25 luglio 2020

Le gite e gli insegnamenti: in ricordo di Maurizio Calvesi, gigante della storia dell’arte

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Ricordando la vita, gli studi, le opere e gli insegnamenti di Maurizio Calvesi, scomparso il 24 luglio, a 92 anni, ospitiamo un ricordo di Alberto Dambruoso

Di poeti, diceva Moravia, ne nasce uno ogni cent’anni, riferendosi a Pierpaolo Pasolini subito dopo l’uccisione di quest’ultimo. Per storici dell’arte come Maurizio Calvesi, probabilmente, vale lo stesso discorso. La scomparsa avvenuta poche ore fa di un gigante della storia dell’arte italiana è una di quelle notizie che ha fatto immediatamente il giro del web e ha prodotto un’ondata di cordoglio presso tutta la comunità artistica, come poche volte avevo avuto modo di avvertire.

Maurizio Calvesi è stato una figura di spicco nella critica d’arte italiana per più di sessant’anni. La sua mole di studi abbracciava un arco temporale vastissimo, che partiva dal Rinascimento e arrivava fino alla contemporaneità. A lui il merito di aver riscoperto Umberto Boccioni, nel 1953, con una mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma e, in generale, tutto il movimento Futurista. Ma fondamentali sono stati anche i suoi studi su De Chirico, Duchamp, oltre a tanti degli artisti della Scuola di Piazza del Popolo da lui promossi.

Ho avuto la grande fortuna di vivere a stretto contatto con il Professore per oltre quindici anni, facendogli anche da assistente, agli inizi. Aveva una grande stima nei miei confronti, dovuta al fatto che ero, secondo lui, l’unico che conosceva gli anni Sessanta meglio di lui. In effetti, la mia formazione universitaria si era concentrata soprattutto sulla Scuola romana di Piazza del Popolo e, forse, egli vedeva in me una sorta di suo erede.

Ricordo le gite in macchina, guidata dal Professore, per andare a trovare Cesare Tacchi nel suo studio di Torrempietra, con le urla disperate della moglie che aveva una paura tremenda della sua guida. Ma ricordo anche tanti suoi insegnamenti, il modo di condurre le ricerche, il suo occhio sicuro nell’individuare le opere false dei tanti Boccioni o presunti tali che giungevano nel suo studio per essere archiviati.

Con lui ho avuto il privilegio di scrivere a quattro mani il catalogo generale di Boccioni edito da Allemandi nel 2016. Ci teneva che fosse un suo allievo a raccogliere questa importante eredità. Un onore e un onere che mi accompagnerà per tutta la vita. Da oggi l’Italia dell’arte sarà orfana di uno dei suoi figli migliori ma sono certo che i suoi insegnamenti saranno imperituri, come lo sono tutti i grandi artisti che lui ha studiato nel corso della sua lunga e gloriosa carriera.

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