28 dicembre 2017

L’architetto orizzontale

 
Viaggio nell'universo di Cesare Leonardi, precursore e visionario che dalla sua Modena ha scavalcato la concezione di “progetto”, e il tranello della “modernità”

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«Cesare Leonardi ha sempre voluto definirsi architetto», racconta Andrea Cavani parlando del suo Maestro, mentre insieme visitiamo la grande antologica a lui dedicata dalla Galleria Civica di Modena. Ma è subito chiaro che Leonardi è stato anche molto altro, non solamente un architetto. Un precursore, un visionario, un esteta, un designer, un artista visivo e, a suo modo, anche un filosofo. E questa bella e importante mostra, curata appunto da Cavani assieme a Giulio Orsini, permette di coglierne alla perfezione la poliedricità e il talento. 
Nato a Modena nel 1935, egli è cresciuto in una famiglia di artigiani – il nonno falegname, la madre sarta – raccogliendo da essa l’eredità del “saper fare” che ha accompagnato tutta la sua successiva produzione. Dal padre invece ha ereditato la passione per la pittura e per la fotografia, che diventerà uno strumento di indagine e sperimentazione fondamentale per le sue ricerche. Una passione che coltiva in compagnia di un gruppo di ragazzi a lui coetanei o poco più giovani, in quegli anni ancora sconosciuti ma destinati presto a un grande successo: Franco Fontana, Luigi Ghirri e Franco Vaccari. 
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Cesare Leonardi. L’architettura della vita, foto di Paolo Terzi
“Quanto di importante Leonardi ha espresso sul medium fotografico – scrive Daniele De Luigi, curatore della Galleria Civica, in uno dei saggi del catalogo che accompagna la mostra – lo ha fatto da una posizione che era già oltre la modernità, in una prospettiva che intreccia inestricabilmente le ricerche all’apparenza ‘autonome’ agli appunti visivi, alle campagne di rilevamento, alla documentazione del proprio lavoro”. Ampia e suggestiva la sezione dedicata a questa parte del suo lavoro, esposta al secondo piano della Galleria Civica. Terminati gli anni del liceo, Leonardi si trasferisce a Firenze, dove frequenta la Facoltà di Architettura laureandosi con Adalberto Libera e seguendo i corsi tenuti, tra gli altri, da Ludovico Quaroni e Leonardo Savioli. Al 1966 risale il suo primo progetto urbanistico – il centro sportivo lungo il Panaro, a Vignola – firmato insieme a Franca Stagi, con la quale avvierà una fortunata collaborazione durata più di vent’anni. Il loro è stato davvero un incontro fortunato. I loro lavori sono ancora oggi d’ispirazione per le giovani generazioni di designer. I numerosi schizzi e oggetti in mostra alla Palazzina dei Giardini permettono agilmente di seguire l’evoluzione del loro pensiero e raccontano la genesi di capolavori, come le celebri sedute in vetroresina: il Dondolo, la Nastro e la Eco
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Cesare Leonardi. L’architettura della vita, foto di Paolo Terzi
Lavori che sono valsi allo Studio Leonardi – Stagi un enorme successo mediatico durante l’VIII Salone del Mobile di Milano (1968), esposti nel 1972 anche al MoMA di New York nella mostra “Italy: The New Domestic Landscape”. Alla Galleria Civica invece l’attenzione è rivolta ai celebri Solidi. Abbandonata la produzione di oggetti in vetroresina per gli alti costi del materiale dovuti alle crisi del petrolio degli anni Settanta, nel decennio successivo l’interesse si sposta sul legno. Leonardi progetta i nuovi elementi d’arredo costruiti a partire da pezzi ottenuti sempre da un solo elemento: una tavola d’abete verniciata di giallo, dello spessore di 27 mm e larga 50 cm e lunga 150 cm (o con multipli e sottomultipli). Questa limitazione autoimposta si rivela una straordinaria occasione di sperimentazione, dando vita a sorprendenti configurazioni, sempre diverse tra loro. Non è banale a questo punto ricordare che le opere di Leonardi sono oggi conservate nelle collezioni dei più grandi musei del mondo, tra cui, oltre al già citato MoMA, anche il Victoria and Albert e il Centre Pompidou. Ma il successo di Leonardi non è solo nel design. Nel 1982 pubblica il celebre volume de “L’Architettura degli Alberi” nel quale confluiscono i suoi studi sul verde pubblico e sul rapporto tra paesaggio, architettura e tessuto urbano. Un testo che ancora oggi è considerato ineguagliato per completezza e precisione. 
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Cesare Leonardi. L’architettura della vita, foto di Paolo Terzi
Nella progettazione degli spazi verdi, Leonardi ha mostrato un’inclinazione specifica firmando progetti importanti come quello per il Parco Amendola, sempre a Modena, inaugurato nel 1981 dopo uno studio durato più di dieci anni. Visionaria la sua scelta di inserire al centro del parco un torre-mediana, alta quaranta metri e dotata di un proiettore multiplo rotante (oggi lasciato in disuso) ma che avrebbe illuminato a rotazione ogni parte del parco, creando nel suo giro ombre in continuo movimento. Ritorna qui evidente il suo interesse per la luce, studiata e modulata negli esperimenti fotografici, divenuta ora un elemento a sé, materia progettuale a tutti gli effetti. In questi anni Leonardi mette a punto un sistema di distribuzione modulare delle aree verdi fondato sul concetto di rete e di relazione tra uomo e ambiente chiamato in un primo momento “Albatros” e successivamente SRA, acronimo di “Struttura Reticolare Acentrata”. Nel suo essere acentrata, appunto, la SRA rivela il pensiero dell’uomo Leonardi che immaginava così una società senza leader e capi, dove i rapporti tra gli uomini fossero basati su un sistema orizzontale e non verticistico. E così arriviamo alla fine di questo percorso di visita, con la consapevolezza di aver visto una mostra ricca di spunti, capace di sorprendere e appassionare con la continua variazione dei piano di racconto. Tutti gli oggetti presentati sono stati scelti sapientemente e a dimostrazione della complessità del pensiero di Leonardi, architetto di professione che è però riuscito ad andare oltre nel suo lavoro, abbracciando la vita. 
Leonardo Regano 

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