19 gennaio 2021

A San Lorenzo nasce SALAD: intervista ad Alessandro Calizza e Tommaso Zijno

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Il prossimo marzo, nel popolare quartiere di Roma, decolla SALAD, acronimo di San Lorenzo Art District, un portale e non solo per promuoverne e valorizzarne la vivace comunità culturale e artistica

Vista di San Lorenzo. photo Alessandra Oodrah

San Lorenzo è un quartiere popolare, verace e con una forte identità, sempre più in contraddizione con le logiche gentrificanti che stanno devastando Roma. Se in passato è stato un quartiere operaio prima, e un quartiere “rosso” e dalla forte vocazione politica dopo, oggi è senza dubbio un giano bifronte: zona universitaria e della movida serale da una parte, e distretto dell’arte di Roma dall’altra. Sono due vocazioni molto distanti tra loro e spesso in conflitto. SALAD è un nuovo progetto ai nastri di partenza che si propone di trovare invece il modo di metterle in relazione, valorizzando gli aspetti migliori di entrambe. Per saperne di più abbiamo intervistato in anteprima i due ideatori di SALAD, Alessandro Calizza e Tommaso Zijno.

Alessandro Calizza (1983) è nato e cresciuto a Roma, ha iniziato a dipingere da autodidatta, mentre ha studiato incisione e tecniche calcografie alla San Giacomo di Roma con la maestra Elisabetta Diamanti. Relativamente tardi, nel 2010, ha deciso di dedicarsi a tempo pieno all’arte iniziando a esporre.

Tommaso Zijno (1989) è nato a Roma in una famiglia in cui, per fortuna, era normale passare i pomeriggi tra mostre e musei. Ha conseguito la laurea in scienze storico-artistiche all’Università di Roma “La Sapienza” e, dal 2015, ha intrapreso la carriera di curatore freelance.

 

logo SALAD

L’intervista

Da quanto tempo operate a San Lorenzo e dove?

AC: «Ho preso il mio primo studio a San Lorenzo nel 2012, una “stanza” in via degli Equi di 15 metri quadrati divisi tra me e un altro artista. Da quel momento ho cambiato altri tre studi, ma sempre nel quartiere, e oggi sono in via dei Lucani al civico 18. Mi sembra impossibile rinunciare all’ambiente e alla vivacità di San Lorenzo, soprattutto per quel che riguarda il confronto e lo scambio che quotidianamente posso avere con molti degli altri artisti presenti nel quartiere. Inoltre, in questi anni sono state diverse le occasioni di collaborazione con realtà che hanno o avevano qui la loro sede, come Mondo Bizzarro Gallery, White Noise Gallery o il Laboratorio Fotografico Corsetti. Senza contare che la mia famiglia ha a San Lorenzo le sue origini: mio padre è nato e ha vissuto parte della sua infanzia a Palazzo Lamperini, e questo mi fa sentire ancora più legato alle sue strade».

TZ: «Il mio primo contatto professionale con San Lorenzo è avvenuto nel 2015 grazie ad Alessandro. Lui mi ha aiutato a conoscerne i suoi artisti, mostrandomi un volto del quartiere che ignoravo. Oggi, dopo tanti anni trascorsi tra quelle vie e in quegli studi, sento di appartenere anch’io a San Lorenzo, e viceversa».

 

L’opera di Guerilla Spam in via degli equi. Photo Alessandra Oodrah

San Lorenzo è salito di frequente alla ribalta nazionale per il degrado e l’abbandono in cui versa, spesso anche teatro di drammatici episodi di cronaca, come l’uccisione della sedicenne Desirée Mariottini nel 2018. Qual è lo stato di salute del quartiere oggi?

