essere una celebrazione dello straniero, del lontano, dell’outsider, del queer e dell’indigeno».

Insomma, quali siano le definizioni, il corpo c’è sempre, non possiamo farne a meno e per fortuna che è così, ancora. Parti di corpo sono ritagliate nelle fotografie di Aurora Fea, che descrivono sensazioni di quotidiana contemporaneità ma anche in quelle storiche, in bianco e nero, un po’ sgranate  che raccontano le Settimane Internazionali della Performance, finanziate dall’allora nascente Arte Fiera e svolte dal 1977 al 1982, inizialmente organizzate e curate da Renato Barilli, Francesca Alinovi e Roberto Daolio (ne scrive per noi Daniela Trincia).

Di Arte Fiera 1974-2024 e oltre, ci parla il direttore Simone Menegoi, intervistato da Elsa Barbieri. «Le sfide di fondo che affronta Arte Fiera sono le stesse che affrontano tutte le altre fiere del mondo: le fluttuazioni dell’economia e del mercato dell’arte, la concorrenza delle aste, la proliferazione delle fiere stesse, in alcuni casi prossima alla saturazione. E poi Bologna ha dovuto affrontare sfide più specifiche, legate alla sua storia e alla sua identità; ad esempio, la necessità di trovare un equilibrio efficace fra la vocazione “nazional-popolare” della manifestazione, come è stata spesso definita, e il taglio curatoriale che ogni fiera d’arte ambiziosa oggi deve avere».

E poi? Da non perdere, per non smarrirsi in una Bologna Art Week densa come al solito, la super mappa di Untitled, con tutti gli indirizzi e gli appuntamenti (ogni giorno ne pubblichiamo un percorso selezionate anche qui, online). A proposito di GPS, «In questo ambito si inserisce la ricerca di Lorenza Pignatti, che con il suo ultimo libro edito da Meltemi chiama a raccolta una serie di artisti che hanno avuto a che fare con i nuovi sistemi di visualizzazione terrestre», scrive Giorgia Gibertini, recensendo Cartografie radicali. Attivismo, esplorazioni artistiche, geofiction.

Partendo dalle avanguardie storiche, Marco Mancuso arriva al turning point degli anni ’90, quando il corpo «Da luogo rituale e simbolico cominciò ad essere diffusamente percepito come possibile fulcro di alterità, bio-diversificazione e tecno-morfosi». Ancora sulla fusione tra corpo e dispositivi scrive Gabriele Perretta (date un’occhiata alle suggestive illustrazioni elaborate per noi da Roberto Amoroso).

E ancora, per la rubrica Carta Bianca l’incontro tra Reverie e Panzetti/Ticconi, un focus sulle case museo (di Beatrice Boban), l’arte di Salvo attraverso le quotazioni del mercato (di Erica Roccella) e il consueto appuntamento con le Vite d’arte orientate dalle stelle (di Luciana Berti).

Ci trovate al nostro stand ad Arte Fiera e in giro (e anche qui).

 

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