31 gennaio 2003

exibinterviste la giovane arte – Rossella Biscotti

 
Impeccabili inquadrature a camera fissa ritraggono persone comuni le cui sagome fisse, immobili e simili a dei manichini, sembrano far parte degli interni delle loro abitazioni. Exibart l’ha incontrata per una piacevole chiacchierata a parlarci del suo lavoro, ma anche di cinema e dei suoi interessi…

di

In passato hai lavorato sia con l’acquerello, il disegno e il video. Quest’ultimo sembra essere diventato il tuo mezzo espressivo prediletto. In che termini?
Il video non è che uno strumento attraverso il quale mi piace guardare e analizzare quello che succede intorno. In questo momento è lo strumento che prediligo perché mi permette di avere un contatto diretto con la realtà e mi stimola a condividere il mio tempo lavorativo con altre persone.
Negli acquerelli era già presente l’elemento temporale e formalmente erano realizzati come delle inquadrature su soggetti.
Quando ho girato il mio primo video, 10 a.m., ho approfondito il mio interesse per la rappresentazione di persone comuni. Ho coinvolto un tipico business man come protagonista e ho girato il video all’interno del suo ufficio. Così ho scoperto il mio interesse per un’architettura che inquadra la gente e il piacere di controllare formalmente l’immagine e il tempo.

Che tipo di formazione hai alle spalle?
Una formazione accademica come scenografa e un anno di studi nel dipartimento di new media nell’Accademia di belle arti di Valencia.
In quest’ultimo anno ho studiato dal punto di vista tecnico e concettuale la ripresa e il montaggio cinematografico. Tutto questo ha reso i miei video ancora più asciutti. Ho eliminato il classico montaggio e l’utilizzo di musica aggiunta. Preferisco risolvere ogni minimo particolare nella fase progettuale. Così mi concedo una sola ripresa.
 Rossella Biscotti - Rick
Nutri una profonda passione per il cinema oltre che per la videoarte. Sei attratta di più dal genere fiction o documentaristico? E chi sono i tuoi ipotetici maestri?
La fiction non riesce a convincermi fino in fondo e quando mi emoziona mi sento un po’ presa in giro.
Quello che mi interessa è la capacità dei documentaristi di costruire delle storie che uniscono l’oggettività di immagini reali con la soggettività del regista che sceglie le inquadrature, il tempo e la consequenzialità nel montaggio.
Mi interessano molto anche i falsi documentari e in genere tutto ciò che riesce a rendere delle atmosfere stranianti usando pochi effetti speciali.
Ultimamente ho riscoperto R.Rossellini. Mi interessa la costruzione delle sue inquadrature e la sua maniera di sviluppare delle storie personali su uno sfondo sociale e politico. Adoro Viaggio in Italia.
Ultima mia grande passione, un regista spagnolo; J. L. Guerìn. Ha girato 120 ore per tre anni consecutivi sulla costruzione di un edificio nel barrio chino di Barcellona, nessun attore professionista e intere inquadrature su edifici dove si muovevano solo piccoli particolari.

Rick, Patricia e Antonio, sono i titoli dei tuoi ultimi video: persone comuni riprese nella loro abitazione. Mi racconti brevemente la genesi di questi due video girati durante il tuo soggiorno in Spagna?
Prima di questi due video ho girato un altro ritratto, Cesar, e sinceramente non pensavo di continuare con una serie. Era il momento in cui in Argentina, suo paese d’origine, è iniziato il crollo economico e m’interessava la sua vicenda personale al confronto con un problema politico. Ho pensato di non costruire una storia ma semplicemente collocare Cesar nella sua camera con un’imposizione d’immobilità. Abbiamo concordato un’azione e dopo 20’ di silenzio inizia a cantare una canzone argentina.
Patricia e Antonio è un video più costruito e strutturato. Ho mantenuto la caratteristica dell’immobilità dei personaggi inserendoli in una struttura architettonica che delineava la divisione degli spazi. M’interessava la loro condizione di intellettuali che vivono condividendo gli spazi di una stessa casa.
Ho lavorato molto sul controluce e ho dovuto aspettare un temporale incredibile per girarlo. Non si percepisce la pioggia ma la luce bianca e opaca crea un’atmosfera irreale e quasi soffocante.
Rick è un incontro casuale. Un camionista. Mi ha incuriosito il suo modo di vestire, un po’ adolescenziale al confronto con la sua immagine di uomo. Ho deciso di girare il video quando ho visto la sua stanza piena di giocattoli.
rossella biscotti - patricia e antonio
Lavori da sola o ti avvali di un’equipe?
Realizzare dei video comporta una serie di competenze tecniche specifiche. Più che di un’equipe mi avvalgo di consigli tecnici su come realizzare le riprese e il montaggio. Quando giro il video preferisco lavorare totalmente sola. Per me è importante che al momento della ripresa si crei un ambiente familiare dove i soggetti che ritraggo possano sentirsi a loro agio. Filmo nella loro casa e non voglio cambiarne l’habitat generale.

Ma veniamo alla struttura dei tuoi video. Immagini congelate, immobili e abitate da personaggi privi di ogni carattere psicologico tanto da sembrare dei manichini o parte integrante dell’arredamento e delle architetture: quasi dei dipinti o fotografie viventi. Ad un tratto irrompe l’azione…
L’azione non compie e non rafforza la situazione per altro limite dell’ambiente e dei personaggi. L’azione s’inserisce come una descrizione tra le altre.
Il nostro sguardo irrompe in una vita quotidiana preesistente (i personaggi sono già posizionati e fermi) e già rigorosamente strutturata e si confronta con quello che vede.
Il nostro fastidio nell’osservarli è dato dalla coscienza che non sono dei manichini e si comportano come se lo fossero.
Ogni inquadratura è costituita da differenti elementi che potrebbero essere analizzati e come in un puzzle darci delle informazioni sulla persona.
La situazione non si prolunga subito in un’azione che la risolve ma si sviluppa come una realtà ottica e sonora dove lo stesso personaggio più che reagire registra le sensazioni, i cambi di luci, i rumori.
La sceneggiatura e le azioni sono sostituite da ciò che è la persona e da come si presenta al nostro sguardo.

Quanto è importante per te la dimensione installativa dei video nello spazio espositivo?
Importantissima. I due video funzionano perfettamente solo se installati in uno spazio e soprattutto insieme. Nella mostra che ho allestito da T293 ho progettato delle strutture appositamente per lo spazio della galleria. Per Patricia e Antonio ho costruito una parete che chiudeva un angolo della stanza creando un involucro a forma di casa. Il video proiettato su questa struttura recupera la prospettiva e la profondità di una camera.Rossella Biscotti - osservazioni con camera fissa
Il proiettore era posizionato per terra dall’altro lato e per visitare il resto della mostra era obbligatorio passarci davanti.
Rick era proiettato in alto di fronte alla porta di ingresso su un supporto lievemente sollevato dalla parete.

E cosa ti attrae della dimensione sonora?
La dimensione sonora m’ interessa soprattutto nel momento in cui sto lavorando con delle immagini ferme. Il sonoro c’informa sul tempo che sta passando e sull’ambiente che circonda la scena, in questo caso funziona come un fuoricampo. Il fuoricampo designa ciò che esiste altrove, vicino, aggiunge spazio allo spazio.
In Rick, per esempio, ho montato dei suoni d’ambiente con rumori di strada, voci, animali vari, rumori di un ristorante cinese, una ventola, auto che passano, creando un tappeto sonoro che riempie totalmente la scena.
Dal sonoro si possono ottenere delle informazioni sull’ora in cui è stato girato, dopo pranzo, sulla collocazione della casa, tra una strada e una specie di spiazzo erboso, sul tipo di vicini, sull’esposizione della casa.
In Patricia e Antonio il sonoro è molto lieve, sono dei fruscii simili a rumori di registrazione. Qui la scena è spazialmente chiusa su loro due, sulla loro non relazione e per questo, come in un sistema chiuso, tende a sopprimere tutto il mondo circostante, compreso il fuoricampo sonoro.
Rossella Biscotti - cesar
Mi interessano molto le tattiche di avvicinamento e di persuasione che adotti per conquistarti la fiducia dei soggetti dei tuoi video. Come ti comporti?
Quando penso che una o più persone possano interessarmi mi avvicino e tento di capire cosa m’interessa e come poterlo mettere in risalto, dico che sono un’artista e spiego il mio progetto.
E’ un processo piuttosto lungo perché si basa sulla fiducia e sulla curiosità per qualcosa che non si conosce. E’ una curiosità reciproca che pone anche me in condizioni di non totale sicurezza.

