06 ottobre 2025

Morto Fabio Cirifino: Studio Azzurro e la cultura visiva perdono un pilastro

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Fotografo, artista e direttore della fotografia, tra i fondatori di Studio Azzurro, mitico collettivo che ha rivoluzionato il linguaggio dell’arte multimediale, Fabio Cirifino è scomparso il 4 ottobre

Artista, fotografo e direttore della fotografia tra i pionieri della ricerca multimediale in Italia, Fabio Cirifino è morto il 4 ottobre 2025. Figura centrale dell’arte contemporanea, nel 1982 è stato cofondatore, insieme a Paolo Rosa – scomparso nel 2013 – e Leonardo Sangiorgi, di Studio Azzurro. Con loro Cirifino ha dato vita a una delle esperienze più radicali e influenti della scena artistica internazionale.

Nato a Milano nel 1949, Fabio Cirifino si forma nello studio di Aldo Ballo, maestro della fotografia d’architettura e del design. Dopo otto anni di collaborazione, nel 1972 apre un proprio studio fotografico e nel 1978 fonda Studio Azzurro Fotografia insieme ad alcuni ex assistenti di Ballo. Negli anni Settanta e Ottanta sviluppa un’intensa attività nel campo della fotografia d’architettura, del design e della documentazione artistica, collaborando con riviste come Domus, Interni, Gran Bazar e Casa Vogue. In questo periodo affina un linguaggio visivo nitido e rigoroso, dove la luce diventa materia narrativa e strumento poetico.

Nel 1980, con Leonardo Sangiorgi e Paolo Rosa, realizza il film in 16 mm Facce di festa, che segna l’inizio di una collaborazione destinata a rivoluzionare la scena artistica italiana. Due anni dopo, nel 1982, i tre fondano Studio Azzurro Produzioni, gruppo di ricerca artistica che darà vita a una delle esperienze più innovative e influenti nel campo dei nuovi media, a cui si unirà, dal 1995 al 2011, Stefano Roveda, esperto di sistemi interattivi.

Con Studio Azzurro, Cirifino sviluppa una nuova idea di immagine: non più semplice rappresentazione, ma strumento di relazione. Si occupa della creazione visiva e della direzione della fotografia per video, installazioni e “ambienti sensibili”, dove il pubblico diventa parte integrante dell’opera. Tra i film e i cortometraggi da lui firmati figurano Lato D (1983), premiato al festival Filmmaker, L’osservatorio nucleare del signor Nanof (1985), vincitore del Gabbiano d’oro a Bellaria, e Dov’è Yankel (1994), cortometraggio in 35 mm con Moni Ovadia, prodotto dall’Istituto Luce e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.

Parallelamente, Cirifino partecipa alla creazione di videoambienti come Il nuotatore (1984), Storie per corse (1985) e Il giardino delle cose (1992), opere che esplorano le potenzialità poetiche dei media contemporanei. Tra il 1983 e il 1992 collabora con Gianni Sassi alla rassegna Milanopoesia, evento di respiro internazionale che riunisce oltre ottocento artisti provenienti da discipline diverse. Nei primi anni Novanta nasce anche la collaborazione con Gino Di Maggio e la Fondazione Mudima, che porta il gruppo a dialogare con le avanguardie Fluxus e artisti come Nam June Paik, Yoko Ono e Wolf Vostell.

Dal 1994, con l’ingresso di Stefano Roveda, Studio Azzurro amplia la propria ricerca nell’ambito dell’interattività applicata ai nuovi media, realizzando ambienti sensibili che coniugano arte, tecnologia e partecipazione. Tra questi, Coro (1995), presentato alla Mole Antonelliana e vincitore del Gran Premio Transmediale di Berlino nel 1998, e Tavoli, perché queste mani mi toccano?, esposto in musei e festival internazionali.

Cirifino firma la fotografia e il disegno luci di numerosi spettacoli teatrali, tra cui La camera astratta (1987), commissionata da Documenta 8 di Kassel e vincitrice del Premio UBU per il teatro di ricerca, The Cenci (1997) di Giorgio Battistelli per il Teatro Almeida di Londra e Il fuoco, l’acqua, l’ombra (1998), omaggio ad Andrej Tarkovskij. Nel 2000 cura la fotografia del film Il Mnemonista, viaggio tra i misteri della memoria ispirato al neuropsicologo A. Lurija.

Negli anni Duemila, il suo lavoro si intreccia sempre più con la dimensione museale e pubblica. Cura numerosi percorsi multimediali interattivi come Transatlantici (Museo del Mare di Genova, 2004), Montagna in movimento (Forte di Vinadio, 2007) e Fabrizio De André – La mostra (Genova, 2009). Seguiranno Fare gli Italiani (OGR Torino, 2011), In principio (e poi) (Padiglione della Santa Sede, Biennale di Venezia 2013, oggi ai Musei Vaticani), il Museo del Capitolium di Brescia, il MAST di Bologna e il MATER di Mamoiada, in Sardegna.

Studio Azzurro, Meditazioni Mediterraneo – Spazio Think Tank

Il suo percorso con Studio Azzurro culmina in progetti che coniugano memoria, partecipazione e innovazione, come Meditazioni Mediterraneo e La voce rivela il tempo, fino alla direzione artistica del Museo Multimediale di Abbadia San Salvatore (2016) e la realizzazione di opere come Il Teatro di Pompeo (2017) e Renzo Piano. Progetti d’acqua (2018, Fondazione Vedova, Venezia).

Studio Azzurro, Pietro Pirelli, MOIA (MOTO ONDOSO IN AUMENTO)

Negli ultimi anni, Cirifino aveva sostenuto la creazione di un museo dedicato alla cultura tradizionale palestinese a Betlemme, in collaborazione con l’UNESCO, un progetto che unisce arte, memoria e dialogo tra i popoli, e che testimonia la coerenza etica e civile di tutta la sua opera.

Con la sua scomparsa, l’arte contemporanea italiana perde una delle figure più sensibili e visionarie: un autore capace di guardare alla tecnologia come linguaggio di relazione, restituendo all’immagine una delle sue funzioni più profonde: quella di rendere visibile l’incontro tra l’uomo e se stesso.

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