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San Stomak: il rituale collettivo di Antoni Miralda arriva a Napoli con Flip Project
Progetti e iniziative
di redazione
Oggi, 16 ottobre 2025, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione promossa dalla FAO, Flip Project presenta San Stomak, un progetto dell’artista catalano Antoni Miralda e della sua fondazione FoodCultura. L’opera, ispirata a un ex voto napoletano e sviluppata in collaborazione con gli architetti catalani Flores & Prats, prende forma come una grande processione collettiva che attraverserà la città di Napoli fino allo spazio Flip Project, dove sarà collocata l’immagine di San Stomak: un reliquiario destinato a raccogliere le offerte dei partecipanti.
In vista dell’evento, abbiamo intervistato Federico Del Vecchio, fondatore e curatore di Flip Project, per approfondire la storia e la visione dello spazio e scoprire il significato simbolico di San Stomak, che nel 2026 proseguirà il suo viaggio verso Venezia come parte dello STMK TRIP.

Flip Project è uno spazio indipendente che da anni contribuisce a rinnovare la scena artistica partenopea. In che modo si differenzia dagli altri spazi indipendenti italiani e quale pensa sia il suo contributo più specifico alla comunità artistica?
«Flip Project si differenzia da molti altri spazi indipendenti italiani soprattutto per il suo approccio nomade e per la rete internazionale che è riuscito a costruire negli anni. A differenza di realtà che operano in modo più stanziale e localizzato, Flip nasce dall’esperienza dei suoi fondatori (attualmente rimango l’unico fondatore attivo), che hanno sviluppato una pratica curatoriale e artistica itinerante, con radici a Napoli ma ramificata in molte città europee e oltreoceano.
Fin dall’inizio, Flip ha ricevuto inviti a partecipare a progetti in diversi contesti, sia indipendenti che istituzionali, come Toronto, Vienna, Stoccolma, Chicago e, più recentemente, Colonia, oltre che in sedi prestigiose napoletane quali la Fondazione Morra Greco e il Museo Madre. Allo stesso tempo ha operato attivamente nel tessuto sociale locale, con iniziative come Fetischisme and Lemon Soda, che ha trasformato lo storico chiosco di ‘Rafel o’ merican – Bror e’ purp’ e il contesto circostante in un’arena sociale».
Questa mobilità e apertura al dialogo internazionale rappresentano il cuore del progetto: Flip non si limita a proporre mostre, ma crea piattaforme di discussione e collaborazione, costruendo relazioni che superano i confini geografici. L’intenzione è sempre stata quella di far nascere progetti che si sviluppano nel tempo, basati su processi condivisi e scambi culturali, più che su esposizioni effimere – pur senza escluderle.
Il contributo più specifico di Flip alla comunità artistica partenopea e oltre è proprio questa capacità di fungere, insieme ad altre realtà, da ponte tra contesti locali e internazionali, introducendo un respiro più ampio nel panorama culturale napoletano, spesso segnato da risorse quasi inesistenti e difficoltà economiche. Infatti, nonostante le mille difficoltà e l’ormai ben noto over labour non retribuito nel mondo dell’arte, Flip si ostina a mantenere le sue radici a Napoli — città estremamente faticosa, anarchica e “porosa”, ma allo stesso tempo stimolante ed esotica — diventando così, in quasi quindici anni di attività, uno degli artist-run space napoletani più longevi, inserito in una fitta rete di colleghi, artisti e curatori, a livello nazionale e internazionale».



Può raccontarci com’è nata l’idea di San Stomak e qual è il suo significato simbolico?
«La prima volta che Miralda inizia a parlare di Sant Stomak é nel 2008 nella pubblicazione Power Food Lexicon, nata a partire di un progetto presentato a Es Baluard (Palma de Mallorca).
Nasce dall’interesse per l’alimentazione e per l’alicamento: una parola da lui creata e che fonde alimento e medicamento; ossia tutti quegli alimenti che lungo la storia sono serviti per curare o per controllare i nostri corpi e prestazioni in funzione della produttivitá, dalla medicina tradizionale cinese fino agli energy drink e agli integratori alimentari.
Decide quindi di istituire il giorno di Sant Stomak il 16 di ottobre in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Alimentazione dichiarata dalla FAO , con l’idea di partecipare attraverso una celebrazione di carattere rituale e performativa, al dibattito globale sul cibo e le contraddizioni che lo circondano (fame e obesità, malnutrizione contro cibi ultraprocessati, turismo contro diaspora…), tenendo sempre presente il vasto insieme di credenze, valori, tradizioni, tecniche e rappresentazioni legate al cibo. San Stomak è un’iconografia essenziale, anatomica, che fa parte del ciclo vitale. Simbolicamente rappresenta la digestione, sia metabolica sia della realtà che ci circonda».


Il prossimo anno San Stomak approderà a Venezia. Potete anticiparci qualcosa su questa nuova tappa e su come cambierà il progetto nel dialogo con un contesto così diverso da quello napoletano?
«Quest’anno per la sua 17ma edizione abbiamo deciso di organizzare un STMK TRIP in Italia partendo dalla cittá di Napoli. Lo STMK TRIP nasce da un interesse di Miralda per il concetto di viaggio, movimento e intercambio, tanto di persone quanto di alimenti, cosí come per i mezzi usati per spostarsi.
Le processioni si caratterizzeranno ogni volta per un mezzo di locomozione differente che in qualche modo rappresenta la cittá e caratterizza i tempi e i movimenti nello spazio pubblico: a piedi a Napoli, in auto a Roma e in barca a Venezia. Il rituale delle offerte è invece lo strumento principale di connessione con l’alimentazione e la partecipazione locale.
Sant Stomak infatti è essenzialmente un recipiente, un contenitore…L’importante è ciò che sarà offerto dai partecipanti. Può emergere quindi una connessione con il territorio locale: ingredienti, ricette, strumenti per la cucina connessi con le radici scomparse recentemente a causa dell’invasione turistica, che ormai fanno parte del passato o, al contrario, che continuano a vivere nei nostri abituali comportamenti quotidiani. O, perché no, alimenti, ricette etc. nate dall’interazione con comunità e collettivi diversi o appena arrivati».