«San Lorenzo è un paziente che si sta cercando di curare, ma con la terapia sbagliata. Si pensa a sgomberare una realtà virtuosa come il Cinema Palazzo, anziché preoccuparsi della criminalità e del caos che regnano la sera. Sembra ci sia una precisa intenzione di renderlo un luogo dove tutto sia possibile e senza troppe conseguenze, quasi a voler concentrare qui situazioni e dinamiche che altrimenti potrebbero andare a “disturbare” i quartieri limitrofi del centro. Inoltre, questa situazione sta agevolando lo svuotamento del quartiere da parte dei suoi abitanti storici, con la conseguente proliferazione di Airbnb, affittacamere e case locate a studenti che vanno e vengono, e che più che valorizzare il quartiere lo usano senza curarsene troppo. Fortunatamente però gli studi di artista, le gallerie e gli spazi dedicati all’arte sono in aumento, e crediamo che sia proprio attraverso la cultura e questo nuovo tessuto che si sta generando, che San Lorenzo potrà riscattare la sua bellezza unica».

 

Lo studio di Delfina Scarpa
Lo studio di Delfina Scarpa

Quali sono le potenzialità espresse e quelle inespresse di San Lorenzo?

«Sicuramente è una zona di Roma dove è facile far convergere persone ed energie; è libero dalla presenza di grandi franchising e molte delle attività sono ancora a conduzione familiare. Tutto questo contribuisce a far respirare un clima quasi da “paese”, dove tutti si conoscono e ancora ci si saluta per strada, quantomeno durante il giorno. San Lorenzo è frequentato da persone mediamente giovani, e sono in molti ad averne a cuore cultura e territorio. Poi, come già detto, un altro punto di forza è la presenza di un numero sorprendete di studi d’artista, gallerie, librerie e spazi culturali. Chi invece non riesce a trovare terreno fertile sono progetti e iniziative che mettano in rete tutte queste realtà. Se ci si riuscisse, l’effetto che si otterrebbe sarebbe incredibile come impatto e diffusione; anche perché San Lorenzo ha quasi dei confini veri e propri precisi e la sua conformazione rende facile poterlo vivere e conoscere a piedi».

 

Lo studio di Leonardo Petrucci al Pastificio Cerere
Lo studio di Leonardo Petrucci al Pastificio Cerere

A metterlo in rete ci pensate ora voi con SALAD?

«Sì, è questa il nostro proposito. SALAD, acronimo di San Lorenzo Art District, nasce proprio da tutte queste considerazioni, dall’amore per l’arte e per San Lorenzo, e forse anche da un bisogno personale di dare sostanza a qualcosa di bello e importante di cui siamo convinti di far parte. Come dice quello che potrebbe essere un nostro slogan “a volte c’è solo bisogno di dare un nome alle cose perché tutti le possano conoscere”, ed è esattamente ciò che vogliamo fare. Potremmo definire San Lorenzo un’insalata mista dell’arte: dove persone, luoghi e attività, anche molto diversi tra loro, si incontrano, si mescolano o semplicemente convivono dando vita a una dimensione di incredibile valore artistico, culturale e sociale».

Lo Studio di Alessandro Giannì. Photo Sara Nicomedi
Lo Studio di Alessandro Giannì. Photo Sara Nicomedi

In cosa consiste nello specifico il vostro progetto e chi ne fa parte?

«È difficile definire bene l’identità di SALAD: è un portale ma allo stesso tempo è una realtà viva, anche se senza una forma definita. Sarà una mappatura, ma anche un generatore e un catalizzatore di energie e sinergie di vario genere. L’obiettivo è quello di produrre contenuti differenti che possano prendere forme di volta in volta in base a chi saranno gli altri protagonisti di questi processi. Il cuore del progetto sarà il portale, poi quello che ci auspichiamo – ma di cui stiamo già avendo conferma – è che si possano instaurare collaborazioni con realtà (italiane e non) per dar vita a incontri, talk, scambi o gemellaggi con altri distretti artistici. SALAD non vuole dar vita a gruppi, collettivi. Nulla di smile. Gli artisti sul nostro sito saranno semplicemente raccontati e resi più noti al pubblico, romano ma anche italiano ed estero, interessato a conoscere più da vicino quello che, possiamo dirlo, è forse il territorio più rappresentativo della scena artistica romana per densità e qualità di presenze.

