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Francesca Chialà, la Donna Vitruviana come manifesto di pace e impegno civile
Progetti e iniziative
Tematiche sociali, riflessioni sulla violenza di genere e questioni ambientali tornano al centro della riflessione della body artist Francesca Chialà in due momenti performativi che hanno visto l’artista presente prima a Gorizia e poi a Livorno, per Effetto Venezia. Francesca Chialà, sociologa, artista, performer e regista, porta al centro della sua ricerca problematiche collettive, coinvolgendo il pubblico all’interno di azioni partecipative.
Nella nota Piazza Transalpina, esattamente sul luogo in cui fino al 2004 sorgeva il Muro di Gorizia, a ricordo del confine italo-jugoslavo, è stata inaugurata la scultura mosaico La Donna Vitruviana, nell’ambito di Nova Goriza/Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025. L’opera resterà esposta fino a dicembre 2025. La Donna Vitruviana, realizzata in vetro e foglie d’oro, è inserita contemporaneamente in un cerchio e in un quadrato di metallo, e raffigura un uomo e una donna in equilibrio nella posizione dell’albero nello Yoga. L’immagine dell’uomo, generata con l’intelligenza artificiale unendo un corpo umano al volto del disegno di Leonardo da Vinci, è stata trasformata in mosaico dai maestri di Spilimbergo.
«Gorizia e Nova Gorica sono molto più di due città, sono due anime che si sfiorano e si completano. In questo contesto unico, la mia scultura-mosaico trova la sua collocazione naturale a Piazza della Transalpina – un tempo ferita, oggi promessa – che diventa lo spazio vivo in cui la mia opera si radica e respira», ha dichiarato Chialà. «La Donna Vitruviana è un manifesto artistico, una spinta alla trasformazione per ripensare il nostro modo di stare al mondo. In un tempo segnato da muri e fratture, ho voluto creare un simbolo di armonia tra gli opposti, tra femminile e maschile, scienza e spiritualità, Oriente e Occidente. La Donna Vitruviana è un gesto di pace. Vuole essere soglia, ponte, possibilità. Un corpo che non misura, ma abbraccia. E ci ricorda che la bellezza non è evasione, ma responsabilità: può guarire, unire, rigenerare. L’Arte deve essere viva, pubblica, partecipata. Deve creare comunità, tessere relazioni e saper generare innovazione sociale. Solo unendo le nostre forze potremo salvare il Pianeta e costruire un futuro più giusto. A Gaza – come in troppi altri teatri di guerra nel mondo – l’umanità sembra smarrita e sono sempre più convinta che l’arte deve farsi voce, corpo e respiro di pace. La Donna Vitruviana è il mio modo per dirlo».

In occasione dell’inaugurazione della scultura, l’artista ha dato vita a una performance di Body Art, che ha visto il coinvolgimento di bambini nella creazione delle Tele della Pace. Le opere, disposte a terra a formare un quadrato, sono state dipinte dai giovani artisti, al suono di musiche coinvolgenti tratte dalle colonne sonore dei film di Ferzan Ozpetek. I colori utilizzati dai piccoli artisti rappresentavano i sette colori della Pace.
La performance, fondata su un’autorialità condivisa, si propone di raggiungere obiettivi più alti per ribadire il diritto a un’infanzia felice, rinforzare il concetto di cessazione di tutte le guerre, ricordare l’esigenza della solidarietà e della pace come valori universali dai quali non bisogna mai abdicare. Il grido colorato dei bambini è stato, dunque, messaggero di armonia, riconciliazione e comprensione, monito fortissimo che emerge da una terra che ha conosciuto, nel suo trascorso, momenti storici di grande tensione.
La Donna Vitruviana è stata precedentemente esposta all’Arsenale di Venezia durante la Biennale d’Arte 2024, di qui il congiungimento con Effetto Venezia a Livorno. Le Tele della Pace sono state dipinte anche durante la nota kermesse della città toscana, che si avvale della direzione artistica di Grazia Di Michele. Il tema prescelto da Francesca Chialà, in questo caso, è stata la violenza di genere e il rispetto dei diritti umani. Le opere, realizzate con il contributo del pubblico, resteranno a Livorno e saranno in seguito allestite nel Museo della Città.
Francesca Chialà è anche ideatrice de La FESTA delle 7 ARTI, un percorso culturale ampio con il quale la performer tratta tematiche di grande impatto sociale, con l’obiettivo di sensibilizzare le coscienze e muovere verso percorsi di consapevolezza, di stimolo alla riflessione collettiva e impegno civico.
«Con la mia arte cerco di dare forma a un’idea forte e radicale: è necessario coniugare la bellezza con l’impegno civile. Il mio obiettivo è stimolare una nuova forma di Mecenatismo nel mondo dei Collezionisti di arte contemporanea, capace di andare oltre l’estetica per investire in progetti che promuovano i Diritti Umani, Sociali e Ambientali», ha spiegato Chialà. «Con questo obiettivo ho fondato il movimento artistico La FESTA delle 7 ARTI e cerco di dare l’esempio, sia nelle mie scelte da artista, sia come mecenate. Realizzo esclusivamente opere pubbliche, accessibili, gratuite, pensate per nutrire la coscienza collettiva, lasciare tracce di bellezza dove c’è più bisogno e dare voce a chi non ha voce. Credo in un’arte viva, generativa, capace di costruire legami e cambiare la realtà. Credo che oggi ogni artista abbia una responsabilità: non soltanto esprimere se stesso, ma offrire strumenti concreti di immaginazione e trasformazione per il mondo che verrà».














