31 maggio 2011

Ara Pacis chiama Farnesina. Quando il collezionismo diventa res publica

 
La collezione della Farnesina per la prima volta a disposizione del pubblico con cento opere tra pittura, scultura, design dei più grandi nomi della storia dell'arte italiana da un secolo a questa parte. Figure iconiche e oggetti d'uso comune esposti nel Museo dell'Ara Pacis, in cui tutte le generazioni di visitatori potranno identificarsi con orgoglioso patriottismo…

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Sono presenti all’appello tutte le correnti artistiche italiane, dal Futurismo con Depero  (Fondo, 30 marzo 1892 – Rovereto, 29 novembre 1960) all’Informale con Turcato (Mantova, 1912 – Roma, 1995) passando per l’Astrattismo di Vedova (Venezia, 9 agosto 1919 – Venezia, 25 ottobre 2006), in questa mostra che non poteva assolutamente mancare nel centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, un’occasione per dimostrare che la cultura italiana oltre ad essere un mezzo di coesione sociale, è anche, citando il Ministro Frattini: “uno strumento di politica estera tout-court“. 

La Farnesina, sede del Ministero degli Affari Esteri dal 1959 ha una lunga storia di collezionismo che risale agli anni ’60, periodo in cui avvennero le prime acquisizioni a seguito di un concorso statale, e che prosegue ancora oggi, nel ruolo di committente e promotore di artisti emergenti con la Collezione Farnesina Experimenta (2008) e la neonata Collezione Farnesina Design (2009), quest’ultima con lo scopo divalorizzare le opere d’ingegno industriale che distinguono il tratto italiano. Le Collezioni erano state già esposte al pubblico in molte città del mondo, ma mai nella loro completezza storica come questa volta. Nella prima sala arti figurative e design si alternano senza un principio apparente quasi a comunicarci che il germe della passione creativa ha contaminato tutti i settori del vivere quotidiano; così L’amante morta di Arturo Martini (Treviso, 11 agosto 1889 – Milano, 22 marzo 1947)  pare quasi bramare la serie di vasi di Richard Ginori firmati da Giovanni Gariboldi (Milano, 1908 – Milano, 1961), mentre la Pomona di Marino Marini (Pistoia 1901 – Viareggio 1980) guarda beatamente gli orologi di Progetti S.r.l., come se avesse accettato di buon grado la sua divina immobilità. A far da guardia alla sala, due imponenti bronzi di Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge, USA, 1969) mentre suo fratello Afro apre la parete destra del corridoio di sinistra con Le città d’America.

Tra lampade di Venini e decollage di Rotella (Catanzaro, 1918 – Milano 2006) arriva la risposta a coloro che accusano l’arte contemporanea di non avere più niente da dire e a chi teme il momento storico in cui il made in Italy verrà messo in crisi dalla spersonalizzazione delle produzioni di massa. La chiave di volta è comprendere che la creatività non sempre è sinonimo di novità, e tutto può essere arte se interpretato con estro e fantasia, parafrasando Ugo Foscolo.

Nella sala in fondo L’Etrusco di Pistoletto (Biella, 1933) richiama all’attenzione con il silentio manu lacere, ricordandoci che la storia dell’arte italiana di oggi si regge sulle spalle dei giganti.

Nella parete opposta troviamo Oliviero Rainaldi (Caramanico Terme, 1956), un nome di cui stiamo sentendo molto parlare in questi giorni a causa della bagarre che la sua statua del Papa Giovanni Paolo II alla stazione Termini continua a suscitare. Qua è presente con la toccante scultura Caduti.

Ci sono persino un’avveniristica vetrina per gelati rotante, una moto Ducati Diavel e due modellini in legno della Ferrari Dino (1960) e della Maserati Birdcage (2005) dall’inconfondibile design Prininfarina (Torino, 1930).

Nel padiglione centrale una mostra nella mostra, all’ingresso il Libro d’oro di Arnaldo Pomodoro (Morciano di Romagna,1926) scultura commissionata nel 2008 in memoria dei caduti italiani all’estero. Un video, correlato da filmati inediti dell’Istituto Luce, spiega la storia del Palazzo dal primo progetto del 1935 fino alla destinazione attuale. Mentre in un’altra stanza Philippe Daverio vi racconterà aneddoti curiosi in una puntata di Passepartout, programma televisivo condotto dal critico d’arte. 

Prendetevi un po’ di tempo e  cogliete questa chance di lasciarvi stupire guardando sotto una luce diversa, da quella meramente istituzionale, un Palazzo con un passato di vicende artistiche sorprendenti.

 

a cura di ilaria carvani

dal 20 maggio al 3 Luglio 2011

Il Palazzo della Farnesina e le sue collezioni

a cura di Angelo Capasso, Renza Fornaroli e Roberto Luciani

Museo dell’Ara Pacis

Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli) – 00100 Roma

dal martedì alla domenica ore 9.00 -19.00. La biglietteria chiude alle ore 18.00. Chiuso il lunedì

Biglietto d’ingresso € 9.00 intero – € 7.00 ridotto

Per i cittadini residenti nel Comune di Roma (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza): € 8.00 intero – € 6.00 ridotto

Gratuità e riduzioni

Ingresso ridotto con il biglietto del parcheggio di Villa Borghese

www.arapacis.it

Catalogo

Il Palazzo della Farnesina e le sue collezioni

Luciani R.

2011, 300 p., brossura

Editore: Palombi Editore

[exibart] 

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