SALAD è un progetto ideato e sviluppato negli ultimi due anni interamente da noi, che ha subito avuto un prezioso appoggio da parte del MLAC-Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Roma-La Sapienza, e in particolare dai suoi docenti Ilaria Schiaffini e Claudio Zambianchi. Abbiamo stretto con il MLAC una collaborazione che ha già permesso a molti studenti e studentesse di realizzare con noi un tirocinio formativo rivelatosi davvero interessante per loro e di grande sostegno per il progetto. Inoltre, la collaborazione con il MLAC sarà senza dubbio uno dei nodi fondamentali della rete che stiamo organizzando per avviare delle collaborazioni e iniziative accennate poco fa; il 24 febbraio prossimo, per esempio, saremo ospiti di un loro talk che avrà come focus proprio il rapporto tra artisti e San Lorenzo».

Lo studio di A. Calizza, C. Odescalchi, L. Mamone e Scarful. photo Sara Nicomedi
Lo studio di A. Calizza, C. Odescalchi, L. Mamone e Scarful. photo Sara Nicomedi

Come sarà articolato il vostro portale?

«Il portale avrà tre aree principali. La più importante è senza dubbio la mappa interattiva dove saranno indicati tutti gli studi, gli spazi espositivi, oltre alle opere di street art presenti nel quartiere. Ognuno di questi avrà poi una pagina dedicata con informazioni e foto, da cui si potrà accedere ai siti e ai canali social personali.
Una seconda sezione sarà dedicata ai contenuti multimediali che stiamo sviluppando con la nostra “equipe media”, e che pubblicheremo nel corso del tempo. Con tutti gli artisti e gli spazi che lo vorranno, realizzeremo infatti delle video interviste che diventeranno poi un prezioso documento a testimonianza di quella che è oggi la scena artistica di San e i suoi protagonisti. La terza sezione del sito riguarderà invece le news: questa oltre a comunicare e promuovere novità, informazioni ed eventi che riguardano SALAD, fungerà anche da ripetitore che possa dare un ulteriore sostegno alle iniziative degli  artisti e delle altre realtà presenti sul portale.

Mancano ancora due mesi al lancio di SALAD rubricato per il prossimo marzo, ma stiamo già ricevendo diverse proposte di collaborazione molto valide. Per questo motivo probabilmente un’ulteriore sezione sarà dedicata proprio alle partnership e ai progetti in cui saremo coinvolti».

 

L’ingresso degli studi di Via dei Lucani 18. Photo Alessandro Calizza

Su quale appoggio contate?

«Anche se dobbiamo ancora definire i rapporti, contiamo sul patrocinio del Municipio II e del Comune di Roma; c’è poi il già citato MLAC che continuerà a sostenere il progetto. Altri soggetti, come la Fondazione Pastificio Cerere o Yogurt Magazine, ci hanno mostrato tutto il loro interesse a capire come poter dar vita a eventuali collaborazioni. Saremo partner di Yogurt Magazine e dell’Associazione culturale Paper Room per il festival di fotografia “Charta. A photo book festival” che realizzeranno in estate a San Lorenzo grazie al sostegno del MIBACT.

Fuori da Roma e dall’Italia quasi ogni grande città ha il suo art district, e una nostra priorità è anche quella di promuovere scambi e gemellaggi con questi. Immaginiamo di sostenere dei progetti di residenze dove artisti di San Lorenzo ospitino artisti di altri distretti dell’arte d’Italia o esteri, e viceversa».

Una delle cene organizzate da Limone space (Diego Miguel Mirabella) Ph. Eleonora Cerri Pecorella

Oggi si parla spesso di individualismo esasperato nel mondo dell’arte. A San Lorenzo permane una dimensione comunitaria tra artisti? Perché secondo voi?

