08 febbraio 2012

Rubrica/Assoloshow Jackson Sprague/Edward Thomasson

 
Due artisti britannici, entrambi nati negli anni ’80. Uno si mette in mostra alla Horton di Berlino. L’altro, espone a Roma, da Furini…

di

JACKSON SPRAGUE
The pigment I daub, stipple, sponge comes to rest in the plaster ground as the water that carries it evaporates. Plaster becomes whiter and whiter as it dries; watercolour too becomes more luminous and vibrant. The coupling of these effects is most noticeable in the weeks immediately after I finish working on an object. It’s like a very quiet blooming, attested to by the other worked things in my studio. The tablets, columns and cones that populate my walls and tables are imprinted in their various shapes and surfaces by the cardboard and polystyrene from which their moulds are constructed. These materials are celebrated in the plaster forms they bring about and treasured, like the suspended pigment, for their delicacy and unexpected effects. As the objects I make are introduced into the room they join with tools, books, cups, furniture in a lived landscape of objects, a collection of things that I appreciate for the particularity of their presence. I like to think of the things I’ve been making recently on the same terms as something that is lived with, an object that demands a kind of time enacted in the contingent spaces of home or studio.

Il pigmento che stendo, punteggio ed applico con la spugna, si ferma sulla superficie del gesso  quando l’acqua, che lo veicola, evapora. Il gesso diviene sempre più bianco, man mano che si asciuga. L’acquerello stesso diviene sempre più luminoso e vibrante. La combinazione di questi effetti diventa molto visibile nelle settimane immediatamente successive alla conclusione del mio intervento sull’oggetto. E’ come un rigoglio molto silenzioso, testimoniato anche dagli altri lavori presenti nel mio studio.  Le tavolette, le colonne e i coni che popolano le mie pareti, così come i tavoli,  sono contraddistinti, con vari modelli e differenti texture, dal cartone e dal polistirene dai quali le loro forme sono costruite. Questi materiali sono l’anima e il punto di partenza per la creazione delle opere in gesso, mentre i pigmenti le arricchiscono per la delicatezza e gli effetti sorprendenti dei loro colori. Quando le opere da me create vengono allestite in un ambiente, subito entrano in sintonia con gli oggetti, i libri, le tazze, la mobilia; dando vita ad un paesaggio vivo, una collezione di cose resa peculiare proprio per la loro presenza.  Mi piace pensare alle cose che ho prodotto recentemente come ad oggetti che hanno condiviso con me determinati momenti e periodi, durante i quali hanno interagito negli spazi contingenti della mia casa o dello studio.
 
 
EDWARD THOMASSON

My current practice focuses on systems of contemporary survival and their relationship to performing and performance. I use drawing as a way of working through thematic shifts that are later developed into narrative video works. The most recent series of drawings, Voluntary Working Relationship (2010-2011), looks specifically at what can be achieved through collective involvement in groups and gatherings. This series has underpinned the construction of the three video works I have completed over the last twelve months: Touching (2010), Throwing Stones (2011) and Escape (2011). These videos, which are performed by actors, all look at how individuals engage in group activities as a way of affirming to themselves that there is something beyond the limits of their own bodies. Music also plays a central role in the video’s construction; I work with a composer, Alex Morgan, to construct songs for which I write the lyrics. These songs are recorded and performed by the actors in the videos and become a part of the action. Find A Problem To Solve (2008), the video that forms the centrepiece of my exhibition at Furini Arte Contemporanea, Rome, is an example of this process.  Filmed in non-descript rooms that refer to institutional environments such as community halls, leisure or therapy centres, and constructed sets that resemble simplified indoor and outdoor spaces, these narrative works re-enact strategies and mechanisms common to television plays, instructional videos and musicals. I also work collaboratively with Lucy Beech on live works that explore initiations of performance in non-theatrical environments.

 

Attualmente il mio lavoro si focalizza sui sistemi che regolano la sopravvivenza contemporanea all’interno della comunità e sui rapporti fra gli individui nel loro divenire e concretarsi. Utilizzo il disegno come mezzo per lavorare con tematiche in costante evoluzione che poi vengono sviluppate fino a diventare materiale narrativo per le mie opere video.  La mia più recente serie di disegni , “Voluntary Working Relationship “, riguarda in maniera specifica ciò che può essere conseguito attraverso il coinvolgimento collettivo tramite gruppi e raduni. Questa serie ha costituito la base per le tre opere video che ho completato negli ultimi dodici mesi: “Touching”, “Throwing Stones” e “Escape”. I video sono interpretati tutti da veri attori e riflettono sul come alcuni individui  partecipano alle attività di gruppo per affermare a se stessi e il concetto che c’è qualcosa al di là dei limiti dei propri corpi. Anche la musica gioca un ruolo centrale all’interno della loro struttura: collaboro infatti con un compositore, Alex Morgan,  per comporre brani per i quali  io stesso scrivo le parole. Brani registrati e interpretati dagli attori coinvolti, che divengono poi parte dell’azione stessa.  “Find A Problem To Solve” è il pezzo centrale della mia esposizione romana ed è uno dei video che esemplifica meglio il processo di cui sto parlando: i filmati sono realizzati in stanze dalle caratteristiche anonime, alludendo a certi ambienti istituzionali come i centri ricreativi, di terapia, oppure i luoghi comunitari. Dal punto di vista narrativo, questi lavori ricostruiscono meccanismi simili alle rappresentazioni televisive e ai video informativi o musicali; collaboro anche con Lucy Beech, per la creazione di opere live che esplorano la performance negli ambienti non teatrali.

di marianna agliottone

dal 6 gennaio al 18 febbraio 2012

Jackson Sprague  – Interview group show

Horton Gallery

Alexandrinenstraße 4 D – 10969 Berlin – Germany

Orario: dal giovedì al sabato ore 12-18 e su appuntamento

 Info: tel. +49 176 9907 4842 – info@hortongallery.com– hortongallery.com

dal 21 gennaio al 3 marzo

Edward Thomasson – Find A Problem To Solve

Furini Arte Contemporanea

via Giulia 8 – 00186 Roma

Orari: martedì-venerdì 14-19 e  sabato 15,30-19,30

Info: tel.  +39 06 68307443 – info@furiniartecontemporanea.itwww.furiniartecontemporanea.it

 
[exibart]

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