29 dicembre 2020

‘Silenzio’, il progetto della galleria Giorgio Galotti. Intervista al gallerista

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Un viaggio utopico che dal virtuale torna al reale, tra produzione di pensiero, sostegno agli artisti e alla galleria, con l'obiettivo di riappropriarsi del reale

Gaia De Megni, Silenzio, 2020, courtesy l'artista e Giorgio Galotti

Da novembre 2020 a gennaio 2021 la galleria Giorgio Galotti presenta il progetto ‘Silenzio’ in cui «alcuni artisti sono invitati a generare immagini per creare un viaggio utopico. I contributi vengono pubblicati via Instagram, poi stampati in un laboratorio fotografico e raccolti in un album che assume le sembianze del ricordo di un viaggio mai accaduto, divenendo così una mostra silenziosa da sfogliare.
A discrezione degli artisti le immagini potranno essere disponibili per essere acquistate a un prezzo popolare, per sostenere gli artisti e la stessa galleria».

«L’intenzione è inoltre quella di stimolare una condizione di riabilitazione di un sistema messo in pausa, partendo dalla produzione del pensiero, elaborando lo sviluppo di un rapporto umano e infine producendo l’immagine attraverso l’aiuto degli artigiani necessari per materializzarla nella realtà», ha spiegato il gallerista.

Il progetto può essere seguito sulla pagina Instagram della galleria, gli artisti che hanno già presentato le proprie opere sono Thomas Kratz, Gianni Ferrero Merlino, Renata De Bonis, Andrea Noviello, Gaia De Megni, Ettore Favini, Andrea Magnani, Andrea Romano, e sono in in arrivo i lavori di Marissa Lee Benedict, Daniel Gustav Cramer, Anders Holen, Beatriz Olabarrieta, Giovanna Silva, Tyra Tingleff.

Renata De Bonis, Silenzio, 2020, courtesy l’artista e Giorgio Galotti

Il progetto “Silenzio”

«Gli artisti partecipanti sono stati via via svelati nel tempo, lasciando la possibilità a ognuno di estendere l’invito a un altro artista, dando così vita a una catena collaborativa simile a quella che si crea nell’organizzazione di un viaggio tra amici», ha ricordato la galleria.

«Ad ogni artista è stato richiesto di inviare un’immagine che racconti il ‘silenzio’. Fino a gennaio le immagini sono pubblicate sui canali web della galleria e poi stampate in un laboratorio fotografico su carta crystal archive supreme in formato 15×10 cm, per comporre un album di ricordi di un viaggio mai accaduto, dando vita a una mostra portatile.
Le immagini sono anche un’edizione limitata, da acquistare a un prezzo accessibile, per supportare gli artisti e il sistema a non fermarsi. Ogni esemplare, infatti, viene fornito di cornice fatta a mano e spedito al destinatario per continuare a movimentare la catena di produzione», ha aggiunto la galleria. (Per informazioni sulle opere potete scrivere a hello@giorgiogalotti.com).

Gianni Ferrero Merlino, Silenzio, 2020, courtesy l’artista e Giorgio Galotti

Intervista a Giorgio Galotti

Come è nato il progetto “Silenzio” e quali sono i suoi obiettivi?
«Da una necessità e da una contingenza. La prima scaturita da una forma di resistenza e dall’intenzione di offrire agli utenti della galleria la possibilità di relazionarsi con un viaggio utopico, attraverso immagini che raccontano atmosfere e suggestioni visive motivate dall’afonia momentanea degli artisti che li propongono, trattando la tematica del silenzio come senso di privazione delle espressioni ma anche come momento di riflessione.
La seconda è invece riconducibile alla dimensione delle gallerie oggi, in cui è davvero difficile realizzare qualcosa che possa concretizzarsi dal vivo senza subire alterazioni dettate da eventi di forza maggiore. Il reale in questi tempi non puó fare a meno del virtuale, che ci sta aiutando moltissimo, almeno a sentirci meno soli».
Come avete scelto gli artisti invitati?
«Come nel caso del progetto “Pensiero Magico” presentato a marzo, anche “Silenzio” parte dalle relazioni personali. In questo caso c’è una stretta correlazione tra il tipo di ricerca degli artisti invitati e la tematica trattata.
Sono partito dagli artisti della galleria e ho chiesto loro di invitare ognuno un compagno di viaggio.
Ogni immagine poi, dal virtuale passa al reale, attraverso la stampa in un laboratorio fotografico che ci aiuta nella realizzazione, andando a comporre un album di ricordi di un viaggio mai accaduto e un’edizione limitata prodotta dalla galleria, acquistabile a un prezzo accessibile per sostenere gli artisti».
Anders Holen, Silenzio, 2020, courtesy l’artista e Giorgio Galotti
Quali sono, secondo Lei, in questo momento, le necessità più urgenti degli artisti e delle gallerie?
«Credo abbiamo tutti necessità di tornare a progettare qualcosa che possa prendere forma dal vivo con un pubblico adeguato a quegli sforzi, rispettando i tre momenti sacri del nostro mestiere: l’ideazione, la produzione e la partecipazione.
Sebbene i primi due continuino a esistere, la mancanza del terzo aspetto sta mettendo a dura prova l’intero il sistema perché il “mostrare” un’opera non vuol dire solo renderla pubblica ma anche consacrarla come forma di pensiero oltre che di espressione, scaturendo fantasie, apprezzamenti e critiche che servono all’opera stessa ad esistere. Pubblicare un contenuto su un social network non ha nulla a che vedere con il momento della partecipazione, con il trovarsi a tu per tu con l’opera d’arte, la sua energia, la sua tensione, la sua dimensione. Passaggi a mio avviso fondamentali, che uno schermo o dei visori 3D non sono in grado di trasmettere, almeno per ora».
Quali saranno i prossimi appuntamenti o le prossime mostre in galleria? 
«In cantiere ci sono diversi progetti, alcuni più ambiziosi altri più tradizionali, ma in questo momento sappiamo che le priorità sono altre, quindi per ora il lavoro della galleria è concentrato sulla riorganizzazione del materiale e sullo studio di vie alternative.
A inizio 2021 presenteremo il nuovo sito e la nuova identità grafica proprio per voltare simbolicamente pagina in attesa di tornare a mostrare il nostro lavoro dal vivo».

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