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India. È il titolo della doppia personale in scena alla Temple University Gallery di Roma. Per parlarne, Manuela De Leonardis sceglie Rupa Chordia – Samdaria e Simone Pellegrini: due nazioni e due modi di fare pittura, eppure questa mostra non è un gemellaggio.
Rupa Chordia-Samdaria (1978, Pune, India) è stata una studentessa della Temple University dieci anni fa, quando qui ha frequentato il primo anno del suo MFA. Dopo 12 anni torna a Roma per la sua seconda mostra. Come nota Shara Wasserman, sua insegnante all’epoca, oggi Rupa è un’artista cambiata: il colore diventa lo spazio del quadro e la linea cede e fa posto a un tratto più rarefatto.
Cosa rimane dell’India e del rapporto con la sua nazione e cultura? (Oggi vive tra Pune e l’Ohio). La miniatura, non intesa come piccola narrazione, ma perché in questa forma di grafica il colore parla il linguaggio dei simboli: guardando i lavori infatti, non sarà difficile scorgere la foglia d’oro. Cultura è anche ciò che fa parte del quotidiano, il cibo e gli odori che definiscono i rituali delle 24 ore umane. Rupa è cresciuta in una famiglia che si occupa da oltre mezzo secolo di spezie e nella cucina della sua casa «si cucinavano cinque tipi diversi di curry (…) io dovevo scegliere il colore, la tonalità, odorare e decidere quale era il migliore in base al colore». Adesso Rupa compie la sua scelta cromatica e olfattiva sul luogo a essa deputato per eccellenza.
L’accostamento di Simone Pellegrini (1972, Ancona) all’India è più evocativo: tornando alla miniatura, si scorge nelle sue opere un richiamo a quel racconto per “decorazione” che l’arte della pergamena ha inaugurato millenni orsono.
Prima di addentrarsi nei pittogrammi di Pellegrini, bisogna capirne la tecnica: esegue dei disegni a carboncino che poi trasferisce per pressione sulla carta da spolvero. Potrebbero esser spese infinite parole sulla dimensione che qui acquista il tempo: il tempo distrutto delle matrici iniziali, ad esempio, che sono solo funzionali al risultato finale. Interessa piuttosto il tempo per seguire (non capire), ciò che avviene in superficie: in questi lavori prevale un orientamento orizzontale, quindi sarebbe naturale l’accostamento all’idea di un rotolo che va prima dispiegato e poi decodificato. Invece è impossibile leggerlo per associazioni logiche, così come non è facile seguire un unico percorso visivo: si parte da un particolare antropomorfo, poi si è colpiti da un frammento di volto umano, ma tutto si resetta perché ci si trasferisce su un altro dettaglio ancora. Questo è più o meno quello che succede all’occhio quando si guarda uno dei lavori di Pellegrini.
Bestiari medievali? Manuali alchemici? Viene in mente il palinsesto della Chiesa di Santa Maria Antiqua ai Fori Imperiali, gioiello bizantino recentemente riaperto al pubblico. Ad oggi, il luogo più orientale di Roma.
Eleonora Minna
mostra visitata il 25 maggio
Dal 25 maggio al 10 giugno 2016
India
Gallery of Art, Temple University Rome
Lungotevere Arnaldo Da Brescia, 15 | 00196 Roma
Orario di apertura al pubblico: lun.-ven. 10-19
Info 063202808 www.rome.temple.edu