07 maggio 2004

exibinterviste – la giovane arte Michael Fliri

 
Una dimensione nordica e immateriale fa da sfondo alle trasformazioni di Michael Fliri, il montaggio algido e le atmosfere cristalline regolano una lenta scansione temporale. Che scorrendo racconta immagini…

di


Come è avvenuta la tua formazione?
Dopo un anno di studi di economia a Londra e tanta Brit-Art mi sono nuovamente trasferito nel 1998 in Italia e ho iniziato a studiare all’Accademia delle Belle Arti prima a Perugia e poi a Bologna. In questi anni ho frequentato sia l’Accademia a Monaco di Baviera che quella di Bergen in Norvegia. Ci sono parecchi artisti che seguo e apprezzo molto e che di conseguenza hanno influenzato il mio percorso.

Ci sono artisti che ti hanno influenzato?
Alcuni in maniera veramente decisiva mi hanno insegnato qualcosa per l’arte e per la vita. Ad esempio se vuoi qualche nome certamente Joseph Beuys, Bruce Nauman, Jenny Holzer, Bas Jan Ader, Fischli e Weiss, Eija Liisa Athila, Matthew Barney, Andreas Slominsky, Asta Gröting, Maurizio Cattelan, Sophie Calle.

Lavori con una varietà di mezzi, soprattutto video, performance e fotografia. Quale modalità espressiva preferisci e in generale come nascono i tuoi lavori? Da cosa sei stimolato?
Tutto inizia con un’idea, un’intuizione che provo a trasferire nelle immagini. Spesso riguarda una discussione intensa intorno ad una tematica progettuale che sviluppo attraverso un lungo processo più o meno elaborato. Normalmente il segnale che mi permette di capire quando un lavoro può considerarsi compiuto … è un sorriso che mi viene sulle labbra. Dipendo allo stesso identico modo dai tre mezzi diversi che prevalentemente utilizzo anche se certe relazioni sono cambiate. Per esempio mi sono allontanato dall’idea originale di performance. Preferisco il rapporto con la videocamera a quello del pubblico. Soltanto il lavoro Tomba Bomba Ghiaccio del 2001 è stato realizzato davanti ad un “pubblico” alla Stazione Centrale di Bologna. Era tuttavia un pubblico non preparato all’arte. Indossando una tuta da sci di gara (dei miei trascorsi giovanili), ho portato un sacco di ghiaccio del peso di venti chili in viaggio da Bologna verso nord, naturalmente in treno e con regolare biglietto!
Inoltre mi interessa molto anche l’aspetto scultorio e in generale i costumi che indosso e i materiali nella loro resa formale. Fondamentalmente è la realtà ad essere molto stimolante e mi impegno a scoprirne il lato nuovo e inaspettato.
Michaerl Fliri - this round is - video - 2002
Nei tuoi video c’è sempre una dimensione performativa. Inoltre sei tu ad agire in prima persona: che significato assume la tua presenza?
La mia presenza come Michael Fliri ed il mio corpo non sono una dichiarazione essenziale. Quando agisco davanti alla videocamera mi ‘infilo’ interamente nei possibili ruoli. Nel lavoro Der Schneemann mi sono calato nei panni di un pupazzo di neve ed era realmente così che mi sentivo durante l’azione. Ho voluto incorporare la neve.
Mi interessa l’immediato, la casualità di certe associazioni, la spontaneità delle mie reazioni ad una situazione calcolata. Ma non in tutti i lavori potrei considerarmi come l’attore ideale. Per esempio per la performance God’s away on bussines al Parco Cervi di Rimini ho impiegato tre culturisti che hanno tirato una corda, sia verso ovest con un moto e un’energia contraria alla rotazione del mondo (slow-lento) sia verso Est in sintonia con la rotazione del globo (fast-veloce). I loro muscoli rendevano visibile lo sforzo fisico.

Come realizzi questi video?
Collaboro con un bravissimo artista, Othmar Prenner che mi segue con la videocamera in molti lavori. I posti delle riprese sono sempre selezionati con grande attenzione e ogni tanto nascono anche negli spazi espositivi dove vengono proposti.

Spesso in questi lavori emerge una dimensione narrativa. Come si articola rispetto allo svolgimento spazio-temporale?
La dimensione narrativa è una parte molto importante in tutti i miei lavori, in alcuni dei quali viene elaborato più chiaramente che in altri. Le riprese avvengono alla maniera della documentazione, rientrano cioè nel filmato convenzionale della performance, tutto però viene svolto ed eseguito una sola volta. Non ci sono ripetizioni né repliche come in un set cinematografico. Poi anche il taglio d’inquadratura assume un’importanza decisiva, diventa il punto di vista dell’immagine, la dimensione formale e percettiva del video: questo mi permette di giocare con le componenti spazio-temporali. In This round is on me la cronologia è rotta radicalmente. Infatti ho posizionato subito all’inizio una ripresa finale. L’inizio e la fine vengono annullati. Un altro video Come out and play with me è molto simile nella concezione del tempo e dello spazio ma senza alcun taglio.
Michaerl Fliri - Gods away on bussines - performances - 2002
Sei altoatesino, come hai sentito inizialmente le differenze tra la situazione italiana e quella tedesca? Forse è nata così l’esigenza di trasferirti anche per un breve periodo prima a Bologna poi tra Berlino e Monaco?
Sono cresciuto in un piccolo villaggio vicino alla Svizzera e a trenta chilometri dall’Austria. In una tale regione di confine tutto si mescola e ti da la possibilità di assorbire il meglio da tante situazioni. Poi amo molto viaggiare. Ma probabilmente è un’influenza di famiglia. Le mie tre sorelle vivono rispettivamente a Londra, in Francia ed a Washington.