«Si crede che togliendo o negando spazio ad altri lo si possa guadagnare e tenere per sé. Noi siamo convinti del contrario e quello che sta accadendo in quest’ultimo periodo a Roma ce lo dimostra. Basti pensare alla forza e al gran valore di spazi o progetti condivisi e indipendenti come POSTEX, Spazio Mensa, via dei Lucani 18 e Spazio In Situ, che in tutto coinvolgono quasi quaranta artisti in soli quattro luoghi. CI viene in mente una cena che abbiamo fatto a gennaio 2020: eravamo più di trenta allo stesso tavolo, molti dei quali poi hanno dato vita alle realtà di cui accennavamo. È incredibile pensare che, solo un anno fa, buona parte di questi progetti ancora non esisteva. Sentiamo dire da più parti ormai che Roma sta vivendo un momento davvero felice sotto questo punto di vista».

Il MLAC. Courtesy Sergio Lombardo e 1/9 unosunove. Photo. Giorgio Benni

Tra pittori e scultori, fotografi, gallerie e fondazioni artistiche, quali sono i numeri dell’arte e della creatività del quartiere?

«A oggi abbiamo individuato circa 60 “punti” sulla mappa. Se contiamo anche luoghi come l’Accademia di Belle Arti RUFA o l’ISFCI-Istituto Superiore di Fotografia che, all’attività didattica, accostano spesso progetti aperti la pubblico, gli spazi dedicati alle esposizioni arrivano a una decina. I restanti sono studi d’artista. Buona parte sono già sul portale, mentre altri li stiamo contattando proprio in questi giorni e probabilmente i numeri saliranno ancora».

Avete parlato anche di una sezione di SALAD dedicata alle numerose opere di street art presenti nel quartiere. Quanto deve San Lorenzo alla street art?

«La street art è presente praticamente in ogni via del quartiere. Di isolato in isolato si susseguono sui muri opere di street artist più o meno noti, opere di arte urbana commissionate da fondazioni, dalle istituzioni o anche direttamente da chi magari dietro quei muri ha la sua attività commerciale. Senza dubbio l’arte urbana è, e può continuare a essere, uno strumento prezioso per la riqualificazione del quartiere e per avvicinare le persone all’arte. Occorre tuttavia fare attenzione, perché sappiamo bene a cosa abbia portato il fenomeno dell’artwashing in altre città, e come questo spesso sfrutti più che valorizzi artisti e spazi pubblici».

Galleria Gilda Lavia. photo Giorgio Benni

Ci descrivereste un paio di itinerari artistici per chi non conoscesse il quartiere?

«Molti degli studi non sono visibili dalla strada e si nascondono dentro cortili o palazzi (altro motivo per cui è nato il nostro progetto). Sicuramente due delle tappe più interessanti sono il Pastificio Cerere e via dei Lucani. Siamo quasi trenta artisti ad avere studio tra l’uno e l’altra, e non potrebbero esserci due realtà più rappresentative della storia del quartiere: il Pastificio sede dei primi studi di San Lorenzo, e il civico 18 di via dei Lucani 18 che, in meno di due anni, ha già ospitato dodici artisti. Oggi in via dei Lucani 18 per esempio siamo io, Alessandro Giannì, Arianna de Nicola, Delfina Scarpa, Cristallo Odescalchi, Luca Mamone, Scarful oltre a Valeria Vecellio e Brunello Terracciano de La Stanza.

Poi un appuntamento ormai fisso è il pranzo quotidiano nello studio dello scultore Bruno Melappioni. Questi pranzi per noi, come ha intitolato La Repubblica in un articolo recentemente pubblicato, sono quasi un rito ancora più che una tradizione. Per chi invece volesse visitare delle mostre, la scelta è ampia nonostante le poche centinaia di metri che separano i vari spazi. Dalla Fondazione Cerere alla Galleria Gilda Lavia, da Numero Cromatico alla Galleria 291 Est o a Matèria, che sta per inaugurare la sua nuova sede in via dei Latini con una personale di Stefano Canto.

Per gli amanti della fotografia due tappe che non deluderanno sono sicuramente la sede di Yogurt Magazine, dove si può trovare un’ampia e raffinata selezione di pubblicazioni provenienti da tutte le parti del mondo, e il Laboratorio Fotografico Corsetti, un’istituzione per quel che riguarda la fotografia e, in particolare, la stampa analogica».

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