29 novembre 2002

exibinterviste la giovane arte – Alvise Bittente

 
Alvise Bittente si esprime con una delle tecniche più tradizionali, il disegno: cassonetti della spazzatura, bagni pubblici e frigoriferi. Dopo un premio vinto a Torino e la recente mostra collettiva a Villa delle Rose di Bologna, si appresta ad inaugurare la mostra personale a Padova…

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Il tuo sguardo affonda nella più trita banalità, divaga e ritrae una sorta di fenomenologia del ‘quotidiano’: cassonetti della spazzatura, water, etc, che si accampano su un foglio di carta. Un mondo la cui presenza dell’uomo è testimoniata soltanto dalle sue estensioni: gli oggetti. Per quale motivo non mostri interesse per la figura umana?
La figura umana non partecipa alla rappresentazione in folio, perché porta sempre con se un’espressione, un modo, uno stile e nei peggiori casi un carattere. È mia determinata lezione oggettivare con ordine e precisione, svogliatamente disinteressata, qualsiasi tipo di pratica. Non importa che sian porte, cessi, o scarpette. Non ha importanza il soggetto, contenuto nel folio, tanto meno la scelta. Esiste solo un approccio immediato che tende a confermare un’idea di base, non di trovate ed ideuzze, presto perse. Non importa la banalità degli oggetti, tanto meno importa la determinazione volenterosa et accanita del quotidiano, tutto il mio lavoro (fino ad ora) è testimonianza più o meno mascherata d’un sentore. Quello dell’economia. Non quella Alvise Bittente facoltativamente universitaria, né tanto meno quella della pagina del sole in 24 ore di quotidiano, ma l’economia di fatica, di lavoro, di spreco dei materiali. Per una poetica della nullafacenza, in economia soprattutto di voglia, per interesse d’altro. Tanto per non far tanto.

Anche penna e carta sono una scelta economica?
Penna e carta costano meno. L’idea viene spogliata delle pesanti vesti della materia pittorica, affrancata dalla minuzia miniaturista del video ‘tecno audio’ e svitata dai canali dell’hard core pesantissimo dell’immateriale virtuale computeristico. La mano se ne va via a mano a mano di testa sua, alla faccia del capo lavoro del capo. Quando la mano parte, ci si spensiera nel gesto meccanico che, per niente si differenza dal grattare il culo o mettere le dita nel naso. Anche quando non è il proprio.

Guardo i tuoi disegni e ogni volta mi chiedo: quale è il punto di vista da cui osservi?
Vorrei tanto prendere il punto di vista dell’oggetto, così per vedermi ‘lavorato al lavoro’, con tanto di facce di merda e tutte le contrazioni che subisce la mia espressione nel vedersi impegnata e devota al lavoro da sbrigare. Così riuscendo – aimé – solo in parte a farlo, accetto con rassegnazione di predispormi semplicemente dal punto di vista più comodo per la posizione del corpo e per la realizzazione diretta su carta. Spesso, non è una posizione ‘sempre ideale’, mi articolo in determinati contorsionismi, che di buono, mi costringono a finire in ‘fretta e furia’. Se l’oggetto del soggetto è facilmente trasportabile lo sposto come e dove gli pare a lui. In questo caso ci metto più tempo nella realizzazione.
Alvise Bittente - Fatti non foste per viver come bruchi ma per seguir mediocritas et leggerezza, disegni fatti con pilot marrone seppia ed evidenziatore su fogli favini A4, spessore 1 cm, resinatura lucida, 51 pz, 2002
Cogli, degli oggetti, esclusivamente i tratti generici raffreddandoli e presentando una sorta di fase progettuale. Da un lato aggiungi (il ‘valore artistico’ della mano riconosciuto dalla tradizione) e per altro verso sottrai (la ‘sintesi’ dell’immagine generata dai mass-media). Da dove nasce questa sensibilità?
Non c’é nessun tipo di scheletro strutturale in cui mi muovo, poco nella vita, nient’affatto nel disegno. Niente è premeditato, tanto meno rifinito. Non è neanche la poeticità, rigorosamente progettuale dello schizzo o bozzo, di testa o mano che sia. Non c’é lirismo autocompiaciuto ‘celebrale’ (nel senso della celebrità), non c’é nessuna voglia, niente desiderio manovale, ma solo ligia rassegnazione allo svolgimento di una pratica ‘ufficiosa et impiegatizia’. Come non lo è in nessun ragioniere, vanitosamente impiegato nello svolgimento di un lavoro in cui tende argutamente a mettere un po’ del suo, di tanto in tanto. Mentre la cosa migliore è togliere qualsiasi prurito individuale, che solletica, per sviare di certo anche la terapia occupazionale. Non c’é sensibilità, solo una testa di gomma che tende a cancellare…tanto quanto non basta.

