21 gennaio 2003

fino al 10.II.2003 Marco Bagnoli / Attilio Maranzano Roma, Academia Belgica

 
Uno disegna lo spazio con la luce, l’altro lo fotografa. Il risultato è un dialogo. Minimale ed intenso. Un’installazione di Bagnoli e due light box di Maranzano. Ed un consiglio, visitate la mostra all’imbrunire...

di

E’ meglio scegliere le ore del tardo pomeriggio per visitare la mostra nata dalla collaborazione tra un artista, Marco Bagnoli e un fotografo d’arte, Attilio Maranzano, attualmente all’Academia Belgica di Roma. Infatti, solo quando la luce naturale è quasi del tutto assente sarà possibile apprezzare la luce artificiale che anima e lega tutte le opere in esposizione. A cominciare da un rettangolo di carta semiopaca affisso sulla facciata di vetro dell’Academia, visibile ancor prima di entrare perché palpitante di un’intensa illuminazione rossa che riverbera sul pilastro antistante.marco bagnoli Osservandolo invece dall’interno della sala, la sua colorazione si smorza in un delicato tono di rosa, da cui emergono sottili calligrammi che lo fanno assomigliare ad un rotolo orientale. A ben guardare, questi arabeschi fitomorfi sono dati dalla grata della finestra le cui ombre si imprimono sulla carta tramite un fascio di luce: quasi come accade nel processo fotografico! Nella stessa sala si fronteggiano simmetriche due foto di Maranzano, precisamente due light box quadrati che riproducono la Decussazione enfatica di Bagnoli: su un fondo bianco si dispongono numerose semisfere blu e rosse di varie dimensioni che, proiettando la loro ombra, contraddicono l’impianto bidimensionale dell’opera. Attraverso la vetrata della sala attigua, osserviamo col naso incollato alla finestra quelle stesse semisfere che giacciono fuori su un pannello orizzontale bianco. In questo caso esse non sono un simulacro fotografico, ma concrete di scintillante ceramica: sembrano vivere di luce propria, a giudicare dall’alone che le circonda. Con una sapiente illuminazione le sferette irradiano specularmente la loro vivace e contrastante cromia all’interno, disegnando riflessi iridati sul pavimento. Ci sono ovvie somiglianze tra foto e opera, ma anche e soprattutto diversità che conferiscono a chi documenta i processi artistici una specificità nonmarco bagnoli sottoposta ad alcuna gerarchia. Il percorso culmina con la camera mortuaria, così definita ironicamente dal personale dell’Academia, ossia una stanza spoglia ed ordinaria come lo è la camera di uno studentato, in cui Bagnoli ha lasciato il suo segno ponendo sul letto un copriletto nero e affiggendo il manifesto Spazio x tempo, redatto per l’occasione. Da qui l’artista instaura un dialogo diretto con il visitatore, poiché sarà possibile interagire a proposito di questo scritto tramite il sito web dell’Academia.
Pur mantenendo le rispettive peculiarità, Maranzano e Bagnoli organizzano un’esposizione organica che sembra non avere un percorso privilegiato : il pubblico è libero di iniziare la visita come vuole. La luce e/o il concetto di soglia, di stare fra appaiono le coordinate lungo cui si sviluppa ciascuna opera. Il vetro delle finestre è un diaframma duro e invalicabile ma che con la sua trasparenza mette in comunicazione interno ed esterno, in accordo con i piacevoli effetti cromatici dell’illuminazione. Il manifesto stesso è un portale, un tramite che grazie al web permette un fecondo scambio di idee, così come la fotografia d’arte può essere il mezzo di conoscenza delle opere da parte del pubblico e quindi sta fra artista e spettatore.

articoli correlati
Jan Fabre
Primo Piano: su la testa!
Arte all’arte – Mario Airò e Maranzano

marina valentini
mostra vista il 16 gennaio 2003


Marco Bagnoli- disegno, Attilio Maranzano- fotografia, a cura di Antonella Soldaini. Academia Belgica, via Omero 8 (Flaminio, P.za Thorvaldsen), 063201889 www.academiabelgica.it, lun_ven 10-19 sab 10-13 (E’ preferibile comunque visitare la mostra all’imbrunire)

[exibart]

3 Commenti

  1. penso proprio di sì, a parte ovviamente la stanza col copriletto…effettivamente, ammesso che gli artisti siano d’accordo, andrebbe comunque ambientata in una struttura tipo studentato che abbia ampie porte vetrate.

  2. forse fin troppo trasposrtabile!!! 4 opere, anche se particolarmente significative, in uno spazio dove, dopo aver suonato più volte, un portiere si degna di aprirti seccato, borbotta che le opere sono (cito testualmente) “quella, quella e quella… e una stanza che hanno sistemato come volevano quelli là”…. beh definirla mostra mi sembra un po’ troppo….

    vale comuqnue la pena di essere vista….

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui