17 aprile 2021

Luigi Pericle: la retrospettiva al MASI Lugano. Intervista alle curatrici

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Nella sede di Palazzo Reali la prima retrospettiva in Svizzera dedicata a Luigi Pericle. Le curatrici ci hanno raccontato la mostra

Luigi Pericle, Senza titolo, s.d., tecnica mista su masonite, Collezione privata

Al MASI Museo d’arte della Svizzera Italiana di Lugano, nella sede di Palazzo Reali, da domani, 18 aprile, “Ad astra”, la prima retrospettiva in Svizzera dedicata a Luigi Pericle (1916 – 2001), curata da Carole Haensler in collaborazione con Laura Pomari e realizzata in collaborazione con l’Archivio Luigi Pericle e il Museo di Villa dei Cedri di Bellinzona (fino al 5 settembre 2021).
La mostra celebra la ricerca dell’artista a vent’anni dalla sua scomparsa, ripercorrendone la ricerca artistica e spirituale attraverso un’ampia selezione di dipinti, disegni, schizzi, documenti e scritti.

Luigi Pericle

Luigi Pericle – ha ricordato il MASI di Lugano – nasce a Basilea nel 1916 «con il nome di Pericle Luigi Giovannetti. Fin da giovane si avvicina alla pittura, frequentando una scuola d’arte che però presto abbandona, in disaccordo con i metodi d’insegnamento. Già durante la giovinezza si occupa di filosofia antica e di religioni dell’Estremo Oriente, divenendo con gli anni un conoscitore del buddismo Zen, del mondo spirituale dell’antico Egitto e della teosofia. Dopo aver raggiunto la notorietà come pittore, Pericle si trasferisce ad Ascona con sua moglie. Qui lavora in larga misura in solitudine, dedicando svariati studi al genius loci: l’eredità delle tradizioni spirituali del Monte Verità. Sul patrimonio artistico di Luigi Pericle, salvato dall’oblio grazie al caso, si incentra oggi un progetto di ricerca, restauro, conservazione e catalogazione, gestito dall’associazione no profit Archivio Luigi Pericle di Ascona».

Luigi Pericle

Le parole di Carole Haensler e Laura Pomari

Come è nato il progetto espositivo dedicato a Luigi Pericle?  

«Il progetto espositivo è nato grazie alla collaborazione fra il museo MASI Lugano, la curatrice Carole Haensler e l’Archivio Luigi Pericle, Ascona. Haensler già Direttrice del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, ha iniziato ad assistere l’Archivio in occasione di un approfondimento scientifico dedicato a Luigi Pericle e alla sua produzione artistica. Quando il MASI ha deciso di dedicare una mostra all’artista, Haensler è stata una scelta immediata nel ruolo di curatrice affiancata dal team del MASI e in particolare da Laura Pomari».

Luigi Pericle, Senza titolo (Matri Dei d.d.d.), 1966, tecnica mista su masonite, Collezione Biasca-Caroni
Quali sono i principali aspetti della ricerca dell’artista che emergono dal percorso espositivo?

«La mostra contestualizza il percorso artistico e anche l’aspetto spirituale dell’arte di Pericle, frutto di una conoscenza approfondita non solo dei canoni della storia dell’arte, ma anche di ambiti eterogenei quali la calligrafia, lo zen e l’astrologia. Nelle sue opere Pericle collega e integra molteplici fonti di studio e d’ispirazione. È inoltre di particolare importanza il rapporto fra il disegno e i dipinti esposti, dove si evidenzia, attraverso il percorso cronologico, l’evoluzione formale compiuta dall’artista.
Nell’arte di Pericle l’immagine rappresentata nelle opere viene ridotta all’essenziale e si dissolve verso un’astrazione quasi totale. Nel 1959 Pericle aveva infatti distrutto quasi tutti i suoi dipinti figurativi per avvicinarsi all’astrazione di tipo informale. L’artista nelle sue opere integra e sviluppa con un approccio erudito e analitico nuovi segni e simboli che sintetizzano in ogni gesto il contenuto della sua esplorazione spirituale».

Luigi Pericle, Senza titolo (Matri Dei d.d.d.), 1976, tecnica mista su masonite, Collezione Biasca-Caroni
In che cosa è possibile rintracciare i principali elementi di modernità nella ricerca di Pericle?  

«Il percorso espositivo permette di far riemergere dall’oblio un artista che, pur avendo studiato intensamente il passato, si è dimostrato contemporaneo nella propria espressione pittorica. Attraverso una sintesi artistica spiccatamente individuale, Pericle utilizza un vocabolario che si avvicina al livello più alto della pittura parigina degli anni Cinquanta: l’abstraction lyrique della Deuxième École de Paris e dell’Informale».

Da dove provengono i materiali esposti? 

«La mostra presenta al pubblico i disegni a china, i dipinti su tela e masonite e anche i documenti trovati nella casa di Luigi Pericle. Le opere provengono dall’Archivio Luigi Pericle, dalla collezione del MASI, da collezionisti privati e dal Museo Villa dei Cedri».

Luigi Pericle, Senza titolo (Matri Dei d.d.d.), 1963, china su carta, Museo Villa dei Cedri Bellinzona
Come si articola il percorso espositivo? 

«La mostra “Luigi Pericle. Ad astra” si propone al pubblico come un sintetico ma esaustivo viaggio attraverso gli orizzonti artistici e spirituali dell’artista. Nelle cinque sale di Palazzo Reali a Lugano si ripercorrono alcuni aspetti fondamentali della sua produzione: le fonti d’ispirazione, le esperienze degli anni Sessanta e Settanta, il disegno e i nuovi orizzonti».

Potete indicarci un paio di opere esposte particolarmente significative per comprendere la ricerca di Luigi Pericle? 

«Negli anni Sessanta Pericle è influenzato dalle scoperte rivoluzionarie nel campo della meccanica, della fisica quantistica e da quelle relative all’esplorazione dello spazio: l’artista indaga nelle sue opere la tridimensionalità e la materia. Nella serie Creation Penetrating Inertia, come si evince dal titolo, si fa riferimento alla prima legge di Newton secondo cui un corpo rimane nel suo stato di quiete fino all’irrompere di una forza esterna, giunta a modificare tale uniformità costante.
Come scrive Carole Haensler nel catalogo pubblicato in occasione della mostra dalla casa editrice Scheidegger & Spiess, nelle opere su masonite realizzate principalmente negli anni settanta: “l’artista si concentra sulla costruzione di strati cromatici particolarmente densi a cui sovrappone colori diluiti che lasciano trasparire gli strati precedenti e dai quali rimuove materia, a volte come incisioni percettibili ma non leggibili”». 

Luigi Pericle, Il segno della trasformazione (Matri Dei d.d.d.), 1964, tecnica mista su tela, Collezione Dr. pur. M. Caroni, Svizzera

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