E i titoli che accompagnano i tuoi lavori?
Non c’é verso, che il ‘verso’ anche quando sembra tale o diverso è il verbo che poi si va fatto carne. Anzi pelle. Considerando la leggerezza dermica del disegno, sempre in superficie, contenente nulla. Il disegno distrae il verso che prendon le parole, le parole parlano d’altro, diversamente da quello che mostrano gli stessi disegni. L’operazione completa, quindi, comprende titolo con realizzazione manuale. Il segno del verso è suscettibile dello stesso approccio che incontrano i versi del segno. In definitiva sposta l’eccessiva importanza che superficialmente si regala al disegno, quella visibilità sordomuta spesso sovra valutata.

Produci un numero sostanzioso di disegni che poi articoli in una dimensione installativa. Anche in passato hai lavorato con installazioni utilizzando svariati materiali. Svilupperai ulteriormente quest’ultima dimensione?Alvise Bittente - Fatti non foste per viver come bruchi ma per seguir mediocritas et leggerezza, disegni fatti con pilot marrone seppia ed evidenziatore su fogli favini A4, spessore 1 cm, resinatura lucida, 51 pz, 2002
Il numero ripetitivo e accumulativo della quantità dei disegni, non va a tradire il discorso sull’economia. Ma altresì, la ripetizione apparentemente uguale ma sostanzialmente diversa dei disegnini tende per addizione a sottrarre ‘l’aurea individualistico vanitosa’ del momento ispirato dell’unico. Più sono tanti meglio spariscono. È il complesso del ‘catalogo nel dongiovannismo’. Più si è in più e meglio ci si sente soli. Niente deve spurgare di unico solo e…quello soltanto. Per quanto riguarda l’approccio installativo, ogni lavoro – che si propone – deve fare i conti con: l’esigenza del tema, il luogo che lo accoglie e lo spazio che ti concedono (mai scegliere). Tutti i lavori esposti sono istallazioni. Ogni lavoro, non è il disegno, ma il disegno, il titolo, la parete, lo spazio, il curatore, il gallerista, il critico, il catalogo e tutto quel che ne consegue. Mai l’artista, ma chi ne fa le feci.
S’inizia con carta e penna, e poi si continua con materiale umanoide. Tutta una serie di compromessi che fanno il tutto, se non ci fossero, non ci sarebbe niente. Tanto meno la voglia o stimolo che sia.

Bio
Alvise Bittente è nato a Lido di Venezia nel 1973 dove attualmente vive e lavora. Tra le mostre collettive segnaliamo: Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2002, a cura di Francesco Bonami, Almost Famous, Galleria Comunale d’arte contemporanea e Saletta dell’ ex Fienile, Castel San Pietro Terme (BO) 2001, a cura di M.Altavilla, E. Bordignon, F. Naldi, F. Pelosi, A.Zanchetta; Pophearth e generazione MTV, Light Gallery, Faenza, a cura di G.Bartorelli e M. Zauli; Emporio, Via Farini e Care Of, Milano, a cura di A. Galletta e L. Beatrice;Lovers, Terminal, Bologna, a cura di D.Lotta e E. Bordignon; Radioestensioni Night, Covo, Bologna, a cura di M.Altavilla e D.Lotta.
galleria di riferimento Perugi, Padova

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exibinterviste-la giovane arte è un progetto editoriale a cura di paola capata

[exibart]

15 Commenti

  1. Davvero interessante il concetto:”S’inizia con carta e penna, e poi si continua con materiale umanoide. Tutta una serie di compromessi che fanno il tutto, se non ci fossero, non ci sarebbe niente.Molto intelligente Alvise!!!
    E il premio l’hai davvero meritato!!!!

  2. Divertente intervista, chiara testimonianza di una naturale, inconsapevole predisposizione all’arte. Alvise, Alvise, tira dritto senza guardarti indietro, senza chiederti perché.

  3. bravo bittente, senza appellarsi a tanti effetti speciali, tecnologie stratosferiche, contorsionismi da performance,facili tele da salotto, riesce a darci un cinico ed intelligente ritratto di ciò che ci circonda!!!!

  4. bravo coglione, imiti tutto quello che vedi e in particolar modo quello che senti o leggi. Non vali un cazzo di niente se non per il fatto che la tua maniera di muoverti rappresenta la situazione scialba e incolore di un malcostume dilagante. Non vorrei trovarmi nei tuoi fradici panni di sciocco arrampicatore del nulla che ti sei creato. Le tue scalate sono solamente testimoninanza senza virilità d’un ometto in mondo in declino. Per fortuna che qualcuno nelle lontane lande della sua misera e squallida vita di persona discreta, sogghigna e ride delle esposizioni di cui sei inevitabilmente vittima e fautore. Le fonti del tuo per così dir pensierini non sono altro che rifacimenti di modi, di persone di personalità che hanno destinato la loro materia umana e personale verso una ricerca seria e senza scopiazzamenti che ti si ritorceranno contro più poi che prima. Sei un pupazzo che non sa dove andare a parare, ricco di stratagemmi ma scarico di proiettili nel suo caricatore.
    Mi uguro che tu non possa mai rendersi conto del prezzo che dovrai pagare. Ma è chiaro che sei già il clone che non sai di essere, senza un perché e saturo di menzogne che non riesci più a tollerare neanche tu nella tua estrema tolleranza di te stesso.

  5. Quando l’intelligenza non ha sede nella testa di chi commenta solo insulti possono venir fuori. La tua incompetenza caro “maleducato” è vittima della tua frustrazione e inettitudine.
    Quelllo che dici su Bittente si vede lontano un miglio che dovresti dirlo a te. Non conosci il suo lavoro tanto meno il serio lavoro che si fa su questo portale, sei un poverino che di arte non ne sa assolutamente e parla, parla, sei patetico…Ho forse non conosci la lingua italiana e fai fatica a leggere quello che si pubblica su Exibart?

  6. Sabato 14 tutti alla Perugi artecontemporanea per la personale di Alvise. Rispondere in massa a queste sciocche e insulse considerazioni è la formula migliore. Un artista si può criticare per tante cose, forse anche per una “politica” non ortodossa e fatta di mezzuccoli, ma i termini della discussione devono sempre rimanere nei binari dell’educazione. Quello che ho letto in questo commento è quanto di più brutto abbia mai letto in anni di frequentazione di exibart. Un vero insulto all’intelligenza dei lettori e di chi con passione regala (e ripeto REGALA) questo tipo di servizio alla comunità dell’arte. Mi sento in dovere, come lettore e come addetto ai lavori, di chiedere scusa ad Alvise per questo sfogo da barsport (anzi il bar sport è molto più costruttivo!). Che amarezza.

  7. Credo che quello detto da Kranix si la cosa migliore. Venite a conoscere il lavoro di Bittente domani sabato 14 da Perugi.
    Lasciamo l’idiozia all’idiozia.
    L’invidia è una cosa bassa molto bassa…

  8. Mi colpisse l’asenza di sporco. capizco che la artista nega la presenza humana (pezi di merda, macchia di urina, tarzanelli, condom, asorbenti, peli e capelli). Perchè pero neanke un po di ruggine sui rubinett? Non ci sono inseti?

  9. continuamo dare spazio alle persone che non sanno un niente e non a tante opere serie e impegnate che nascono, alternative come erba selvaggia su prati che non fertili ma potrebbero se curati. curateli curatori…di cuore e con uno sguardo anche ai patronati, dove con l’aiuto del parroco si riesce a fare un lavoro onorevole e ricco di stimoli…non solo per andare al gabinetto…Guardatevi in giro con delle piroette che di solito fate in ooccasioni non proprie, ma che servono al girotondo. Spero che venga capito mio messaggio di solidarietà per tuuti gli artisti autisti che guidano mal pagati in tutte le città italiane perché: del resto del mondo, tanto più se è europa, mnon ci arrapa. Il diletto è cossa seria e nostra

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