21 giugno 2011

Crack! Fumetti dirompenti

 
Non sempre servono sponsor, finanziamenti, gallerie impomatate o critici famosi per fare una mostra di successo. Alle volte bastano un corridoio umido e tanti bravi artisti. Ricognizione al Forte Prenestino di Roma in occasione di "Crack! Fumetti dirompenti"...

di

Sotterranei umidi, ottocenteschi, che riportano alla memoria la ridotta della Fortezza Bastiani, quella de “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati, tanto per intenderci. Con l’umido un’impressionante corrente d’aria che tutto agita, ivi compreso il fumo delle sigarette degli astanti, almeno finché il pubblico non diventa talmente numeroso da bloccare l’aria, il fumo ed anche l’umido, creando un tepore corporale, una temperatura ambiente-massa. Su tutto l’odore di cucinato che si spande dai locali della cucina-birreria. Ed ancora cani dispersi che cercano i padroni, proiettando qui e là effluvi corporali. Di certo al MACRO non sarebbe mai successo.

Eppure, nonostante il lato folklorico, la visita al Forte Prenestino di Roma in occasione della sesta edizione di Crack! Fumetti dirompenti, è stata particolarmente proficua. Tanta gente, giovani e meno giovani, che si aggirava tra i camminatoi del forte; nel pubblico, persone competenti che sapevano ben giudicare. Gli artisti, poi, tutto erano tranne che lo stereotipo del ragazzone un po’ sfigato che, inveceChildrens of the night - (Little) Nurse with wound. foto di Cristiano Mancinidi lavorare e di farsi una famiglia, abita con mamma e papà, divora fumetti, esprime se stesso nell’onanismo e, a sua volta, disegna storie.

Presenti invece (almeno nel 90% dei casi), artisti veri e propri, capaci di dare vita a creazioni ineccepibili da un punto di vista estetico che si possono definire “fumetto” solo parzialmente, sconfinando e contaminando i generi. Persone capaci di far trasparire, dal tratto, una originale riflessione di carattere culturale.

Un miracolo se pensiamo al fatto che la partecipazione a Crack! Fumetti dirompenti non è soggetta a selezione e basta proporsi per esporre. La democrazia applicata all’arte, nella sua forma pura, ha dato buoni frutti; la selezione è stata autoimposta dagli stessi autori che sono stati capaci, in alcuni casi, di creare vere e proprie micromostre, perfettamente coerenti dall’inizio alla fine.

Qualche esempio: Cristiano Mancini, artista romano, ha presentato le sue due linee che confinano con l’universo del fumetto, quella dei Demoni ed i Childrens of the night. L’artista francese Rémi ci ha invece deliziato con le sue macchine artistiche del ciclo Panorama ad alimentazione mista elettrico-muscolare. Veronica Felner, infine, artista brasiliana trapiantata a Berlino, che ha presentato un vero e proprio “panorama” di due metri per tre.

Childrens of the night - Bloody Devo. foto di Cristiano ManciniCerto il cosiddetto “sistema dell’arte” storcerebbe il naso: artisti senza curatore, curatori senza gallerie, opere vendute (perchè le opere venivano realmente vendute) a pochi spiccioli e non agli esorbitanti prezzi delle gallerie tradizionali, tanti artisti fuori da una prezzolata e costosissima fiera, nessun mecenate, nessuna impresa partner, nessun finanziamento statale!

Eppure è indubbio che Crack! da un punto di vista espositivo e di pubblico abbia funzionato e che abbia funzionato molto più di una galleria o di una fiera. Un motivo in più di riflessione per gli addetti ai lavori “seri”, un invito a scegliere giovani, piuttosto che riproporre sempre gli stessi nomi o gli stranieri che arrivano in Italia già intronati. Con questo un invito, anche, a rivedere totalmente le strategie di marketing e di comunicazione, che hanno come target un pubblico che, oramai, non esiste più.

Insomma che Crak! Fumetti dirompenti, possa essere di monito e di esempio agli uomini del “sistema dell’arte”. Alle volte per allestire un successo basta poco, veramente poco …

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a cura di Mario Michele Pascale

dal 16 al 19 giugno 2011


Crack! Fumetti diromenti – sesta edizione


Forte Prenestino


Roma

www.crack.forteprenestino.net

[exibart]

2 Commenti

  1. Noto che l’autore dell’articolo ha fondamentalmente indirizzato il testo a favore di una comparazione tra ciò che chiama “sistema dell’arte” e l’ambiente del Forte Prenestino tralasciando aspetti più oggettivi e meritevoli quali i temi e gli artisti di questa edizione.

    Sembra quasi che le “rivoluzioni dell’arte” del XX secolo siano state dimenticate e la pop art ci circondi solo per il suo aspetto commerciale dopo che – a distanza di 50 anni – il “sistema” l’ha finalmente integrata all’interno suo complesso organismo, con l’onere di doversi egli stesso adattare a tale rivoluzione concettuale.

    Pertanto, il Crack! concettualmente rifiuta le strategie di marketing e di comunicazione perchè non sono previste, sono fuori dalla logica stessa del Crack! quanto l’idea di selezione artistica. Così come il Crack! non è una galleria, i cani, il fumo, il cibo, la musica ecc sono protagonisti del Festival quanto le opere, e tutto ciò viene trainato dalla partecipazione attiva degli artisti (e dei non-artisti).

    Il Crack!, come (mi) è stato detto più volte, non va visitato, al Crack! bisogna partecipare: solo così si può capire che il festival appartiene ad un altro, ennesimo “sistema dell’arte” nel quale non v’è spazio a grandi nomi strappati a qualsiasi costo e/o qualsivoglia etichette di categoria.
    Mi viene d’aggiungere, dopo questa edizione, che questo successo non è affatto un miracolo, è la “dirompente rivoluzione”.

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