11 febbraio 2005

exibinterviste_la giovane arte Roberto Coda Zabetta

 
Musica, pittura, letteratura. E primissimi piani, urla, macchie di colore, denso,battiti cardiaci. Una gestualità decisa, riconoscibile. Solo con il bianco e il nero. Roberto Coda Zabetta si racconta: dagli esordi nello studio minuscolo alla collezione in ricordo del fratello scomparso…

di

Bianco e nero: una tavoletta cromatica estremamente ridotta. Perché questa scelta categorica?
Un po’ perché è un caso, un po’ perché non credo che ci sia una tavoletta cromatica ridotta…nel mio lavoro. Era il ’99. Avevo una grande voglia di dipingere seriamente e di staccarmi da una mia continua pittura informale densa di colori, pasticci e scopiazzature. Ho cercato di comprendere meglio quello che poteva essere una visione figurativa senza perdere la mia gestualità, senza perdere l’angoscia nella frenetica azione che c’è nel terminare al più presto possibile il dipinto che ho iniziato. Ero nel mio minuscolo studio, ricavato nella mia stanza da letto con una finta parete di legno, ho montato un grande telaio, ho preso le uniche due latte di colore che avevo e mi sono messo a lavorare. Sono rimasto chiuso in quella stanza tre giorni, completamente intossicato. Quello, e’ stato il mio primo vero lavoro in bianco e nero. Ho continuato la ricerca, sono partito per il Marocco. Quelle facce legnose mi hanno permesso di capire che era possibile conciliare la figura con un’azione pittorica informale. Sud America e Africa, il ritorno. Dovevo preparare una mostra per me molto importante al Museo di Siracusa. Ho incominciato a lavorare su questi volti. Il bianco e nero non era più un caso, era una necessità, quei volti non potevano essere dipinti con altri colori…non potevano assolutamente entrare…c’erano tutti i colori che servivano in quella tavolozza. Credo che questa sia stata la vera scelta, spontanea e irrazionale…tra poco si vedranno altre scelte.

Descrivimi la processualità creativa dei tuoi lavori, dall’ideazione, all’individuazione del soggetto, alla realizzazione…
E’ come se dovessi svelare la pozione magica di un misterioso incantesimo. E’ pittura, il resto, e’ nulla.

Immediato il richiamo all’action painting ed alla pratica del dripping. In cosa senti di differenziartene, in cosa ritieni che il tuo linguaggio sia originale? Fino a che punto ti gratifica/ti pesa questo accostamento?
Non sento nulla di tutto questo. Io faccio semplicemente in mio mestiere, che si legga o non si legga non e’ un problema mio!

 roberto coda zabetta
Il soggetto delle tue opere, pur variandone la gamma espressiva, è costantemente lo stesso: il volto…

Anch’io mi faccio continuamente questa domanda. Forse è per il semplice fatto che ho voluto vedere a tutti i costi il volto di mio fratello sfracellato su un palo della luce, o forse perché è l’unica cosa che ritengo davvero importante di noi stessi, poco modificabile e facilmente riconoscibile. Comunque sia, queste due cose, oggi, vanno di pari passo.

Nei volti che dipingi ricorre spesso un’espressione: l’urlo. Gli attribuisci un significato particolare?
Assolutamente sì: la continua esigenza di esprimere ciò che è poco esprimibile.

Che rapporto hai con la tv?
La uso per il mio lavoro, i miei volti arrivano dallo schermo. Sono frame di situazioni normali a volte banali ma che, con l’ausilio del digitale, possono diventare immagini di grande impatto emotivo. Per il resto, non guardo mai la tv. Mi piace il cinema e leggo i giornali.

I tuoi lavori vengono visualizzati correttamente soltanto da una certa distanza, risultando altrimenti un insieme di macchie di colore. C’è uno studio voluto e consapevole sulla percezione dello spettatore?
Non può esserci uno studio voluto e consapevole sulla percezione che ha lo spettatore di un’opera d’arte, qualsiasi essa sia. Forse e’ proprio questa la magia che ha un’opera d’arte, l’incontrollabilità emotiva dello spettatore. Ho visto gente piangere davanti ad un mio lavoro, altri sorridere, alcuni divertiti e altri indifferenti…ognuno guarda dove vuole!

Che rapporto hai con la critica? Pensi che il suo compito sia quello di predisporre alla conoscenza ed educare il pubblico?
Il critico fa il suo lavoro ed io il mio. Quello che lui può dare a me è la stessa e identica cosa che io posso dare a lui. In mezzo, c’è la crescita interiore e spirituale del proprio lavoro.

roberto coda zabetta
Quanto ha influito essere allievo di Mondino sulla tua pratica artistica? Si possono individuare altri maestri o punti di riferimento che hanno condizionato la tua formazione o ai quali ti ispiri?

Credo che i veri maestri siano quelle persone capaci di aiutarti ad individuare la tua strada. Tu devi solo rimanere li’ ed aspettare in silenzio. Aldo e’ stato tutto questo. Oggi, e’ un grande amico. Io cerco di vivere al massimo il mondo in cui vivo, le storie che sento ed i grandi artisti con i quali mi sbronzo di vita. Il resto è storia senza la quale noi, non esisteremmo.

C’è un attrito abbastanza netto tra i titoli delle tue opere ed il loro contenuto. Con quale criterio li scegli e fino a che punto tale attrito è voluto?
Non ho mai intitolato le mie opere. Ho sempre cercato di andare oltre, mi sembrava riduttivo sia per me, sia per il lavoro e sia per chi guardava l’opera. PPP riassume talmente tanti lavori che mi sembrava profondo, non intitolarli, ma dar loro la coscienza di una continua maturazione non solo pittorica ma anche letteraria…o musicale…o teatrale. Chi l’ha detto che un’opera deve per forza giungere a un termine….
I titoli-non titoli sono tratti da un libro, Deserti di quiete scritto da Gian Ruggero Manzoni…

La collezione intitolata a tuo fratello, Stefano Coda Zabetta 1971, è dedicata ai giovani artisti, più o meno affermati. Hai in mente progetti futuri ad essa legati (ad esempio, l’esposizione delle acquisizioni)?
Acquisizioni? Non sono mica un museo con un budget illimitato, anzi……!! Comunque ci sono grandi, grandissimi progetti!!!


bio
Roberto Coda Zabetta nasce a Biella nel 1975. Dal 1996 al 2000 è assistente di studio dell’artista Aldo Mondino. Nel 2000 vince il Premio Passaggi a Nord-Ovest della Fondazione Pistoletto (Biella) e nel 2003 il Premio Giovani Artisti MIART – Roger Dubuis-Monsieur (Milano). Tra le principali esposizioni personali: 2000 Spazi Aperti, a cura di M. Romano, Galleria Civica Montevergini, Siracusa – Parete Bariatti. Ritratti in bianco e nero, a cura di A. Fiz, Milano; 2002 Schizzi di vita, a cura di M. Mojana e Regione Lombardia, Spazio Vita, Milano; 2003 IN CODA!, a cura di A. Busi, Galleria Paolo Majorana, Brescia; 2004 PPP, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Roma. Tra le principali mostre collettive: 2000 Passaggi Nord-Ovest, a cura di A. Fiz, Assessorato Cultura Biella e Fondazione Pistoletto – FACE…for Africa, Jacob Javits Center, New – God-art, a cura di R. Bianchini, Museo d’Arte Contemporanea di Pescara, Castel Sant’Angelo (PE); 2002 mAMRE, GAM Galleria d’Arte Moderna, Torino – (WHIT LOVE), a cura di M. Mojana e M. G. Torri, Provincia di Milano e Regione Lombardia, Palazzo dell’Arengario Milano; 2003 Gemine Muse, Museo del Territorio, Biella – CLUEDO, Assassinio in cattedrale, a cura di M. Sciaccaluga, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Arezzo, Arezzo – From Italy, Trevi Flash Art Museum, Trevi (PG); 2004 Shoah, MEMORIA E DESTINO, testo a cura di M. Ovadia, Chiostro dei Glicini e Auditorium Umanitaria, Milano – XIV Quadriennale, Promotrice delle Belle Arti, Torino.


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link correlati
il sito della collezione Stefano Coda Zabetta
il sito ufficiale di Roberto Coda Zabetta


intervista a cura di matilde martinetti

[exibart]


17 Commenti

  1. Coda Zabetta: uno che ha iniziato facendo un brutto quadro e poi ha continuato copiando il primo.
    E’ un’ottimo candidato alla palma come peggior pittore dell’intero sistema solare.

  2. A me non piace.
    Allo stesso prezzo compro opere di artisti storicizzati che mi garantisconio la tenuta del capitale investito.

  3. Non vorrei essere cattiva, ma la tua risposta sull’uso esclusivo del bianco e nero non mi convince molto.
    Sono però assolutamente convinta del fatto che dipingere in bianco e nero sia più facile, si controllano meglio i toni.

  4. vorrei ricordare a theblueraven l’esistenza di Yan Pei Ming…che rende il nostro RCZ il secondo peggior pittore del mondo…

  5. una pubblicazione anacronistica: già nuove ed importanti esperienze hanno segnato la biografia dell’artista. con profonda ammirazione.

  6. credo che theblueraven e morimura dovrebbero studiare un po’ di più: stranamente tutta italia, e non esagero dicendo il mondo, la pensano in maniera completamente opposta a loro. per giudicare l’arte, specialmente quella contemporanea, bisogna essere molto preparati. non si possono leggere giudizi così superficiali!!

  7. Cose da pazzi, e mò quella schiappa del Coda c’ha pure dei fans ? Possibile che cinque anni di mal governo e 20 di mala televisione c’hanno ridotto così ???

  8. La pittura di Roberto Coda Zabetta, è qualcosa che va oltre la materia fisica del dipinto, è qualcosa di più profondo del ritratto drammatico raffigurato sulla tela: è energia, energia pura.
    I dipinti sono un istantanea di vita, di stati d’animo, di emozioni; sono la raffigurazione visibile dell’animo dell’artista, conturbato e interrogativo.
    Difronte all’opera stessa si comprende pienamente la sua grandissima forza, impossibile non esserne travolti.

  9. Sono d’accordo con te Eloise. E mi dispiace che tra le righe di altri commenti credo di leggere un po’ di invidia!

  10. Energia pura che? Il Coda? Bell’energia… come quella di un paralitico che si appresta a fare le scale!!!!
    Ma se sono i lavori più orrendi di tutto il panorama italiano!!!
    Ma chi li compra sa che li potrà riutilizzare solo per il caminetto????
    Ma siate seri… studiate un po’ di più e parlate un po’ meno!!!

  11. Roberto Coda Zabetta a Palazzo Reale a Milano. Pochi hanno avuto l’onore e il resto sono solo chiacchiere di invidia. L’arte e’ sempre oltre. Sibelcosia Antoin

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