01 dicembre 2020

Relevo: un nuovo spazio online per l’arte in cerca di mecenati

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Una nuova piattaforma digitale dedicata al supporto dei progetti artistici ancora da realizzare: ce ne parlano le giovani fondatrici

Relevo è una piattaforma digitale fondata da un gruppo di giovani professioniste dell’arte per sostenere la ricerca artistica, supportando l’implementazione di progetti curatoriali indipendenti. Nata nel contesto della pandemia, l’iniziativa vuole strutturarsi come vetrina per progetti realizzabili in futuro, prevedendo forme di sostegno economico ad artisti e curatori. Ecco cosa ci hanno raccontato le fondatrici.

Come nasce Relevo e qual è la sua mission?

«L’idea è nata da un confronto tra colleghe: tra Londra, New York, Roma e Sidney abbiamo riflettuto sulla mancanza di opportunità di lavoro nel mondo dell’arte, particolarmente sentita nella fase di emergenza Covid-19. Abbiamo provato in prima persona le difficoltà di occupazione nel settore: tagli al personale, ripiego su ulteriori titoli di studio o tirocini non retribuiti e via dicendo. Abbiamo deciso quindi di trasformare in un’occasione la condivisione delle nostre competenze professionali e accademiche fondando Relevo.

Il nome del progetto è frutto di una riflessione sul termine “Relief/Supporto”, molto usato nel lessico dei recenti finanziamenti alla comunità artistica. La temporaneità e la natura emergenziale dei relief-funds ci hanno fatto pensare ai tempi lunghi della ripresa e alla necessità di una strategia nuova e durevole per i mestieri dell’arte contemporanea. La nostra mission è infatti quella di sostenere professionisti e studiosi creando uno spazio virtuale e reticolare in cui sviluppare e diffondere i propri progetti.

Ci siamo chieste, ad esempio, cosa accade a chi ha un progetto curatoriale nel cassetto, una ricerca da implementare? Relevo aspira a diventare una vetrina di progetti non realizzati ma realizzabili, dando la possibilità al pubblico di incuriosirsi e conoscere gli artisti attraverso la lente critica dei curatori per mettere a frutto questo momento di pausa e di difficoltà».

Come si struttura la vostra programmazione e qual è la vostra strategia comunicativa?

«Ogni mostra su Relevo rimane online per un periodo limitato: concentriamo la comunicazione e la promozione di una mostra in un tempo circoscritto. La prima mostra, “Boundaries, era una personale dell’artista pakistana Amber Hammad: per un mese sul nostro canale Instagram abbiamo dedicato diversi post alla figura dell’artista e della curatrice Mehnaz Mia, approfondito le diverse opere. Stiamo utilizzando anche il canale LinkedIn, per divulgare il materiale e la bibliografia di riferimento.

Quando una mostra è terminata, si sposta dalla homepage del sito all’archivio digitale. La nostra strategia di comunicazione, sia sui social che sul sito ufficiale, muta a seconda della mostra: cerchiamo di comunicare e valorizzare al meglio il concept attorno a cui ruota il lavoro dell’artista e del curatore. Abbiamo anche una newsletter che mandiamo regolarmente ad un gruppo di contatti del team e ai nuovi subscribers tramite il sito, e il lancio di ogni mostra è accompagnato dal comunicato scritto dal curatore».

Quali sono, secondo voi, le concrete potenzialità del progetto in termini curatoriali?

«Il progetto offre la possibilità a professionisti dai diversi livelli di esperienza di curare la propria mostra dalla fase di ideazione all’allestimento. Pur non trattandosi di mostra fisica, il curatore deve seguire tutti gli stessi passaggi che richiederebbe una galleria reale, dalla selezione degli artisti e delle opere alla scrittura i testi critici, fino all’allestimento. Inoltre, il digitale offre la possibilità di sviluppare un progetto più ambizioso di quello che le risorse di molti professionisti potrebbero permettere. Si possono scegliere degli ambienti espositivi che nella realtà sarebbe difficile ottenere, come la ricostruzione della moschea nel caso della mostra di Amber Hammad. Naturalmente è un modo per ragionare su accostamenti che nella realtà comporterebbero notevoli costi di trasporto e assicurazione. Un’altra potenzialità del progetto si esprimerà nel tempo col succedersi di mostre e contributors: l’obiettivo è quello di creare un nuovo network di settore dove i partecipanti potranno non solo trovare nuove occasioni di collaborazione, ma anche promuovere la propria ricerca tramite nuovi canali. Infine, Relevo include la possibilità di ricevere un supporto economico in caso di vendita delle opere sia per gli artisti che per i curatori».

Come si colloca la vostra proposta rispetto al tema dibattuto delle mostre online e delle gallerie virtuali?

«Il digitale per noi è un “means to and end”: non stiamo cercando di rivoluzionare i mezzi digitali delle viewing room online, ma piuttosto di renderli accessibili a diversi professionisti del settore, specialmente emergenti.

Sappiamo bene che il digitale e il virtuale non possono sostituire l’esperienza fisica dell’opera e che non tutte le opere si prestano a rendering di questo tipo. Relevo è come una vetrina di progetti e ricerche: i curatori possono osservare altre esperienze in corso e allo stesso tempo misurarsi con nuovi approcci curatoriali, mentre gli appassionati d’arte e i collezionisti possono riscoprire le opere nel loro inquadramento critico. Allo stesso modo, gli artisti, che possono trovare un’occasione di visibilità e mercato.

Su Relevo ogni mostra online è diversa, gli spazi sono sempre nuovi e adattati in base all’esigenza dei curatori: la cura e l’attenzione che il team dedica ad ogni progetto è finalizzata a far emergere le relazioni tra lo studio, la ricerca critica e lo spazio in cui la mostra ha luogo, relazioni che spesso si perdono nelle mostre online, quando tutto si risolve nell’anonimato di un virtual tour tra pareti bianche e negli slideshow delle opere».

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