24 gennaio 2020

“S.p.A.A. Società per Azioni Artistiche” alla Galleria Astuni, Bologna

di

Alla Galleria Enrico Astuni, a Bologna, Giacinto di Pietrantonio unisce sette artisti e sette critici nella collettiva "S.p.A.A.", per raccontare varie tipologie di "azioni" nell'arte. L'intervista al curatore e le foto della mostra

Astuni Pietrantonio
Veduta parziale della mostra S.p.A.A. Società per Azioni Artistiche, Galleria Enrico Astuni Bologna, 2020. In parete, da sinistra: Peter Halley, Black Prison, 2013; Peter Halley, Blue prison, 2013; Peter Halley, Second Sight, 2013, Ph. by Michele Sereni, Courtesy Galleria Enrico Astuni

A Bologna, alla Galleria Enrico Astuni, inaugura oggi, 24 gennaio, la collettiva “S.p.A.A. – Società per Azioni Artistiche”, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, con le opere di sette artisti poste in relazione tra loro in un gioco di inedite connessioni.

Ad arricchire la rosa di possibili letture la presenza di frasi proposte da sette critici e curatori invitati: Maura Pozzati per Carla Accardi, Silvia Grandi per Cuoghi Corsello, Antonio Grulli per Alberto Garutti, Marco Senaldi per Peter Halley, Fabio Cavallucci per Suzanne Lacy, Fabiola Naldi per David Medalla, Guido Molinari per Luca Rossi.

«S.p.A.A. Società per Azioni Artistiche, si interroga non sul senso del mercato o dell’economia dell’arte come la sigla a un prima distratta occhiata potrebbe far pensare, ma sulle azioni che le opere d’arte attivano come: l’azione del pensiero femminista Accardi – Lacy, l’azione ironico-provocatoria Medalla – Cuoghi Corsello, l’azione concettuale linguistica sociale Halley – Garutti, l’azione partecipativa umano e tecnica Garutti – Rossi. Naturalmente queste sono solo alcuni modi di essere o non essere di questi artisti e delle loro relative opere che potrebbero essere o non essere dualmente e significativamente ricombinate come: azione astratto-segnica Accardi-Halley, azione attivazione pubblico Lacy – Garutti, azione linguisticamente aperta Medalla – Cuoghi Corsello, azione in azione…», si legge nel comunicato stampa.

Giacinto di Pietrantonio ci ha raccontato la mostra.
Come è nata la collettiva S.p.A.A.?

«La mostra è nata dal fatto che Enrico Astuni mi ha chiesto di pensare a una mostra collettiva da fare in galleria durante Arte Fiera, come l’anno scorso con “PoliArte (L’Arte delle Arti)”.
Ho iniziato, quindi, a ragionare su una mostra per lo spazio della galleria e ho scelto sette artisti – Carla Accardi, Cuoghi Corsello, Alberto Garutti, Peter Halley, Suzanne Lacy, David Medalla, Luca Rossi – le cui ricerche hanno degli elementi di relazione tra di loro per presentarli da un punto di vista da cui di solito non vengono considerati».

Ci può spiegare il titolo?

«La mostra si chiama “S.p.A.A.”, volevo creare un gioco di parole ironizzando sull’acronimo S.p.A.: una galleria è un luogo commerciale, che può fare mostre di qualità, ma lo scopo è vendere, altrimenti deve cessare la propria attività. Quindi sono partito da una sigla che riguarda l’ambito economico, ma l’ho trasformata in S.p.A.A. – Società per Azioni Artistiche.
La sigla di partenza fa riferimento alle azioni che si scambiano in borsa, invece qui l’attenzione è rivolta alle azioni artistiche, che possono essere “buone” o “cattive” azioni. In un primo momento si pensa alla performance o all’azionismo viennese, ma si tratta di un’accezione più ampia: ragiona sul fatto che ogni opera d’arte ci porta a compiere delle azioni di vario tipo, che possono essere azioni di pensiero, azioni di comportamento, estetiche, sociali, politiche e così via».

Come ha scelto gli artisti?

«Alcuni di loro hanno già fatto mostre da Astuni, lavorano o hanno lavorato con lui, come Carla Accardi, l’unica artista che non c’è più. Altri, come Peter Halley e Luca Rossi sono da Astuni per la prima volta: un super artista americano e un artista italiano discusso, che credo stia molto bene in una mostra come questa, perché nel suo lavoro riflette sulla questione di internet, sui social come youtube, che creano un paesaggio di cui è necessario capire le ricadute estetiche che ci sono o possono esserci nell’arte. Come si legano questi due artisti? Il lavoro di Peter Halley ripercorre i segni dell’astrazione che esistono nelle reti delle comunicazioni stradali, telefoniche, e così via, di fatto includendo un aspetto legato alla socialità nella contemporaneità. Lo stesso dicasi Garutti, soprattutto con l’opera in risma di fogli con testi, che invita i visitatori all’azione portare via un foglio. Oppure la intermedialità di Medalla, e di Cuoghi Corsello presenti con una scultura a quattro punte che fanno brillare la mostra come una stella».

Come si inserisce in questo percorso l’intervento dei critici che ha associato agli artisti?

«Ho chiesto a sette critici che avessero già lavorato con Astuni, come Cavalluci e Senaldi, e a critici che avessero uno stretto legame con Bologna – molti dei quali nati lì -, come Pozzati, Naldi, Grulli, Grandi, Molinari di darmi una breve frase su un artista che ho assegnato a ciascuno di loro. Queste frasi fanno parte del catalogo-giornale e della mostra: in quanto sono stampate a grandi caratteri e poste sul muro vicino alle opere».

Carla Accardi, Cuoghi Corsello, Alberto Garutti, Peter Halley, Suzanne Lacy, David Medalla, Luca Rossi
“S.p.A.A. – Società per Azioni Artistiche”
A cura di Giacinto Di Pietrantonio
Dal 24 gennaio al 9 maggio 2020
Galleria Enrico Astuni

Via Jacopo Barozzi 3, Bologna
Opening: 24 gennaio 2020, alle 18.00

Orari di apertura in occasione di Art City
Venerdì 24 gennaio dalle 9.00 alle 20.00
Sabato 25 gennaio dalle 9.00 alle 24.00
Domenica 26 gennaio dalle 9.00 alle 20.00

Orari dal 27 gennaio: dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00. (Sabato e domenica su appuntamento)
www.galleriaastuni.net

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui