27 settembre 2002

exibinterviste la giovane arte – Andrea Galvani

 
Sin dall’inizio, credo di aver avuto circa otto anni, mi sono accorto della forte attrazione che le fotocamere esercitavano su di me. Ricordo l’odore di plastica nuova dell’oculare del mirino della Canon Fb di mio padre...

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Parlami della tua formazione, ci sono artisti che hanno inciso sul tuo percorso, esperienze che ritieni particolarmente significative..
Ho una formazione accademica con indirizzo plastico, un master in arte Visual all’Universidad de el Pais Vasco.
Tra i numerosi artisti che stimo.. Carsten Höller, Javier Pérez, Tony Cragg, Marc Quinn, Sam Taylor Wood, Mario Giacomelli.. ma nessuno di loro ha effettivamente inciso sul mio percorso.
Viaggio per necessità, viaggio spesso, a Bologna ho ricavato uno studio all’interno di un ex officina, ma non ho una vera e propria residenza fissa. Andrea Galvani, al capolinea
I viaggi hanno rappresentato e continuano a rappresentare, le mie esperienze più intense, le formule d’apprendimento più elevate. Subisco il fascino dei contrattempi, delle accelerazioni e delle attese. La rete di coincidenze che il movimento svela mi è necessaria.
L’Africa mi ha insegnato la luce, il silenzio e la pazienza.
La Spagna il ritmo, la capacità di scegliere la direzione.

Perché hai indirizzato la tua ricerca artistica verso la fotografia?
Sono arrivato all’utilizzo della fotografia per necessità, dopo aver lavorato negli anni accademici pesanti blocchi di pietra, avevo bisogno di una materia prima leggera, poco ingombrante, qualcosa che si adattasse alla mia vita nomade. I rullini fotografici entrano in qualsiasi tasca e si possono comprare più o meno ovunque.
Sin dall’inizio, credo di aver avuto circa otto anni, mi sono accorto della forte attrazione che le fotocamere esercitavano su di me. Ricordo l’odore di plastica nuova dell’oculare del mirino della Canon Fb di mio padre. Ci guardavo dentro e provavo la stessa sensazione di oggi : c’era una dimensione parallela e potevo sezionare il tempo.
Nel 1999 mentre ero in viaggio ho sognato di dormire in una macchina fotografica, ci ho scritto un racconto ed è iniziato tutto..

Dalla tua personale bolognese allo Studio Ercolani My own private world a quella tenutasi di recente alla galleria Arte e Ricambi di Verona che evoluzione pensi stiano avendo i tuoi lavori?
In My own private Worldlavoravo sulla narcolessia, su quel particolarissimo stato psico-chimico che dallo stato di veglia induce improvvisamente alla dimensione visionaria del sogno. Mi interessava il violento salto percettivo tra una realtà apparentemente calma, in cui gli oggetti esistono e dialogano tra loro secondo una logica ben precisa, ed un mondo parallelo costruito sul rimescolamento cerebrale degli stimoli visivi.
In Mezzi di trasporto permane questo aspetto ma l’indagine si addentra nei territori della memoria profonda, nell’universo del mio immaginario infantile spesso condizionato dalla televisione.
E’ necessariamente aumentato il processo di sintesi degli elementi di composizione delle immagini, così come il lavoro di preparazione allo scatto fotografico. Oggi, infatti, lavoro prevalentemente costruendo set in esterno ed utilizzando piccole sagome di carta sospese con bave da pesca. Le sagome sono in realtà fotografie eseguite in studio di oggetti che ho precedentemente rimodellato e dipinto. Il grado di premeditazione dello scatto è compensato dal continuo ed imprevedibile cambiamento della luce e degli elementi naturali che fanno da sfondo al set.
Ambisco al controllo assoluto dell’immagine immerso per ore in una realtà instabile. Ciò mi obbliga a lunghe attese e contemporaneamente dirige il mio lavoro verso quella “tensione visiva” che ricerco.
sul satellite
Trovo estremamente interessante il modo in cui metti in relazione le immagini tra loro. E’ come se ogni fotografia fosse assolutamente indipendente e al tempo stesso contribuisse alla narrazione non lineare di un unico episodio. I titoli dei tuoi lavori rispettano questa logica…
Immaginiamo di svegliarci al mattino e poter magicamente scaricare i nostri sogni, come file direttamente sull’hard-disc del computer. Ci troveremmo ad osservare un percorso visivo spesso assurdo ed anti-narrativo, che in qualche modo però ci investe di indizi, di probabili risposte.
Il significato dei sogni si nasconde dietro gli elementi che lo compongono.
Le mie fotografie sono distillati visivi, link d’accesso. Racconto storie senza trama che iniziano ogni volta daccapo. La somma dei titoli dei lavori esposti costituisce il sottotitolo della mostra, ed è a sua volta un rebus, un ipertesto.

Da un punto di vista strettamente formale sembri da sempre attratto da colori forti, saturi, da accostamenti cromatici che generano effetti di luminosità. Che valore possiede la luce nei tuoi lavori ?
“Il colore contribuisce ad esprimere la luce, non la luce fisica, ma la sola luce che esiste in realtà, quella del cervello dell’artista” Heri Matisse

La luce è un’energia libera rimbalza sui corpi e dai corpi viene assorbita dando un’ identità alle forme e costruendo il fenomeno del colore, che non è, quindi, una proprietà intrinseca della realtà.
Da circa tre anni manipolo chimicamente le immagini, cerco il colore vivo, la matrice. Domani chissà, forse utilizzerò soltanto la scala dei grigi. Peraltro non invento nulla, ciò che dimostro esiste da sempre in natura.
Senza la luce la mia ricerca non sarebbe possibile.

Negli ultimi lavori sembra quasi che tu stia recuperando una componente divisionista…
L’esasperazione dei valori a cui sottopongo il negativo in fase di sviluppo e stampa produce la separazione netta della grana fotografica che appare così quasi dipinta, aerografata.
Negli ultimi lavori questo effetto è accentuato. Nel meccanismo di lettura dell’immagine agiscono così inevitabilmente fenomeni dinamici di contrasto cromatico tipici del divisionismo.
A me interessa enfatizzare la superficie,creare un effetto di sfarfallio della luce, mantenere attivo il processo di apparizione di una scena che è sospesa in una dimensione a-temporale, ed inserita in un’atmosfera amniotica dove gli oggetti non esistono mai del tutto.Andrea Galvani, hazzard

La prima volta che ho visto un tuo lavoro dal vivo, mi sono inevitabilmente avvicinata per cercare sulla superficie i piccoli pixel quadrati tipici della pittura digitale, poi ho intuito dalla rotondità della grana che si trattava di fotografia pura. Perché hai scelto di non utilizzare il computer e in che modo intervieni nella fase di post-produzione?
Il computer è un mezzo affascinante ed estremamente utile. Gran parte del mio tempo libero lo passo in rete. La mia non è quindi una scelta di opposizione ideologica. Al contrario l’operazione si inserisce in una precisa volontà estetico-concettuale mirata a produrre un disequilibrio percettivo. Studio le caratteristiche dell’immagine digitale e ne imito i percorsi, parto dalla considerazione che l’intervento computerizzato si è reso necessario per coprire i limiti dell’umano. Ricomincio la strada dal confine, sperimento ciò che era stato abbandonato.
Nella fase di post-produzione mi addentro nell’universo della chimica da laboratorio. Credo sia necessario accedere a questo potere alchemico che sta alla base di tutti gli sviluppi che la fotografia ha avuto.
Intervengo sullo sviluppo trattando le pellicole con processi incrociati, altero le filtrature in stampa, creo delle maschere ed, ad esempio, espongo con tempi differenti due zone diverse dello stesso fotogramma.
E’ un lavoro di ricerca che non ha delle vere e proprie regole, ogni rullo contiene un insieme di emozioni Andrea Galvani, Il sentiero 2001invisibili congelate al momento dello scatto.
Lavoro per giorni, a volte per settimane intere sulla stessa immagine.

Bio
Andrea Galvani è nato a Verona il 4 Giugno del 1973; vive tra Bologna, Milano e la Spagna. Si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, città nella quale ha fondato le Officine Artescente, un laboratorio creativo polivalente in cui si incontrano e cooperano diverse figure del panorama artistico italiano.
Principali Esposizioni- My own private world, a cura di Fabiola Naldi, Galleria Ercolani, Bologna, 2001- Future visioni, a cura di Fabiola Naldi, Potenza 2002- Mezzi di trasporto, a cura di Fabiola Naldi, Galleria Arte e Ricambi, Verona, 2002.

Link correlati
Future Visioni
Andrea Galvani su Undo.Net
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francesca pagliuca

eibinterviste-la giovane arte è un progetto editoriale a cura di paola capata

[exibart]

13 Commenti

  1. caro galvani,cambia curatore! cerca qualcuno che stia più dietro al lavoro dell’artista e meno al proprio curriculum. non conosco bene la curatrice ma da quello che vedo in giro sta curando troppe cose e con poca cura…chi troppo vuole…

  2. Per Frà: mi sembra che tu conosca proprio bene la curatrice visto che affermi con sicurezza che è più interessata al suo curriculum che al lavoro degli artisti che presenta! E per quanto riguarda le mostre che cura,credo sia libera di scegliere la linea di lavoro che più le interessa. Non credo sia invidia ma ‘cattiveria’ e ‘risentimento’nei suoi confronti. ……Sbagliero’?

  3. oa! se attaccatte me vuol prorio dire che siete ad un grado di disperazione alto!
    carriera? ma che è? la lotta dei poveri?

  4. questi interventucoli da strapazzo scriveteli sulla rubrica “la posta di…” di qualche rivista per teen ager, che il livello mi sembra quello. ed ecco a voi lo slogan: Gal(V)ani vuol dire Fiducia.

  5. Non sempre le cose sono come appaiono. Dietro a questo, apparentemente sciocco, scambio di battute, si nasconde qualcosa di più. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

  6. Innanzitutto:
    1)la curatrice non è giovane: è una curatrice e basta.
    2)ma quale grado di disperazione? forse la tua se ti metti a difendere una persona che sono sicuro sia in grado di farlo da sola (e credo abbia il buon gusto di non affannarsi a rispondere a tali accuse banali e infondate)!
    Questo lo dovresti prendere come esempio!!!

  7. franceschina, franceschina…ma la vuoi finire di combinare CASINI! Comunque ti voglio bene lo stesso, anzi torno a bologna il 18 e ti comunico che avrai il privilegio di ospitarmi (al baglioni è tutto pieno!).

    ps comunque sto galvani mi sembra proprio bravo, proprio belle le sue foto!

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