03 maggio 2011

Gawronski presenta: Artista chiama Artista

 
Jas Gawronski e’ celebre per il suo forziere di interviste ai piu’ grandi personaggi del mondo (da Fidel Castro a Margaret Thatcher a Giovanni Paolo II) e per la sua presenza all’europarlamento. In questa intervista ci mostra l’altra faccia della medaglia, parlandoci del programma della Quadriennale di Roma, di cui e’ stato recentemente eletto Presidente, ponendo particolare accento sulle iniziative indirizzate ai giovani, la pregevolezza
dell’archivio, le caratteristiche del progetto Artista chiama Artista. Senza dimenticare i tagli alla cultura…

di

Agnese-Gawronski: passaggio di testimone. Quali sono le principali novità in seno alla Quadriennale di Roma che avranno luogo in seguito a questa rilevante attribuzione di ruolo?

Inizio col dirle che il passaggio di consegna è stato molto morbido. Il presidente Gino Agnese è una persona di grandissime qualità. Prima di prendere l’élève da lui non lo conoscevo molto bene, solo in un secondo momento mi sono reso conto di quanto, nei suoi otto anni di guida della Quadriennale, il suo operato sia stato proficuo. Devo aggiungere che mi è stato molto prezioso il suo aiuto durante le mie prime settimane d’inserimento. 

Tra le novità principali va sottolineato che è stato avviato un diverso sistema di selezione degli artisti invitati a partecipare alla Quadriennale che si terrà l’anno prossimo, rimanendo quindi sempre nei parametri dei quattro anni. Se prima i pittori erano selezionati da cinque critici d’arte, ciascuno scelto da un membro del consiglio d’amministrazione a cui rispondeva, ora i pittori, saranno soltanto tre, tra cui sicuramente compariranno Paladino, Pistoletto e un altro non ancora identificato. Certo, non mancano le noti dolenti che fanno diretto riferimento al fatto che ci siano sempre meno soldi.

Quest’anno le opere degli artisti appartenenti al Padiglione Italiano della Biennale saranno esposte in contesti di arte storica, omaggiando particolarmente le opere del Tintoretto. Similarmente in Francia, negli spazi della dimora di Versailles, ultimamente l’esposizione delle opere del giapponese Murakami nel pieno di saloni sgorganti regia storia settecentesca ha destato aspre polemiche da parte dei monarchici francesi. Cosa pensa del connubio tra classico e contemporaneo?

Due anni fa ho visto una Versailles inondata di opere di Jeff Koons. Trovo sia positivo qualsiasi provvedimento preso per promuovere l’arte contemporanea, anche se crea scandalo o polemica. Quello a cui il pubblico ha assistito a Versailles con Koons, sebbene rappresentasse un’unione e giustapposizione di estremi, con ogni probabilità inimmaginabile ai più, l’ho trovato un allestimento gradevole. Sicuramente a guadagnarci è più l’artista contemporaneo che non la sede di un luogo storico prestigiosamente rinomato come il castello di Versailles. In un ambito come questo l’opera contemporanea risalta in modo molto più sferzante che non se venisse esposta in una galleria o in una piazza moderna. 

In un’intervista rilasciata ultimamente sulle pagine di Exibart, Vittorio Sgarbi afferma che tutta l’arte è contemporanea. In una città come Roma, considerata il maggiore museo a cielo aperto del mondo, in quale direzione crede che tale affermazione possa fruttare?

Sgarbi è un genio, sebbene disorganizzato, e questo è una contraddizione in termini per chi si dovrebbe occupare di organizzazione. Seppur paradossali, le sue dichiarazioni sono sempre intelligenti. E bisogna ammettere che da ogni sua parola detta si crea un gran vociare. La vera arte vive sempre, oggi come ieri, quindi, si può effettivamente sostenere che sia contemporanea perché è sempre qualcosa che esiste. Ciò detto, noi che non siamo così geniali, tendiamo a distinguere l’arte contemporanea dall’arte antica. Probabilmente per Sgarbi queste categorizzazioni artistiche appariranno un po’ banali, ma a mio avviso servono per mantenere le distinzioni e per chiarire le idee. Trovo sia ottima l’iniziativa che sta sviluppando Gloria Porcella (responsabile del Dipartimento Cultura Regione Lazio ndr.) di sistemare delle sculture moderne in una dozzina di piazza romane, come ce ne sono già nel quartiere dell’Eur a Roma. E’ tanta la gente che non visita musei o gallerie, se le opere d’arte scendessero nelle piazze e nelle strade, questaVilla Carpegna, Romastessa gente potrebbe goderne passandoci davanti in bicicletta  o in macchina o a piedi, per poterle apprezzare allargando i propri orizzonti. L’arte, la bellezza in genere, sono concetti che andrebbero vissuti normalmente senza doverseli andare a cercare apposta.

