01 aprile 2024

Come a Soho House, ma a Palermo alla Maison Bocum

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Con la consulenza scientifica di Agata Polizzi, storica dell’arte e curatrice indipendente, il format di ristorazione Maison Bocum ha lanciato "Una Stanza tutta per sé": la prima Open Call for Contemporary Art rivolta ad artisti under 40 che mira a valorizzare, promuovere e sostenere le arti visive e gli artisti contemporanei

Maison Bocum, Palermo. Ph. Daniele Ratti

Con Una Stanza tutta per sé, Maison Bocum affiderà all’artista – selezionato da un comitato scientifico – la visione sullo spazio della stanza centrale del luogo, affinché l’ospite, oltre a essere fruitore o spettatore, diventi parte dell’opera, abitandola e animandola.

Agata Polizzi e io ci incontriamo in un bar, in una piazza di Palermo, in una giornata di inizio Marzo. Prima di dare voce al progetto, bisogna introdurre la Maison Bocum, “casa contemporanea”, luogo eclettico, che prende vita nel cuore del mercato caratteristico della Vucciria. 

Prendendo in prestito il concept dei club inglesi e il motto di Jones fondatore di Soho House,“Eat, Drinkand nap” per Maison Bocum lo si potrebbe tramutare in “Eat, Drink and be Joyful”. Come raccontano Franco Virga e Stefania Milano, proprietari di Maison Bocum, questo luogo nasce dalla volontà di non porsi limiti, ma di esplorare nuove frontiere per dar vita a qualcosa di unico a Palermo. Si arriva su queste onde a voler esplorare e includere il mondo dell’arte, della bellezza, ed è qui che entra in scena Agata Polizzi, a cui rivolgo, per iniziare, la più semplice e basilare delle domande.

Maison Bocum, Palermo. Ph. Daniele Ratti

Come nasce il tutto? 

«Questo progetto nasce dalla curiosità di supportare un imprenditore, Franco Virga, in un settore oggi ormai ritenuto glamour ovvero, quello della ristorazione stellata. Franco è venuto da me proponendomi un progetto innovativo che valorizzasse gli artisti in modo totale, ho sentito così, dentro di me, che nonostante la “stravaganza” della richiesta una sorta dovere accettare. Curiosità, una dose di follia  e senso civico, perché, è sempre nostro dovere di professionisti dell’arte, supportare gli artisti e chi vuole promuovere l’arte. Si uniscono cosi due strade, quella di chi è illuminato e quella di chi vuole dare di più. Siamo una curatrice e storica dell’arte e un lungimirante imprenditore. Franco rende concreto un’idea di imprenditoria che non dimentica la bellezza quella vera, in questo caso quella alimentata dall’arte. A stuzzicare la mia curiosità era l’idea che in un luogo quotidiano, in cui si svolgeva un’attività abitudinaria, come quella del mangiare, fuori contesto in tutto e per tutto, si potesse introdurre quindi, a un altissimo livello, l’arte contemporanea. Non semplicemente ospitando un’opera, precedentemente realizzata dall’artista all’interno del proprio studio, e quindi decontestualizzata dal luogo che poi l’avrebbe ospita, ma affidando a un artista l’idea di ripensare una stanza, che diventa opera d’arte. Un’idea che ricorda originariamente il geniale esordio dell’atelier sul mare del mecenate Antonio Presti».

Maison Bocum, Palermo. Ph. Daniele Ratti

Come si struttura l’Open Call for Contemporary Art Una Stanza tutta per sé?

«Lo strumento più democratico e neutrale possibile era quello di indire una call, diamo un tema, costruiamo il progetto e chiediamo agli artisti di applicarlo dandogli degli strumenti e dei parametri per i quali possano avanzare delle proposte. Queste proposte saranno valutate da un comitato scientifico che deciderà quale sarà quello che ha per noi le caratteristiche migliori. Il comitato sarà composto da me, da Franco e Stefania, da Cristina Costanzo, ricercatrice di storia dell’arte contemporanea presso l’ Università degli studi di Palermo, Maurizio Carta, professore ordinario di Urbanistica Università degli studi di Palermo e Assessore alla rigenerazione urbana della città di Palermo, quest’ultimo per concepire al meglio come l’intervento possa avere un indirizzo anche per la valutazione e geografia della città, Isabella Aragonese, artista di un altro linguaggio dell’arte, il cinema e teatro, palermitana che manca da tanti anni da Palermo e che ci dona uno sguardo diverso sull’arte ma sempre legato a qualcosa che è visivo e inclusivo come il teatro e il cinema. La partecipazione è gratuita. La project room dell’artista che verrà selezionata rimarrà allestita fino alla fine di dicembre 2024. Il linguaggio dell’arte ormai è abusato e spesso improvvisato, e tutto ciò è dannoso, nel mondo dell’arte bisogna che si muovano i professionisti dell’arte. Quindi anche in questo caso per fare arte in un contesto decontestualizzato bisogna applicare gli stessi rigidi standard e la stessa professionalità che si applicherebbe all’interno di una call museale o di una fondazione. Semplicemente un’applicazione dello stesso sistema ma in un contesto diverso, per far si che non esista nessuna “amatorialità” ma solo professionalità».

Maison Bocum, Palermo. Ph. Daniele Ratti

Cosa rende questa call un’opera site-specific atipica?

«L’artista si troverà a dialogare con uno scenario non consueto. Anche i parametri di tempo sono stati decisi proprio in merito al fatto che si tratta pur sempre di un esercizio commerciale che non può stare chiuso in base ai tempi di produzione dell’artista. E non solo, saranno delle mura bianche e l’opera deve nascere con l’idea che sarà fruibile a persone che in quel luogo mangeranno e che faranno una cosa abituale all’interno di un contesto non usuale. L’ospite dello spazio diventerà così non solo fruitore o spettatore ma parte dell’opera, la abiterà. Uno spazio che accoglierà l’arte, ma anche esso stesso opera d’arte. Un a contaminazione».

Cosa vi aspettate?

«Stupore e sorpresa. Parte della bellezza di questo progetto è dato proprio dall’inconsapevolezza che accomuna me, Franco e Stefania. Non sappiamo cosa verrà fuori ed è proprio questo il bello. La sfida più ardua, forse, di Franco e Stefania, è quella di accettare qualsiasi cosa verrà fuori, che sarà comunque un lavoro nato specificatamente per il loro spazio».

Maison Bocum, Palermo. Ph. Daniele Ratti

C’è qualche limite nella call?

«Soltanto un limite: gli artisti dovranno essere under 40, per incentivare gli artisti più giovani per dare un contributo alla creatività, un’occasione di visibilità. Non vi è per esempio invece nessun limite geografico affinché la portata del progetto sia letteralmente internazionale».

C’è un intento sociale, di avvicinare un pubblico diverso all’arte?

«Certamente. La curiosità di far capire alle persone che l’arte non è confinata solo nei musei. Ci vuole educazione all’arte, alla bellezza e anche al non capire. Io credo che chiunque sia ostile all’arte possa comunque cambiare idea. La call intende avviare una riflessione sul ruolo di spazio della quotidianità e della socialità come luogo “necessario alla bellezza”, nonché necessità di azione creativa dal basso con cui artisti e spazi indipendenti cooperano alla rigenerazione sociale, culturale, politica delle città. Vi è quindi anche un uso dell’arte come mezzo per rivalutare un luogo, in questo caso una via limitrofa  al mercato della Vuccira, una strada che guarda al mare verso la Cala e che ha in sé molte complessità ma che può essere riletta sotto connotati diversi».

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