23 febbraio 2020

Il RINASCIMENTO + di Firenze. Parlano i premiati

di

Le dichiarazioni di Paolo Fresco, Laurent Asscher, Rosella Nesi e Ursula Hauser, premiati stamattina al Museo del Novecento di Firenze con il nuovo riconoscimento RINASCIMENTO +

Ursula Hauser
Ursula Hauser

«Firenze nei secoli ha esercitato un preciso mandato, una funzione necessaria alla strutturazione del sistema dell’arte moderna. La città nei secoli è stata luogo del fare arte, della critica d’arte e dell’investimento in arte: una vocazione, quest’ultima, ininterrotta anche nell’Ottocento e nel Novecento, quando le grandi famiglie borghesi e industriali hanno perseverato in questa logica collezionando e investendo in bellezza e cultura». Inizia così Sergio Risaliti, direttore del Museo del Novecento di Firenze, il racconto di RINASCIMENTO +, il riconoscimento internazionale che il Museo in collaborazione con MUS.E consegnerà per la prima volta oggi, a eminenti personalità del collezionismo e del mecenatismo per il loro sostegno all’arte e agli artisti.

Sergio Risaliti
Sergio Risaliti

Come stati selezionati i premiati?
«Per la loro visionarietà, generosità e dedizione con cui si sono prodigati nel tempo in varie forme di mecenatismo e nel collezionismo, per incrementare benessere culturale, formazione e sperimentazione artistica».

Da chi è composta la giuria di selezione?
«Mi sono avvalso della collaborazione di Giovanni Iovane, critico d’arte e curatore, direttore dell’Accademia di Brera, Laura Lombardi, critico d’arte, corrispondente de Il Giornale dell’Arte, docente di Fenomenologia della Arti Contemporanee all’Accademia di Brera e di Giorgio Verzotti, critico d’arte, curatore al Castello di Rivoli Museo d’arte Contemporanea, direttore di Arte Fiera dal 2012 al 2016».

Le dichiarazioni dei premiati

Ma ecco cosa ci hanno raccontato le personalità premiate per questa prima edizione di RINASCIMENTO +, Paolo Fresco, Laurent Asscher, Rosella Nesi e Ursula Hauser, che riceveranno il gioiello Crisalide Sole, ideato e realizzato da Maria Sole Ferragamo, giovane designer nipote di Salvatore Ferragamo.

Paolo Fresco, foto © Gianluca Tamorri 2018
Paolo Fresco, foto © Gianluca Tamorri 2018

Paolo Fresco (imprenditore)

Lei ha dedicato una vita all’imprenditoria ai massimi livelli e all’arte. Che ruolo ha avuto l’arte accanto alla Sua attività professionale? Quali criteri l’hanno guidata nella sua attività di collezionista?
«Ho sempre amati appassionatamente arte e lavoro. Sono due passioni diverse e che hanno poco in comune ma hanno avuto una influenza positiva l’una sull’altra. Il mio lavoro in quarant’anni di General Electric mi ha permesso di collezionare opere che altrimenti non avrei mai potuto permettermi. La mia passione per l’arte mi ha forzato ad approfondire il punto di vista dell’artista, a vedere la realtà con i suoi occhi e capire che è diversa da quella che appare a me. Nel lavoro ciò mi ha aiutato a riconoscere l’ottica delle mie controparti e valutare quale potesse essere l’interesse comune per raggiungere un accordo di reciproca soddisfazione. Una opera d’arte comunica una interpretazione della realtà molto personalizzata e il suo approfondimento ci porta a riconoscere la relatività nella quale siamo immersi tutti noi».

Ursula Hauser (Co-fondatrice della galleria Hauser & Wirth)

Lei è mecenate da oltre quarant’anni. Quali idee di fondo sono state alla base della sua attività di mecenate e collezionista? Quale dovrebbe essere, secondo lei, l’approccio all’arte e agli artisti che permettono a un mecenate di contribuire alla reale crescita di un artista?                                                                                        «La mia avventura di collezionista è iniziata presto, e la motivazione è rimasta costante. Il punto di partenza per me è sempre un rapporto diretto e personale con l’opera d’arte. Nel tempo, il legame con il singolo lavoro si sviluppa spesso in una comprensione profonda degli artisti. In questo modo, molti di loro sono entrati a far parte di una “famiglia artistica”. La mia collezione è composta in proporzione rilevante di opere di donne artiste, molte delle quali hanno avuto un percorso travagliato e hanno dovuto ritagliarsi una loro strada. Nel passato, queste artiste non arrivavano ad avere una piattaforma propria, ma trovo incoraggiante vedere che questo sta cambiando. Vedo il ruolo del collezionista o del patrono delle arti come quello di un custode, che si prende cura dell’opera e tiene viva l’eredità dell’artista. Per me è molto importante che i lavori della mia collezione continuino a essere esposti, in progetti come la mostra che si è tenuta da Hauser & Wirth in Somerset l’anno scorso, e attraverso prestiti a esposizioni museali. In questo modo possono continuare a essere visti e “sentiti” da pubblici più ampi, perché sono convinta che l’arte abbia il potere di connettere l’umanità».

Rosella Nesi, foto © Carlo Nesi
Rosella Nesi, foto © Carlo Nesi

Rosella Nesi (collezionista)

La Sua collezione è cresciuta anche attraverso la ricerca di opere nelle aste di Sotheby’s e Christie’s. Ad eccezione di opere di artisti che non sono più – o difficilmente – reperibili sul mercato primario, che cosa l’ha spinta ad affiancare al rapporto con le gallerie quello con le aste?
«Devo fare una doverosa premessa. Mio marito Carlo ed io ci integriamo alla perfezione . Lui – a detta di tutti – un uomo posato, riflessivo e pratico; io impulsiva, esuberante e chiacchierona. Nella nostra vita abbiamo sempre condiviso tutte le esperienze. Ed è così che abbiamo vissuto anche questa avventura nel collezionismo. Con l’acquisto all’asta sei sicuro di pagare il prezzo di mercato del momento; tanto più che in sala ho sempre notato la presenza di molti galleristi importanti e abbiamo fatto una semplice considerazione che se comprano loro per rivendere, possiamo acquistare noi per attaccare il quadro alla parete con la sicurezza di aver pagato il prezzo di mercato. A questo aggiungo il rapporto personale di simpatia e amicizia che ho instaurato con le rappresentati italiane su Londra: Claudia Dwek per Sotheby’s, Mariolina Bassetti per Christie’s e Laura Garbarino per Phillips. Queste amiche non solo mi davano consigli, mi indicavano particolari opere, ma in alcuni casi, battevano addirittura per mio conto. Devo dire in ultimo che battere un lotto ad un’asta importante ti dà un’emozione non descrivibile e un’enorme soddisfazione udire il SOLD seguito dal numero della tua paletta».

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