21 maggio 2004

Mezzogiorno Biennale

 
Eppur si muove. Ovvero la Biennale –quella di Bonami e della dittatura dello spettatore- va in trasferta. In Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia, Sicilia. Un progetto promosso dai dicasteri MEF e MBAC. E l’occasione è propizia anche per il recupero architettonico. Di alcuni luoghi che diventeranno spazi dedicati all’arte contemporanea…

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Come andò a finire tra Maometto e la montagna è vicenda nota. Questa volta non è una montagna a muoversi, ma la metafora sembra reggere bene comunque, visto che il soggetto in questione è un’istituzione monolitica come la Biennale di Venezia. Ad andare in trasferta è l’ultima edizione –la cinquantesima- dell’Esposizione Internazionale d’Arte: opportunamente parcellizzata dal 29 maggio al 30 novembre la Biennale di Francesco Bonami raggiungerà sette regioni del sud Italia. Non male per una kermesse che in fondo sottotitolava la dittatura dello spettatore, affermazione tanto lapidaria, quanto sibillina.
Ed è un Giuliano Urbani visibilmente soddisfatto quello che presenta il progetto Sensi Contemporanei, tant’è che si lascia andare anche a parlare di gemellaggi culturali. Come quello con il Beaubourg di Parigi. Più pacato Bonami che sceglie l’immagine, a suo modo suggestiva, del lungo viaggio della Biennale.
L’iniziativa –in realtà piuttosto articolata è promossa dal Ministero per i Beni Culturali, dalla Biennale e dal MEF (Ministero dell’economia e delle Finanze): l’idea di partenza non potrebbe essere più semplice, portare alcune delle mostre dell’ultima edizione della kermesse veneziana in Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Puglia e Sicilia; per ospitare gli allestimenti una serie di spazi recuperati e nuovamente attrezzati che rimarranno sedi per esposizioni temporanee. Da Villa Zerbi –residenza patrizia di Reggio Calabria- all’Ex Centrale del latte di Potenza al settecentesco palazzo Belmonte Riso, a Palermo.
Un duplice risultato, quindi da un lato la promozione-divulgazione dell’arte contemporanea, dall’altro la riqualificazione architettonica di alcuni luoghi che nel tempo dovrebbero acquisire una propria identità di spazio espositivo permanente. A questi va poi aggiunto il programma di formazione (ovvero una serie di incontri dedicati alla costruzione di un evento, dall’ideazione alla promozione) ed il concorso Il Linguaggio dei luoghi proposto dalla DARC ai giovani artisti.
hanna greely, silencer 2002
In un eccesso di ottimismo verrebbe da dire che –per una volta- i conti tornano: lo sforzo è mirato a far conoscere le ultime tendenze dell’arte, c’è un effettivo –e fattivo- sostegno ministeriale, l’altra faccia della medaglia è il rischio tangibile è che l’operazione finisca per naufragare in qualcosa che somiglia un po’ troppo (se ci passate l’immagine brutale, ma efficace) agli avanzi della festa e che gli spazi recuperati -una volta andate via le mostre della biennale- non riescano ad avviare un’effettiva politica culturale. Magari iniziando a lavorare sul territorio o perlomeno conoscendolo il proprio territorio. Che già non è cosa semplicissima da realizzare.
Tra le mostre in partenza l’unica new entry -curata da Bonami- è Movimento/Movimenti summa realizzata ad hoc dei video e dei film proiettati durante la Biennale: andrà in Molise (a Campobasso Ex Capannone Autoparco, da ottobre), in Basilicata (Matera, palazzo Lanfranchi), in Puglia (Lecce, Castello di Carlo V) e Sicilia (a Bagheria). Ancora in Sicilia –questa volta a Palermo- approda Ritardi e Rivoluzioni la mostra –discussa- di Bonami e Daniel Birnbaum, più fortunata la Basilicata: al Museo Archeologico di Potenza ci sarà Sistemi Individuali, l’allestimento curato da Igor Zabel, uno dei pochi riusciti per coerenza e per scelta delle opere. La Zona di Massimiliano Gioni sarà a Bari (Sala Murat), Clandestini andrà a L’Aquila (Sala Murat), la caotica -ma tutto sommato piuttosto divertente- Zona d’urgenza di Hou Hanru sarà a Reggio Calabria (Villa Zerbi), mentre a Napoli (Mostra d’Oltremare) arriverà Stazione Utopia (o almeno quello che ne resta, vista la palese deperibilità dell’allestimento) mostra-pastiche di Molly Nesbit, Hans Ulrich Obrist e Rikrit Tiravanija.

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mariacristina bastante


Sensi Contemporanei
dal 29.V al 30.IX.2004, Abruzzo, Calabria, Campania, Basilicata, Molise, Puglia, Sicilia (sedi varie), www.sensicontemporanei.it


[exibart]

2 Commenti

  1. …e grazie alla lungimiranza di mauro pili la sezione della sardegna non esisterà affatto..evviva l’immobilismo…

  2. cara testuggine…hai ragione, l’iniziativa è lodevole…molto lodevole, e mi dispiace che si siano dimenticati della Sardegna…ma il fatto drammatico, per me, è che esistono solo gli artisti (ovviamente selezionati)che abitano in queste città: Napoli, Potenza, Matera, L’Aquila, Campobasso, Reggio Calabria, etc., ma non coloro che abitano nei “paesini dei campanelli”, secondo gli illuminati curatori o critici (niente affatto pigri, anzi “dinaaaaaamicisssssimiiiiiiiii”) che vengono interpellati per risollevare l’Arte Contemporanea di ricerca di questa nostra “Bella Italia”. Più provinciali di così….

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