20 dicembre 2010

assolo show Sara Masüger / Cecilia Stenbom

 
Da Bologna a Gateshead, spunti invernali per scoprire due giovani artiste. Nell'ormai consueta accoppiata di personali. Descritte dai protagonisti...

di

SARA MASÜGER

The foundation of my work is the haptic
perception of space and memory . I’m searching for a interaction between my
sculptures and the exhibition space. The exhibition room is for me a mental
space in which I try to create new dynamics.

One of the central pieces of my show in
Car projects is a sculpture of a chain. It starts very small and delicate, and
grows bigger piece by piece until it is grotesque. Scale changes meaning. In
fact, this work is a sort of reflection on “scale” of an object and
how the “scale” can change the meaning.

In another piece: a huge, round wall
going around the gallery. It is ambiguous, imposing by its scale but fragile.
We have the feeling it could collapse at any time, protecting but also
threatening. We are never so sure of the being of things. I’m focused on the
moment when things collapse, when they break. Those accidents are a condensed
point in my practice which allow me to emphasize the vulnerability of the
sculpture and it is an attempt to communicate a logical meaning.


Alla base del mio lavoro c’è la
percezione aptica di spazio e memoria. La mia è una ricerca di interazione fra
le mie sculture e lo spazio espositivo. Per me la sala espositiva è uno spazio
mentale in cui cerco di creare nuove dinamiche.

Uno dei pezzi centrali della mostra
alla Car Projects è una scultura di una catena. All’inizio è molto piccola e
delicata, poi cresce pezzo per pezzo sino a diventare grottesca. La scala
cambia il significato. Infatti, questo lavoro è una sorta di riflessione sulla
“scala” di un oggetto e su come la “scala” può cambiare il
significato.

In un’altra opera: un muro enorme e
tondo circonda la galleria. È ambiguo, imponente per la sua scala ma fragile.
Si ha la sensazione che potrebbe
crollare da un momento all’altro,
protettivo ma anche minaccioso. Non
siamo mai certi dell’essere delle cose. Sono focalizzata sul momento in cui le
cose collassano, crollano. Questi accidenti sono un punto di condensazione
nella mia pratica e mi permettono di enfatizzare la vulnerabilità della
scultura. È un tentativo di comunicare un significato logico.

Cecilia Stenbom - The Inspector - 2007 - fotogramma da video - 4'16

CECILIA STENBOM

The key concerns in my works are the
mediation of reality, notions of identity versus pop culture; and the influence
of mass consumerism on everyday life. Appropriation and re-staging are key
methods, taking source material from television, movies, advertising, official
government informational, 24-hour news, and the internet. I frequently use
myself as a template to create a deliberately amateurish pastiche that attempts
to examine our desires through reinterpreting scenarios within mass media and
domestic life, and it turn fulfilling the very personal aspirations that those
situations set up.

My solo exhibition at Workplace Gallery
is titled “Homeland Security” and is the result of a year of intense
research and production. The works explore my interest in a wide range of media
including video installation, painting, sculpture, and drawing. The work is
influenced by public health campaigns, fear appeals, and real experiences of
danger within fiction, entertainment and advertising. I have become
specifically interested in what triggers fear in contemporary life and how that
fear is used to capture our attention and imagination, and ultimately
controlling us.

Sara Masüger - Textdrawing - 2010 - pastello grasso su carta - dimensioni variabili

Gli
interessi principali nei miei lavori sono la mediazione di realtà, le nozioni
di identità versus la cultura pop; e
l’influenza del consumismo di massa sulla vita quotidiana. I metodi-chiave sono
l’appropriazione e la ricontestualizzazione, mentre i materiali provengono da
televisione, film, pubblicità, informative
ufficiali del governo, news non stop e internet. Spesso utilizzo me stessa come
modello per creare un pastiche
deliberatamente amatoriale, che tenti di esaminare i nostri desideri attraverso
la reinterpretazione di scenari del mondo dei mass media e della vita domestica,
in modo che appaghino le aspirazioni molto personali rappresentate da quelle
situazioni.

La personale alla Workplace Gallery è intitolata Homeland Security ed è il risultato di un anno d’intensa ricerca e
produzione. Le opere esplorano il mio interesse verso un ampio ventaglio di
media che include videoinstallazione, pittura, scultura e disegno. Il lavoro è
influenzato dalle campagne pubblicitarie sulla salute pubblica, dalle grida
d’allarme delle pubblicità e da esperienze di reale pericolo nel
mondo delle fiction, dell’intrattenimento e della pubblicità. Ho cominciato a interessarmi
specificamente alle cause che scatenano la paura nella vita contemporanea e a
come questa paura viene utilizzata per catturare la nostra attenzione e
immaginazione, e infine per controllarci.

di marianna agliottone


[exibart]

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