La fruizione dei tuoi lavori può risultare impegnativa data la lunghezza e l’immobilità della scena. Non ti sembra di essere esigente e un po’ sadica nei confronti del pubblico?
Sadica o cinica? Io trovo molto più sadico mettere dei video in sequenza in una sala buia e costringere gli spettatori a fruire delle immagini seduti su comode poltroncine.
Io impongo l’immobilità ai miei protagonisti e non agli spettatori. Possono fumare, parlare, mangiare. Nelle inaugurazioni c’è un equilibrio perfetto.
Non sarà che al pubblico piaccia sentirsi un po’costretto?

Rossella BiscottiBio. Rossella Biscotti è nata a Molfetta (BA) nel 1978. Attualmente vive e lavora a Napoli. Nel 2000 è stata selezionata per il Corso Superiore di Arte Visiva che ogni anno si svolge presso la Fondazione Ratti di Como. Di recente ha esposto in una doppia personale con Danilo Donzelli presso la Galleria T293 di Napoli. Ha partecipato a diverse mostre collettive in Italia e all’estero, tra cui: Doppiavù, una piccola rassegna di videoarte, Palazzo delle Papesse, Siena, a cura di M. Tonelli, (2002); III Mostra d’Art Sonor y Visual, Convent de Sant. Augustì, Barcellona, Spagna, (2002); Reaction, Exit Art, Broadway, NY, a cura i J. Hanel e B. Marti, (2002); Tracce di un seminario, Via Farini / Care off, (a cura di G. di Pietrantonio e A. Vettese), (2001); Dress for performance, Kiasman Aukio, Helsinki, a cura del laboratorio culturale Sininen Verstas, (2000). A giorni parteciperà alla rassegna Perspective, videogalleria El Aleph, Roma, a cura di P. Capata e M.C. Bastante.

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marco altavilla

exibinterviste-la giovane arte è un progetto editoriale a cura di paola capata

[exibart]

13 Commenti

  1. ma stiamo scherzando? ma che roba è? poesia ermetica: se oggi scoreggio, domani cago?
    Questo è il mondo artistico di questa tizia, perchè non si tratta di artista, ma solo di tizia. Salutami caio e sempronio.

  2. Credo nella libertà di parola e di espressione. Senza dubbio. Ma rimango sempre più annichilita dal progressivo impoverimento dei commenti che vengono indirizzati a questo sito. Se un artista od una mostra non piace, non piace. Basta. Tutto qui. Credo che questo accanimento, del tutto negativo e povero di contenuti nei confronti di un artista, di un curatore o di una mostra sia del tutto inutile. Perchè non apre al dialogo -e dunque ad una crescita culturale- ma solo all’insulto. Purtroppo, credo che la faciloneria e la maleducazione appartenga proprio a questa nuova generazione del mondo dell’arte. Neogiornalisti, neocritici, neocuratori e neoartisti. Peccato. Io mi chiamo fuori. E continuo a preferire la gente che parla firmando col proprio nome, cognome ed indirizzo. Perchè significa che sta aspettando una risposta. Saluti.

  3. volevo complimentarmi con la capata per la congiunzione ‘od’. Tutti noi già piangevamo una precoce sua estinzione. Grazie, ancora grazie.

  4. Sai che il tuo metodo, che descrivi nella seconda risposta, somiglia proprio a quello del Rossellini televisivo?
    Hai visto qualcosa? alcuni sono sul mercato, altri sono passati a Fuori Orario lo scorso anno.
    Ma ci vedo anche echi dell’ultimo Straub/Huillet, se davvero i tuoi attori restano immobili.
    Mi semra tutto davvero molto molto interessante 🙂

  5. non credo gli inteventi, seppur offensivi, vogliano attaccare direttamente la persona. dal momento che uno OD una 🙂 artista propone il proprio lavoro deve accettare necessariamente critiche e lodi. anche feroci. credo di poter “parafrasare” gli interventi precedenti sul lavoro a video di biscotti come un’operazione non propriamente “pulita”.
    se pensiamo alle ricerce di micheal snow, andy warhol, o l’italiano alberto grifi ne deduciamo che l’operazione di rossella non sia del tutto “pura e sincera” e che denoti probabilmente delle lacune di apprendimento delle fenomenologie dell’arte contemporanea o che proponga semplicemente un deja vù.
    di seguito poi la foto in calce al pezzo è un pochetto troppo “figacciona” e probabilmente stimola ira e invidia.
    accolgo comunque, e lo sostengo, l’invito alla moderazione dei toni di paola.

