26 luglio 2008

TUTTO IL RESTO È NOI

 
Da artisti a curatori. Lavora sulla memoria e sul residuo il progetto sviluppato dal collettivo indiano Raqs per l’ex Alumix di Bolzano. Dal Sub al Vecchio Continente, “respirando” sull’asse del Mediterraneo...

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Cosa vi piace più di Manifesta rispetto agli altri eventi internazionali d’arte contemporanea ai quali avete preso parte, da Documenta alla Biennale di Venezia?
Abbiamo partecipato a Documenta 11 e alla Biennale come artisti, mentre a Manifesta saremo curatori. I due ruoli hanno differenti pregi: come artisti abbiamo materializzato delle opere, mentre come curatori diamo forma al contesto per cui le opere saranno create. Siamo eccitati dal percorso che abbiamo intrapreso e siamo curiosi di vedere come si evolverà nei mesi di apertura dopo l’inaugurazione.

Qual è lo spirito del vostro progetto per l’ex Alumix a Bolzano?
L’idea di “residuo” è il respiro che anima quello che abbiamo cercato di articolare. Per “residuo” intendiamo la realtà materiale e l’energia che segue ogni trasformazione: un elemento che permea il luogo, sotto forma di traccia, a ricordo di un evento o di un processo di evoluzione. In qualche modo ciò significa dare voce alla memoria, resistere all’oblio e all’amnesia. Inoltre questo significa rallentare il ritmo, dare la giusta attenzione ai processi in quanto tali; cosa, questa, che noi troppo spesso trascuriamo. Il titolo del nostro evento, The Rest of Now, indica con “rest” entrambi gli aspetti: l’idea di rimanenza e l’idea di pausa, elementi che ci permettono di riflettere profondamente su ciò che noi normalmente trascuriamo, concedendoci al contempo una pausa, un respiro.

Raqs Media CollectiveQuali sono le opere più interessanti del vostro percorso, e come le avete innervate l’una con l’altra?
Si vedono sculture fatte con videocassette rotte, ponti che non portano da nessuna parte, meditazioni in alluminio, una torre d’acqua che scompare, la memoria lucida e umida di una salma, un centralino telefonico che parla al contempo di una guerra distante e del battito cardiaco di un ballerino stremato. Ci sono testimonianze di persone che restano, di persone che sono sfrattate, di persone che immaginano mondi mentre lavorano, dei semi di idee. Ma non vogliamo privarvi del gusto della sorpresa, associando i nomi alle opere: vorremmo invitarvi a scoprire da soli i lavori e le loro connessioni, consci del fatto che artisti e opere parlano in modo eloquente, avendo seguito il nostro invito a riflettere su parole come residuo, memoria, e i modi in cui il mondo è fatto e disfatto attraverso il lavoro.

Uno sguardo al territorio e alla sua comunità: quanto hanno influito nel vostro lavoro il paesaggio, la storia e la gente del Trentino Alto Adige?
La lunga strada che connette il Mediterraneo (e, con esso, l’Africa e l’Asia) all’Europa centrale e settentrionale passando attraverso il Trentino Alto Adige è un asse attraverso il quale merci, persone e idee sono transitate per migliaia di anni. Nel fare questo, si è dovuto valicare le alte Dolomiti, scavare gallerie, navigare controcorrente in rapidi corsi d’acqua e superare sempre nuovi limiti. Si è assistito all’ascesa e alla caduta di imperi, alla prosperità e alla decadenza di nazioni, a piccoli e grandi terremoti. Il risultato è un mosaico di lingue e culture, un perdurare di diatribe storiche, un presente turbolento e molti scenari futuribili. La nostra ricerca curatoriale è ispirata a tali complesse vicende e si concretizza in un’esposizione che, come la religione, vuole segnare una frontiera ma anche un punto d’incontro dal quale guardare il mondo, ove l’introspezione non è un moto contraddittorio, ove le fortezze e le fabbriche scoprono che la guerra e la produzione non sono gli unici imperativi possibili, ove la memoria può dialogare con la speranza, ove il residuo e l’imminente possono condividere un paradosso lavorando in stretta solidarietà.

Cosa pensate della scena artistica locale?
Abbiamo avuto incontri interessanti con artisti e istituzioni attivi sul territorio, apprezzando in particolar modo le scelte innovative intraprese da Museion. Walter Niedermayr e Stefano Bernardi sono due artisti locali coinvolti nel nostro progetto con due lavori molto forti, uno fotografico e l’altro sonoro. Il nostro assistente curatore, Denis Isaia, è pure molto attivo sul territorio e sta sviluppando un ricco programma di eventi che avranno luogo sempre all’ex Alumix.
Nikolaus Hirsch & Michel Müller - Cybermohalla Hub - 2007 - prototipo architettonico, materiali vari
Quant’è importante nel vostro lavoro la poetica del riuso di materiale preesistente, in chiave evocativa?

Come detto, non è tanto il riuso, quanto il residuo che ci interessa. Il residuo è intriso di poetica. Ricorda ciò che rimane dei processi di trasformazione, ciò che non può essere espresso come in un’operazione aritmetica. Significa un nodo immortale piuttosto che una semplice legatura e anche una certa attenzione per il lavoro della memoria e gli affetti che la memoria evoca quando riesce ad evadere dai posti nascosti della nostra coscienza.

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a cura di duccio dogheria

*articolo pubblicato su Exibart.speciale Manifesta. Te l’eri perso? Abbonati!


dal 19 luglio al 2 novembre 2008
Manifesta 7 – The rest of now
a cura di Raqs Media Collective
Ex Alumix
Via Alessandro Volta, 11 – 39100 Bolzano
Orari: da lunedì a domenica ore 10-19; venerdì ore 10-21
Ingresso: € 15
Cataloghi Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0461493670; info@manifesta7.it; www.manifesta7.it

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