Sempre a proposito di spostamenti e circa il tuo ultimo viaggio in Norvegia, come ha influito sul tuo lavoro l’ambiente nordico – considerando che già nei tuoi video il montaggio algido e sapiente trasmette una dimensione fredda e un po’ nordica…
Il soggiorno in Norvegia è stata un’esperienza fantastica. Il paesaggio e l’architettura mi hanno influenzato fortemente e credo si possa vedere chiaramente nel video WAY out NORth. Il lavoro si struttura in tanti singoli momenti legati alla Norvegia che ho mostrato simultaneamente su tre monitor. Danno un’impressione totale di questo periodo, quasi come un’idea di flusso.
In alcuni lavori ho cercato una dimensione più fredda, ma non mi sono mai reso conto di questa componente nordica … anche se mi fa molto piacere!

L’aspetto documentario delle immagini girate sottolinea situazioni di forte surrealtà e spiazzamento, quasi dei paradossi dissimulati dalla facciata quotidiana, tra realtà e finzione. Qual è il tuo rapporto con il reale?
Questa è una domanda molto difficile da rispondere perché la realtà è un soggetto veramente complesso. Alcuni mi rimprovero che a volte sogno troppo, ma forse ha a che fare con il mio segno zodiacale haahaahaa.
La realtà è certamente più forte di tutto, anche di ciò che gli artisti possono creare. Ma in fondo l’arte puó arricchire la nostra esistenza.
Michaerl Fliri - der schneemann - videoinstallazione - 2001
Che cosa di diverte nel fare l’artista?
L’arte mi permette di avvicinarmi di più alla vita. È bellissimo avere la libertà di occuparmi di queste cose. Poi mi diverte la soddisfazione dei miei lavori.

In Der Schneemann ti sei calato nel ruolo di un pupazzo di neve mentre nel tuo video recentemente presentato alla personale ad Innsbruck, due animali si trasformano. Come sviluppi l’idea della “trasformazione”?
Soprattutto mi interessa quello che succede nel momento della trasformazione, le fasi, l’energia e il risultato di ogni passaggio. È come se fosse una zona sfocata, dove tutto diventa complesso e questo rende difficile capire e classificare.

Spesso in questi video ricorre la metafora degli animali – la gallina, la pecora, il maiale – che in una sorta di performance pregressa sviluppano diverse aree semantiche che scivolano dall’ironia alla simbologia. Che cosa significano questi animali?
Anche per me è una cosa sorprendente che molti animali emergono ripetutamente nei miei lavori. Loro stessi si impongono. Sembra che in particolare gli animali si adattino bene ad essere trasformati in metafore, anche se non li uso sempre in una maniera chiara. Nel video This round is on me rimane indefinito e ambiguo capire se si tratti di una gallina o di qualcos’altro.

elvira vannini


Michael Fliri è nato a Silandro (Alto Adige) nel 1978
Mostre personali:
2003 “Come out and play” Galerie Andechser of Innsbruck (Austria) – “…well…hell” Kunstrom – Bergen (Norvegia)
2001 “Der schneemann“ Zentnerstr. 18 (Monaco)
Mostre collettive:
2004 “on air: video in onda dall’Italia” Galleria comunale d’arte contemporanea, Monfalcone
2003 “Lab. 03” viafarini – Milano/ A9 forum – Transeuropa Museumsquartier – Vienna/ “Panorama 03“ Bolzano/ “Sense media space “ Kulturhuset usf – Bergen (Norvegia)/ “Invasion 1” Pasinger fabrik (Monaco)
2002 “Oltre il giardino” (Rimini)/ “Private view” Landsbergerstr. (Monaco)/ “…In stazione” (Bologna)
2001 “Video happening” Villa Serena (Bologna)/ ”Novellame” Centro culturale Piaggeria (Sassuolo)/ ”…In stazione” (Bologna)


[exibart]



4 Commenti

  1. Oggi ho visto il video in cui si trasformava da pecora a maiale e viceversa… 🙂 L’ho trovato divertente, un pò simile a quei programmi per bambini in cui appaiono i personaggi vestiti in modo buffissimo che zompettano a destra e sinistra. Ok, lui non zompetta da nessuna parte, ed è un artista molto bravo. Ma mi ha fatto sorridere e lo volevo dire. Auguroni Michael.

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