07 gennaio 2002

Raffaello Sanzio Ritratto di donna detta “La Velata”

 
E’ difficile, se non impossibile, dare un nome alla affascinante gentildonna ritratta dall’urbinate Raffaello Sanzio. Già Giorgio Vasari si interrogò sull’identità della “Velata”, e vi riconobbe la compagna di Raffaello...

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Raffaello Sanzio
Ritratto di donna detta “La Velata”
, 1513 ca.
Olio su tela, 85*64 cm, opera firmata
Firenze, Galleria Palatina

E’ difficile, se non impossibile, dare un nome alla affascinante gentildonna ritratta dall’urbinate Raffaello Sanzio. Già Giorgio Vasari si interrogò sull’identità della “Velata”, e vi riconobbe la compagna di Raffaello. La critica di tutte le epoche ha continuato e continua ancor oggi a suggerire diverse identificazioni. Alcuni ritengono che si tratti della Fornarina, l’umile fanciulla che fu compagna di Raffaello. Tale affermazione si basa sulla somiglianza che il dipinto intrattiene con altri ritratti muliebri del periodo romano: la Madonna Sistina, la Sibilla Frigia di Santa Maria della Pace e il ritratto della stessa Fornarina. Altri asseriscono che possa trattarsi di un’anonima nobildonna romana, cui l’artista urbinate aveva dedicato alcuni versi e alla quale amava ispirarsi nelle rappresentazioni femminili.
Un dato è certo: il ritratto lascia in sospeso e senza parole qualsiasi spettatore. L’opera rivela le qualità tipiche della pittura dell’artista urbinate, qualità che diventano maestria nel genere del ritratto.
“La Velata” denuncia il raggiungimento di Raffaello di tale grande padronanza del genere. Basti ricordare “La Muta”, “La Gravida” e gli altri ritratti di donna precedenti.
Nella “Velata” la figura ha una maggiore familiarità con lo spazio, se ne appropria. Forte della lezione leonardesca della “Gioconda”, Raffaello rompe il rigido schema piramidale, dona alla figura una maggiore scioltezza e una ambientazione più naturale in uno spazio che non è più solo sfondo, ma ambiente. Protagonisti di questa nuova acquisizione sono la luce e il colore. Anche la posa e l’espressione del volto rompono la solennità tipica dei ritratti precedenti, donando alla figura una vita emotiva propria, vibrante. Più che un ritratto di genere, “La Velata” è un’istantanea che fissa l’immagine di una donna persa nelle sue riflessioni, il risultato è una rappresentazione di tipo privato, e non un’immagine pubblica.
La donna è ritratta di tre quarti, lo sguardo è assorto nei pensieri, un lieve, quasi impercettibile sorriso si accenna sulla bocca, una mano si porta sul seno. La donna ha la testa coperta con un velo, prerogativa delle donne sposate e con figli, gli abiti sono sontuosi. Il drappeggio della camicia mette in risalto le qualità coloristiche di Raffaello e la carnalità della donna; il prorompere della camicia drappeggiata allude ad una fisicità non trattenuta, ma naturalmente viva. Raffaello nei suoi ritratti documenta sia l’aspetto fisico del personaggio che la sua personalità ideale, il ruolo politico, sociale e culturale che incarna. Il ritratto esercita un’influenza psicologica sull’osservatore, comunica con lui, intrattiene una sorta di conversazione. E’ come se l’osservatore sorprendesse il personaggio in elucubrazioni private e personali e non nell’ufficialità che il ruolo o la società gli impongono (qualunque esso sia, dalla popolana al cardinale) e questa peculiarità lo avvicina alla psicologia di chi lo guarda.
Note biografiche. Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520). I suoi esordi come pittore subiscono l’influenza dell’arte del Perugino e del Pinturicchio. La sua vicenda biografica può essere schematicamente suddivisa nel primo periodo umbro, in cui è forte la lezione del Perugino (Sposalizio della Vergine); segue il periodo fiorentino (1505 – 1509) anni in cui l’artista viene a stretto contatto con i maestri fiorentini tra cui Lippi, Botticelli e Leonardo e realizza i ritratti, le rappresentazioni della Madonna (Madonna del Cardellino) e i quadri sacri. Il periodo romano si estende dal 1509 alla morte di Raffaello ed è caratterizzato dal contatto e dall’influenza di Michelangelo Buonarroti. In questi anni l’artista urbinate è impegnato nella realizzazione delle Stanze Vaticane.
La tecnica. Olio su tela. Questa tecnica è la più ampiamnete usata dal XV secolo ad oggi. Offre numerose possibilità: il ritocco, lo sfumato, la sovrapposizione di velature trasparenti.
Bibliografia essenziale.
R. Longhi, Percorso di Raffaello giovane, in “Paragone”, n°65, 1955
M.G. Ciardi Dupré, Raffaello, Milano 1963
P.L. De Vecchi, L’opera completa di Raffaello, Milano 1966
P.L. De Vecchi, Raffaello. La pittura, Firenze 1982.
J. Shearman, Funzione e illusione. Raffaello Pontormo Correggio, Milano 1983
Raffaello a Firenze (Catalogo della mostra), Firenze 1984
Raffaello a Brera (Catalogo della mostra), Milano 1984
Raffaello in Vaticano (Catalogo della mostra), Milano 1984
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Daniela Bruni

progetto editoriale a cura di Daniela Bruni

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3 Commenti

  1. La Fornarina un’umile compagna di Raffaello? Ma che mano che indica il petto, il seno (in questo dite? La Fornarina era una delle prostitute “oneste” (per distinguerle da quelle di bassa categoria che erano più vicino al ruolo di truffatore-ladruncolo) più famose del periodo. Insieme ad Imperia e più tardi Gaspara Stampa, Veronica Franco. Notate la mano che si indica il petto (in questo caso celato, ma non è difficile trovare queste figure scoperte). Solitamente è un invito a spogliarla. E non fatevi trarre in inganno dal velo virginale: è un mascheramento. Dopotutto un ritratto fa sempre i conti col futuro. E’ un immagine per i posteri. E’ possibile che qui si volesse sottolineare l’aspetto più devozionale, remissivo della donna. Bisognerebbe sapere dove era collocato il quadro, con quale visibilità. Va bè… queste sono solo alcune considerazioni mi sono venute in mente. Nessuno studioso approfondito nei paraggi?

  2. Dallo sguardo della Velata, mi sono fatto una teoria: ho percepito che la modella, al momento del ritratto, fosse incinta. Cosa ne pensate? Ci sono studi in merito?

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