  6. Michael Snow era veramente un grande. La dimensione spaziotemporale assumeva il ruolo di protagonista. Lo zoom era il tempo. Anche le sue opere walking sono interessanti. Biscotti non mi pare male, ma a mio avviso pecca di non originalità. Se ci si cimenta con un mezzo tecnologicamente forte come il video, si deve fare ricerca, e in questa ottica non ci si può esaltare per qualcosa di non originale.Ci sono sicuramente le fondamenta per fare bene, si vede e si capisce, ma è ancora prestino per portarla in auge. Interessante invece la necessità di pensare allo spazio fisico per meglio proiettare i video. Creare il contesto per la fisicità dell’opera significa tenere presente tutte le variabili della percezione, e questo si, che è determinante nel fare arte di questo tipo.

  7. Ho avuto modo di vedere un video della Biscotti in una mostra a Bologna e, al di là delle polemiche, mi ha notevolmente emozionato.
    Credo che sia molto importante che si giudichino le opere nel loro spazio effettivo sopratutto se parliamo di video e video installazioni.

  8. E’ la seconda volta che leggo l’intervista e commenti inclusi. La poetica di Biscotti risulta assolutamente chiara. C’è da meravigliarsi di come un artista giovane sappia indicare in maniera precisa il suo percorso artistico che peraltro trovo molto distante da snow, warhol o grifi. Per qualsiasi cinefilo risulta evidente il riferimento dato dalla stessa artista rispetto a Rossellini, padre di qualsiasi cinema sperimentale, sopratutto se pensiamo all’ approccio di rappresentazione delle persone comuni in un habitat casalingo e alla particolare attenzione per l’architettura, il montaggio sonoro e tutto ciò che circonda la scena.
    Trovo veramente triste l’impossibilità di aprire l’arte contemporanea ad altri orizzonti che non siano dell’arte stessa e inoltre trovo ridicolo il commento rispetto alla foto dopo un intervento che si pone con un tono patenalistico ad indicare possibili maestri.
    Personalmente, è un’artista da seguire.

  9. Qué decir? Hablar del arte? Hablar de la artista? O convertir la cultura en un folletín de prensa rosa-amarillenta? El verdadero problema -si existe-, es la falta de virtud, de sinceridad, de empatía hacia la obra y desde la obra hacia el público. Porque no nos engañemos,queremos que el público sepa y conozca,es más, que nos conozca sabiéndonos. Esto quiere decir al terriblemente simple: nuestra virtud, nuestra sinceridad, es precisamente la falta de ellas dos. Un abrazo, si no sincero, sí con una pretendida virtud.

  10. una cosa sono i contenuti un’altra le modalità. appunto su questo mi sono permesso di trovare delle lacune. snow e warhol diffcilmente muovevano la macchina e usavano il tempo, della ripresa, esattamente come tempo reale. pensa a henry geldzahler di warhol, ma non solo. siamo nell’ambito del cinema, della filmantesi tramite il procedimento fotografico. il video poi, e qui grifi, ha, con anna, utilizzato il mezzo in maniera assolutamente propria. impossibile da fare, visti i costi, con la pellicola ha registrato meticolosamente la storia di anna.
    questa idea, che tranquillamente vedi in immagini fisse nei pezzi di acrian paci, anche se molto più veri e sofferti, a mio avviso, la trovi nella biscotti come in domenico mangano.
    tutto qua. spero di aver chiarito le mie, comunque non condivisibili, opinioni. rispetto alla foto non c’era e non c’è nessun intento offensivo, anzi…
    spero che rossella biscotti possa trovare da questi spunti iniziali gli entusiasmi per progredire e offrire a noi tutti una ricerca maggiormente specifica, sfruttando le molte specifiche del mezzo: immagine e suono.

  11. cambiamo pagina, cosi sembra il grande fratello.
    Ho visto ieri un suo video, forse qualcuno invece di dire fesserie gratuite farebbe bene a vederli. a dopo la visione gentili signori e signorine

  12. ho visto il video che è in mostra da careof. mi sembra un passo avanti, bella l’installazione e l’idea di metterlo al livello del pavimento.

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