08 marzo 2007

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Ritorni che non sono meri “remake”. Il viaggio fra gli indiani Pueblo e la danza, fra Grecia e Rinascimento. La classificazione dei libri come metodo per far emergere inaspettate connessioni. “Follia”. Tutto questo e molto altro era Aby Warburg…

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Sarà per il periodo storico, sarà per la “follia”, sarà per i viaggi in America. Ma al sottoscritto Aby Warburg fa immediatamente da pensare ad Artaud. E agli scempi di cui sono stati vittime, in loro memoria o ancor prima con il pio proposito di “curarne” la malattia nervosa. Il fatto è che raramente gli omaggi riescono a essere graditi, e soprattutto fedeli. Il problema di Warburg, in particolare, risiede nella sua sfuggevolezza. È questa la ragione per cui, pur avendo fondato l’iconologia, “la sua opera finirà per scomparire – scrive Didi-Huberman in un magnifico libro – dietro quella, tanto più chiara e distinta, tanto più sistematica e rassicurante, di Panofsky” . Ma non per questo si dovrà demonizzare Erwin Panofsky. Non sarebbe corretto né utile. Piuttosto, occorre lavorare per dare a Warburg quel ch’è di Warburg.
Si potrebbe allora ripartire da una Menade danzante, una fra le migliaia di’mmagini – e volumi – che Warburg ha collezionato e studiato, lavorando senza posa alla loro catalogazione secondo un sistema di affinità e richiami che è il cuore del suo essere psicostorico dell’arte, come amava definirsi. Proprio alla danza sono dedicati la maggior parte dei saggi contenuti nel volume 2-3 dei Quaderni Warburg Italia, recentemente migrati dall’editore fiorentino Cadmo all’emiliano Diabasis. Emanazione del Centro Warburg Italia, afferente all’Università di Siena e sapientemente diretto da Gioachino Chiarini, il corposo annuario raccoglie interventi, inediti e illustrazioni di primissima mano e qualità. A parte gli illuminanti “atti” del seminario risalente al 2004 e dedicato al Rhytmós, che occupa gran parte delle oltre cinquecento pagine, in apertura troviamo un’autentica chicca. Benedetta Cestelli Guidi propone infatti in lingua originale e in traduzione italiana parte della corrispondenza Mancassola Ceriani Basilico – Preview Collection Spring/Summer 2008 – 2006 tra Warburg e l’antropologo Franz Boas, evidenziandone i rispettivi punti di vista in una breve quanto chiara introduzione. Non manca infine la sezione iconografica, va da sé. Nella fattispecie si tratta di un album fotografico intitolato Connessioni, a firma di Lucia Soleri. Scatti di particolari che mettono appunto in connessione opere umane e opere (vegetali) della natura, realizzate al Foro di Traiano e in un giardino dell’Aventino. Sono forse le pagine meno pienamente convincenti, poiché lo spunto è senz’altro ricco di suggestioni, ma il fatto che Soleri non sia una “professionista” – come lei stessa dichiara – ha probabilmente fatto perdere una quota del potenziale interesse che avrebbero suscitato le foto realizzate, per esempio, da un Andrea Jones.
Mentre a Siena si lavora per il numero quattro, c’è sempre la possibilità di recarsi al Warburg Institute di Londra. Almeno una volta nella vita, in un laico pellegrinaggio.

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Quaderni Warburg Italia, 2-3
Diretti da Gioachino Chiarini, Centro Warburg Italia-Diabasis, Siena-Reggio Emilia
Pp. 562, ill. b/n e col., € 18
Info: l’Associazione Warburg Italia; la scheda dell’editore Diabasis

Abbiamo citato:
Georges Didi-Huberman – L’immagine insepolta
Bollati Boringhieri, Torino 2006
Pp. 551, ill. b/n, € 48
Info: la scheda dell’editore

pre[ss]view è diretta da marco enrico giacomelli

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