In una biennale veneziana di qualche edizione fa, nel padiglione brasiliano era presentata un’opera dal titolo Foi um prazer, ovvero È stato un piacere. L’opera consisteva nella messa in mostra di tutti i biglietti da visita accumulati nel corso delle relazioni che era stato necessario intraprendere da parte dell’artista per giungere a esporre a Venezia in quel padiglione… Quanto influisce oggi la marketizzazione di un artista rispetto alla qualità dell’arte stessa?

Come per i francobolli di Alighiero Boetti, chi si è trovato a guardare questa opera d’arte, la prima cosa su cui si è soffermato sono stati i biglietti da visita. Poi però c’è l’opera nel suo insieme, che è oltre il francobollo, oltre il singolo biglietto da visita. Credo che la materia di cui è composta l’opera d’arte sia secondaria rispetto all’impressione d’insieme che ti regala. Nell’arte ogni artista sceglie la sua materia: per alcuni può essere il marmo o l’olio da pittura, in questo caso mi piace pensare che l’artista brasiliano che mi menziona abbia scelto dei biglietti da visita. 

E’ risaputo che oggi come ieri, un pittore che vuole emergere ed ha i mezzi per distinguersi, difficilmente ce la fa da solo. Ha bisogno di giornali giusti, di galleristi giusti, e soprattutto di fortuna: la componente che concentra tutti gli altri elementi.  

Tra le iniziative della Quadriennale di Roma di maggior spicco brilla Artista chiama Artista: nel mese di maggio prossimo Loris Cecchini sarà l’artista tutor che accompagnerà il percorso espositivo di Margherita Moscardini. Qual è il vostro criterio nella scelta degli artisti tutor?

Questa è tra le iniziative di punta nate sotto la presidenza di Gino Agnese. Non so bene quali fossero i suoi criteri adottati per le scelte, ma immagino che, come avviene adesso che ci sono io, se ne discute e se ne parla nell’ambito del consiglio di amministrazione, dove l’unico, non esperto di arte, sono io. L’idea dell’artista che chiama l’artista è un po’ alla base del nuovo schema di lavoro che ci siamo prefissati, soprattutto per quanto riguarda la scelta degli invitati alla Quadriennale, dove tre artisti invitano quelli che saranno gli espositori della quadriennale successiva. 

Qual è il filo conduttore attraverso il quale la Quadriennale di Roma si propone con rinnovato entusiasmo di captare la vivacità delle nuove leve?

Stiamo seguendo degli schemi ben precisi. Abbiamo deciso di porre un limite d’età agli invitati, non ci saranno artisti sopra i 40 anni. 

Un tetto anagrafico obbligatorio. In un paese in cui i vecchi trionfano ed i giovani hanno molta difficoltà, porre un limite significa praticamente agire in un mondo di artisti che sono per lo più sconosciuti. In Italia per emergere, essere giovani appare quasi più come uno svantaggio. Un’altra iniziativa che a me piace moltissimo è quella di dedicare una parte dell’esposizione all’arte dei bambini, fino ai 14/16 anni. Questa è una cosa a cui tengo molto. Ho visto le opere di questi ragazzini ed alcune sono veramente pregevoli. So che in Norvegia (Museo Internazionale dell’Arte Infantile a Oslo) c’è un museo dedicato all’arte dei bambini, indirettamente un sostegno ai futuri maestri della pittura. 

Uno dei temi più scottanti di questa stagione vede come protagonisti i fondi per la cultura o meglio, quel che resta dei fondi: come si colloca la Quadriennale di Roma in questo quadro più

volte definito come desolante?

