21 settembre 2021

Albert Oehlen: come colleziona un pittore?

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Al MASI Albert Oehlen non si limita a mettere in mostra alcune delle sue opere ma, come un atto in cui ci restituisce la ispirazioni, offre al pubblico anche uno sguardo alla sua collezione privata

Albert Oehlen, Space is the Place, 2020 Courtesy dell'artista - Ph. Simon Vogel

“Grandi quadri miei con piccoli quadri di altri” di Albert Oehlen è in mostra fino al 20 febbraio 2022 al MASI di Lugano offrendo al pubblico un’esposizione fuori dagli schemi.

Albert Oehlen rompe gli schemi al MASI di Lugano

I 3, una delle opere di Oehlen in mostra al MASI che affiancata ad Alter Ego di Richard Artschwager (2007) ne rivela il legame. Courtesy Albert Oehlen – Ph. Stefan Rohner.

L’elusività e la riservatezza di Albert Oehlen non sono mai passate inosservate nel corso della sua carriera.
In questa occasione, però, si apre uno spiraglio: l’artista ha deciso di affiancare alle sue opere alcuni pezzi della sua collezione privata.
Un’esperimento che ci ha fin da subito sorpresi ma sopratutto incuriositi.
Qualcosa di sicuramente insolito per l’artista che lavorando a stretto contatto con i curatori – Francesca Benini e Christian Dominguez – ha aperto le porte a una parte di sè molto privata.
Mostrare anche solo parte della propria collezione d’arte per Oehlen, infatti, significa far entrare lo spettatore nello spazio intimo della propria casa, dove solitamente dimorano alcune delle opere della sua collezione.
I pezzi di altri, avvicinati ai suoi, rivelano infatti vicinanze e ispirazioni molto chiare. Le idee e i problemi da cui nascono le opere degli altri non rivelano altro che le questioni importanti per Oehlen.
L’esposizione mette a fuoco anche il percorso della ricerca di Oehlen che trova il suo punto di arrivo attraverso un processo di decostruzione anche della stessa arte astratta. L’obbiettivo è quello di arrivare a un’autonomia che gli permetta di individuare nuove risorse visive che impiega in tanti campi utilizzando medium diversi.

Il collezionismo di Oehlen

Una delle opere più interessanti della collezione di Oehlen, Radiation di Birgit Megerle (2018). Ph. Stefan Korthe

Il titolo della mostra, intenzionalmente provocatorio, rispecchia la volontà di giocare con il sistema dell’arte. Il ruolo di collezionista e quello di artista si sovrappongono quasi confondendosi. Le infinite manipolazioni che l’artista ha proposto nel corso della sua carriera vengono analizzate e affiancate ad altrettante opere fortemente provocatorie.
Diventa quindi quasi rivoluzionario poter ammirare i pezzi parte della collezione di Oehlen, legati al suo percorso artistico e all’artista che è diventato.

Uno dei pezzi più grandi esposti nelle sale del MASI è, contrariamente al titolo della mostra, di Julian Schnabel ed è proprio un ritratto di Albert Oehlen, risalente al 1997. Courtesy Julian Schnabel.

Sembra quasi che l’artista tedesco abbia coraggiosamente deciso di introdurre una sua personale chiave di lettura, dopo anni passati a rigettare ogni commento da parte della critica.
Uno degli aspetti più interessanti della collezione di Oehlen è il modo in cui è entrato in possesso di molte opere nel corso del tempo. Francesca Benini, in un saggio pubblicato sul catalogo della mostra edito da Mousse publishing, sottolinea come l’artista sia venuto in possesso di molte opere attraverso scambi e acquisti sotto lo pseudonimo di Wendy Gondeln. Le dinamiche di queste acquisizioni rispecchiano la personalità di uno degli artisti più oscuri del nostro tempo, sempre al lavoro per rompere gli schemi.

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