04 marzo 2002

opera Alberto Burri – Composition

 
Mi sono sempre piaciuti quei sacchi e da anni desideravo incontrare l’artista che ha saputo forse nel modo più alto rendere la materia significante. Nasce così “L’informe della materia”, intervista postuma ad Alberto Burri...

di

Alberto Burri
Composition

1953
33 7/8 x 39 1/2 inches
Solomon R. Guggenheim Museum. 53.1364

*Gentile Maestro…
Non mi chiami Maestro!

Come la debbo chiamare?
Burri..

Dunque Burri…la sua opera…
Non la chiami opera…sono pezzi di realtà manipolati…oggetti manipolati, deformati, lacerati, bruciati e ricomposti, ricostituiti secondo una rappresentazione che segue una precisa regola compositiva

Quale regola?
L’informe materico; la forma è continuamente deformata, sfigurata e s-disegnata, ma non si tratta dell’informale classico; il disegno è caotico, ma non è una pittura del disordine e dell’indefinibile rappresentazione, bensì una pittura messa in discussione dalla materia..

In che senso?
La materia così manipolata crea mostri informali ed imita per analogia l’informe pittorico, ma solo per analogia, perché qui siamo oltre..

Cosa intende per “analogia”? In che senso la materia si rapporta alla pittura?
La materia manipolata, i sacchi lacerati e ricomposti, i buchi e le tensioni delle cuciture sono informale pittorico dal punto di vista concettuale, cioè nascono dallo stesso modo di pensare che sta alla base dell’informale, ma sono realtà, realtà concreta. Posso scorgere il fantasma della pittura guardando i sacchi, il “lenzuolo concettuale” di quel fantasma, ma essendo realtà essi creano una sorta di contraccolpo su chi guarda: chi guarda ha la sensazione di azzerare ogni possibile sguardo su una rappresentazione e di trovare una radice, un radicamento…
Alberto Burri Composition 1953
Quindi l’osservare i sacchi significa osservare l’origine di una rappresentazione…e dove si trova questa origine?
Nelle cose! Il sacco suggerisce questa discontinuità rispetto al nostro modo di rappresentare; inserendo l’informale nella realtà io restituisco radicalità alla dimensione esistenziale introdotta dall’Informale…lo applico all’essenza del nostro essere nel mondo come uomini “terre-stri”

Quindi potremmo dire che la realtà si fa pittura…
No, la pittura si fa concretamente realtà; il gesto pittorico affonda nelle radici del mondo come cosa; la pittura stessa si fa cosa e la nostra percezione si scontra con la materia delle cose.

Senta Burri, si tratta ancora di un occhio che vede?
L’occhio non vede più il mondo, ma soggiace alla pressione della materia; nell’occhio si scatenano forze non visibili e l’informale ha confermato questo. Portare l’informale in una rappresentazione materica significa che siamo corpi che sudano e sanguinano non più occhi che vedono.

Tecnica:
Oil, gold paint, and glue on burlap and canvas
Bibliografia essenziale:
Burri, a cura di C. Pirovano, catalogo della mostra, Milano, Brera 2, Palazzo Citterio, Milano, 1984;
Burri, Contributi al catalogo sistematico, Fondazione Palazzo Albizzini, Città di Castello 1990
Alberto Burri, a cura di C. Pirovano, catalogo della mostra, Bologna, Palazzo Pepoli Campogrande, 1991 – Locarno, Casa Rusca, 1991 – 1992, Bologna, 1991

Stefano Coletto

*I testi ed i contenuti di tale intervista sono totalmente inventati e costituiscono solo un modo di avvicinarsi alla poetica dell’artista

Progetto editoriale a cura di Daniela Bruni

[exibart]

5 Commenti

  1. Alberto Burri, un grande artista.
    Giustamente dice che il gesto pittorico affonda nelle radici del mondo come cosa.
    Io penso che il suo modo di sentire, nel portare l’informale in una rappresentazione materica, manipolando i sacchi lacerati e ricomposti, è rappresentazione della sua sofferenza nel vedere le sofferenze dell’umanità del dopoguerra.
    Il suo lavoro è la drammatica testimonianza dei tormenti inflitti, dal tempo e dall’uomo, alla vita.

  2. Come l’intervista e’ stata impostata e’ interessante (anche se pura invenzione) e penso che in un certo senso aiuta a razionalizzare in parte come avvicinarsi ai lavori di Burri.
    La frase che mi ha colpito “nell’occhio si scatenano forze non visibili e l’informale ha confermato questo…siamo corpi che sudano e sanguinano non piu’ (ma direi non solo) occhi che vedono.

  3. penso sinceramente che i fumi degli impasti di catrame e caolino creati da Burri gli abbiano dato decisamente alla testa!

  4. Sono un ignorantone e non capisco un cazzo di arte ma sono certo che burri sia stato un grande fumatore di maria, come daltronde tutti quelli che dicono che è bravo il mio indirizzo per quelli che mi vogliono picchiare è reggio emilia

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