27 febbraio 2001

Dopo una lunga caccia, ecco ritrovata l’Artemide marciante

 
In occasione della Settimana della cultura, sarà presentata al pubblico l’”Artemide marciante”, statua romana recuperata dopo anni di indagini: da domani 28 febbraio al Vittoriano di Roma...

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Dal 28 febbraio, al Complesso del Vittoriano, sarà possibile ammirare questa splendida copia romana di un originale bronzeo greco del I d.C..
Realizzata in epoca ciceroniana, probabilmente per essere collocata in uno dei famosi Horti che circondavano l’antico nucleo abitato di Roma, questa splendida scultura rappresenta Artemide, la dea della Caccia. Alta poco meno di 120 cm, è in perfetto stato di conservazione, anche se mancante degli avambracci.
La storia del suo ritrovamento è affascinante come un giallo, e testimonia di quali coperture internazionali goda il mercato illegale dei pezzi d’arte, ma è anche una forte testimonianza delle capacità investigative del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri.
Durante l’operazione Gerione conclusasi nel 1995, durante la quale i Carabinieri recuperarono circa mille reperti, saltò fuori una fotografia polaroid della Artemide. Messi sulle sue tracce, i Carabinieri scoprirono che la statua era stata ritrovata fortuitamente da alcuni tombaroli nel 1994, durante uno scavo illegale nella zona di Caserta. L’importanza del reperto mise in difficoltà gli scopritori, abituati a gestire pezzi meno “impegnativi”, che subito la cedettero a trafficanti svizzeri di alto livello. Questi cercarono dapprima di piazzare la statua in Giappone, mercato relativamente nuovo e aperto verso l’arte occidentale, sia essa antica che moderna. In questo caso però, le trattative non andarono a buon fine, e i trafficanti si rivolsero allora al mercato statunitense, dove trovarono un collezionista di New York disposto a pagare la cifra di circa 5 miliardi di lire pur di aggiudicarsi la statua. Il compratore dovette apprezzare così tanto la scultura, da chiederne anche una copia da esporre in giardino.
Nel frattempo però i Carabinieri, posti sulle tracce dei trafficanti, esercitarono una pressione tale che questi cercarono di depistarli, facendo ritrovare, nella zona di Avellino, una copia quasi perfetta dell’originale romano. Questa copia fu eseguita da un abilissimo artigiano romano, un “marmoraro” del cimitero romano del Verano, che, per la somma di 25 milioni, eseguì la copia basandosi unicamente sulle fotografie. Il risultato del lavoro fu così perfetto, da lasciare inizialmente nel dubbio i Carabinieri ed alcuni esperti. La scultura venne presentata anche a Federico Zeri, che subito la catalogò come una copia. A questo punto i trafficanti, avendo compreso di non essere riusciti a depistare gli inquirenti, e sentendosi troppo vulnerabili, decisero di far ritornare la statua in Italia, facendola passare dalla Svizzera. Al collezionista, per risarcirlo in qualche modo, fu donata una copia.
La storia dei viaggi compiuti dalla scultura, prima in Svizzera, poi in Giappone, poi Stati Uniti, nuovamente Svizzera ed infine Italia, pone pesanti dubbi sull’efficacia dei controlli doganali, e sottolinea la potenza delle coperture di cui gode il traffico illegale di opere d’arte.

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silvia giabbani

[exibart]

7 Commenti

  1. il caso dell’Artemide marciante è solo la punta dell’iceberg..che continuerà a restare sommerso se gli italiani non inizieranno ad interessarsi un po’ di più ai propri tesori,che tra l’altro possono dare occupazione:e finchè i beni culturali, per certe persone, saranno solo merce di scambio ,svenduti per ‘pochi’ milioni a collezionisti che ne impediscono la pubblica fruizione ,la situazione non migliorerà . Potrà sembrare utopistico e banale, ma se tutti si sentissero un po’ proprietari di questi oggetti ,perchè sono parte della nostra identità , forse la mentalità inizierebbe a cambiare e con i ritrovamenti ‘casuali’ si preferirebbe arricchire la nostra cultura,piuttosto che le proprie tasche…anche perchè le grosse somme finiscono sempre nelle tasche di personaggi relativamente ‘puliti’ ( es. le case d’asta ) e mai nelle tasche dei tombaroli.

  2. Propongo un sindacato dei tombaroli per difendere i nostri diritti. Al motto “dateci quel che ci spetta!”, alla s.p.a. (Società Posteggiatori Abusivi) di Totò, sostitiamo la f.i.a.t. (Federazione Italiana Anonima Tombaroli). f.i.a.t. lux! (traduz.: “caccia la lampada che nun ce vedo nulla, qua sotto!”)

  3. questo non è un parere: è una richiesta di informazioni: perchè vedo le vostre pagine troncate? ad es. questa pagina la vedo fino a
    ” Vittor ” ( prima riga , che è per Vittoriano; e così tutte le altre righe e stampando anche peggio; con che risoluzione bisogna visualizzare le vostre pagine?
    io uso nescape4.5 ;grazie se vorrete cortesemente darmi un consiglio, perche mi succede quasi sempre ed è seccante
    ing. gianni bignardi

  4. Per Carabiniere doc e Tombarolo doc : Per caso mi state pigliando in giro….???? Va beh che sono di parte perchè le ‘anticaglie’ le studio,però io dicevo sul serio; forse sono stata un po’ melodrammatica ?? Si ?? Le mie idee però non cambiano.

  5. Sono d’accordo con te, Chiara; c’è poco da scherzare, il problema è molto serio. Per fortuna che i Carabinieri (quelli veri) lavorano bene. Purtropppo sono pessimista sul poter migliorare la mentalità della gente…
    Uno storico dell’arte “in erba”

    P.S.: interessante, sui “tombaroli”, l’articolo sul Giornale dell’Arte di marzo.

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