Siamo messi male. Tutto il mondo della cultura, è scontato dirlo, è a rischio. Ultimamente si è verificato un altro allarme: anche gli istituti di cultura all’estero sono a rischio chiusura. Queste sono scelte drastiche, tragiche direi. D’altra parte quando i soldi non ci sono bisogna operare dei tagli ma preferirei che questi non toccassero affatto la cultura, o per lo meno non in questa maniera. A mio avviso, piuttosto che sforbiciare photo copyright by Loris Cecchini 10.55qua e là, togliere un po’ ai musei un po’ ai teatri i finanziamenti, sarebbe meglio a questo punto sacrificare alcuni teatri o musei chiudendoli per mantenere in vita degli altri in modo più dignitoso. 

Il rischio è che colpendo in modo diffuso l’intero settore culturale si abbasserebbe drammaticamente la vitale offerta culturale del paese. Per non parlare poi degli inevitabili riflessi sul turismo. 

Nel 2004 dopo trent’anni di assenza dal campo dell’editoria sono stati ripresi i Quaderni della Quadriennale: gloriosa collana di libri, edita da De Luca, dedicata all’attualità dell’arte, nella quale brillano autori come Argan, Baldini, Bellonzi, Carandente, Enzo Carli, Pierre Courthion. Quanto è importante annotare l’arte visiva?

E’ molto importante. Nell’ambito di questa iniziativa ora la Quadriennale sta gestendo quella sul futurismo: una storia documentata in 6 volumi di grande formato, di cui è uscito il primo volume. Si tratta di una riproduzione fotostatica molto divertente di tutti i cataloghi che sono usciti sul futurismo. E’ un archivio fotocopiato, reperibile in due formati: quello stampa e quello elettronico. Per tutto questo lavoro, un grazie particolare va alla sezione archivio della Quadriennale. 

 

Rimanendo in tema, ARBIQ (Archivio Biblioteca Quadriennale) é il vostro archivio on line per l’accesso al patrimonio documentario della fondazione, dichiarato nel 2001 di notevole interesse storico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Quanto è importante conservarla per arrivare al futuro? Come crede che la ricerca e la presa di coscienza dell’arte e moderna e contemporanea possano fungere da ponte tra presente e futuro?

La conservazione del patrimonio storico è molto importante. Nell’ambito della ricerca poi si continuano a fare ritrovamenti di tipo archeologico. La cultura e la tradizione di un popolo e di una nazione dipendono necessariamente dall’archiviazione, dal ricordo che si ha del passato ed anche del presente. Mantenerne le tracce è essenziale per poterci costruire sopra un futuro. In questo senso l’archivio della Quadriennale è un gioiello d’efficienza e bellezza. Le persone che ci lavorano dentro sono tutte altamente competenti. Devo aggiungere inoltre che molti studiosi attingono al nostro archivio per le loro ricerche.  

La sua malleabilità nel mondo della informazione l’ha portata a ricoprire diverse cariche nel corso della sua leggendaria carriera: corrispondente Rai da mezzo mondo, collaboratore di Mediaset, portavoce governativo e parlamentare. Questo suo eclettismo è per caso indice di una squisita impronta artistica?

Nella mia vita come per quest’ultimo episodio, della Quadriennale intendo, ho sempre cercato il cambiamento. Mi è capitato spesso di cambiare mestiere cercando sempre di seguire ciò che mi piaceva fare. Credo nell’idea che cambiare sia un vantaggio, solo nel caso in cui il cambiamento si colloca alla pari e non in peggio rispetto alle esperienze precedenti, allora ne vale la pena. Giornalismo e politica sono molto collegati, per fare un lavoro e l’altro bisogna avere delle qualità abbastanza simili. L’arte, invece, è un mondo nuovo e completamente diverso. Trovo molto stimolante occuparmi e frequentare persone che lavorano in questo ambiente. Proprio l’altro giorno ho avuto il piacere di incontrare la pittrice Elisa Montessori, un’artista che vive annidata nella sua arte. E’ stato un incontro che mi ha grandemente colpito e affascinato. 

a cura di eleonora galasso

martedì 3 maggio 2011 inaugurazione ore 18:30

Dal 3 maggio al 19 giugno 2011

Piazza di Villa Carpegna, Roma

www.quadriennalediroma.org

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 72. Te l’eri perso? Abbonati!

[exibart]

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