14 ottobre 2002

fino al 12.I.2003 Alessandra Tesi Roma, MACRO

 
Migliaia di perle sono lo sfondo per immagini di tema religioso. Schermo e video si fondono indissolubilmente coinvolgendo anche le pareti della sala in un gioco di riflessi e colori. Ad inaugurare la nuova stagione del Macro c’è anche Alessandra Tesi...

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Un sottile compiacimento cromatico che coinvolge il piano su cui sono proiettati i video anima da sempre i lavori di Alessandra Tesi . Questo è percepibile anche nella videoinstallazione presente in una delle mostre che inaugurano la nuova stagione del MACRO: una croce – di quelle che segnalano le farmacie – vibra, accendendosi e spegnendosi ad intermittenza, muta in stilemi geometrici, in un baluginare di verde acido e di giallo fosforescente. Lo schermo diventa parte integrante dell’opera, non più elemento passivo che subisce le immagini trasmesse; così l’esito cromatico diventa frutto dell’unione tra il fascio della proiezione e il supporto che lo riceve, realizzando in tal modo l’intento da sempre perseguito dall’artista di dipingere con la luce. E sarà stato sicuramente il suo soggiornare lungamente in Francia, a Parigi, ad averle suggerito Cattedrale 2002, ora visibile in una delle Sale Panorama al MACRO. La Francia è stata la patria degli impressionisti, che hanno eletto tra i soggetti preferiti i giochi della luce sull’acqua e i capolavori architettonici come le cattedrali. E’ stata anche la culla del Gotico, che ha sempre considerato la luce come precipua manifestazione divina. L’artista metabolizza tutti questi stimoli, unendoli al gesto tutto femminile, quasi artigianale, di comporre collane infilando perle di vetro diafane come l’acqua della Senna. Questa vezzosa operazione (per la verità, non estranea al suo percorso artistico che ha visto coinvolgere strumenti propri della bellezza femminile) porta però alla tessitura di una spessa cortina posta al centro della sala, su cui sono proiettate immagini di tonache blu intenso. Le riprese indugiano anche sulle calzature, sui riflessi del rosone, sui vapori dell’incenso, anziché indagare visi contriti e immersi in preghiera propri di un ambiente religioso. Il sottofondo di cori sacri si fonde con il rumore prodotto dalla collisione delle perle realizzando, anche dal punto di vista della percezione auditiva, quell’unione tra sacro e profano che sembra permeare questo lavoro. Il fascio di luce della proiezione incontra un piano scabro, non più bidimensionale ma privo di consistenza, che ondeggia ad ogni soffio d’aria . La luce che colpisce il vetro si scompone nei colori dello spettro e decora con il suo riflesso anche le pareti della sala. Ripropone le immagini del video sfumate, ricche solo della loro intensa cromia.

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Alessandra Tesi, a cura di Gianfranco Maraniello e Danilo Eccher
MACRO, via Reggio Emilia 54 (Nomentana, Porta Pia), 0667107900, mar_dom 9-19 ch lun, ingresso intero 5.16 euro, ridotto 4.13 euro, www.comune.roma.it/macro, macro@comune.roma.it, catalogo Electa 21 euro


[exibart]

7 Commenti

  1. non capisco sono sempre gli stessi viDdeo. hanno fatto una edizione del furla una biennale. eppoi…
    comunque le perline sono una produzione 3M. si chiamano scotch light. venivano usati negli anni 70. chi ricorda la salomè di carmelo bene, grandissima opera, ne può avere una reale memoria di utilizzo. molto più serio.

  2. Caro Internotre

    Guarda che qui c’è poco da capire.
    Dobbiamo accettare in silenzio le logiche perverse dei gruppi di potere che “muovono le cose”.

    Se i video della tesi devono essere cosa buona e giusta, devono esserlo per tutti. Intesi?

    I dubbi e le insinuazioni devi tenertele per te.

  3. In generale non capisco proprio voi: perché queste aspre polemiche, fine solo a se stesse che non propongono altro e perciò sterili.
    Ben vengano le critiche, ma costruttive, altrimenti solo vuote parole: criticare e non dare la soluzione è infantile.
    Semmai forse sarebbe il caso di fare degli appunti sull’articolo, riflettendo su alcuni passaggi:
    “stimoli, unendoli al gesto tutto femminile, quasi artigianale, di comporre collane infilando perle di vetro diafane come l’acqua della Senna”: nuovamente si fa una distinzione maschile/femminile; l’acqua della Senna è come quella del Tevere: tutto tranne che diafana;
    “il rumore prodotto dalla collisione delle perle realizzando”: detto così sembra che ci sia un costante rumore di questi fili di perle, ma in realtà se nessuno le tocca – cosa che così è – non producono nessun rumore, perché perfettamente immobili;
    “privo di consistenza, che ondeggia ad ogni soffio d’aria”: a parte che la stanza è chiusa, quindi non ci sono spifferi, ma comunque per farle muovere ci vorrebbe un tornato.
    La poesia dell’opera è molto più alta e giocata essenzialmente e principalmente su questo desueto schermo.

  4. torno a precisare che le “perline” sono scotch light della 3m. nessuno infila perline su perline. sono dei supporti forniti da un industria per permettere maggior luminosità in proiezione. lo capite?
    a quell’altro che impone il dovere di accettare i vidDei della tipa come fossero oro colato. dipende, tesoro, dal tuo tipo di preparazione. per certo ho il diritto di porre in crisi ciò che vedo. nessuno obbliga nessuno. nessuno impone qualcosa a qualcuno e nemmeno tu.
    “il vostro affetto, dite; ed il mio a voi.
    lo spettro di mio padre in armi? brutto affare!
    qui sotto c’è una trappola… fosse già buio!
    oh anima mia, creca di restar calma.
    le azioni dei malvagi non possono sfuggire agli occhi degli uomini. con tutto il suo sforzo la terra non riesce a nasconderle.”

  5. alcuni chiarimenti: le foto proposte non mostrano la videoinstallazione che c’è realmente al macro. si tratta davvero di perle infilate da molti volontari tra cui anche studenti. Quanto alla collisione…non ho parlato di correnti d’aria, nè di un rumore continuo, ma semplicemente dei piccoli aliti appena percettibili, quando i visitatori passano, si avvicinano e perchè no? sfiorano la cortina. il gesto femminile è una piccola provocazione riguardo a quel forum per me del tutto inutile sull’arte e la femminilità..sapevo che qualcuno sarebbe cascato!Quanto all’acqua della senna…non ho certo preso in considerazione i problemi di polluzione ed inquinamento: diafano non l’ho inteso in senso di trasparente latrimenti avrei detto trasparente, ma nel senso che lasci trasparire la luce. Per quanto sia opaca l’acqua interagisce con la luce. E poi le perle non sono proprio trasparent ma quasi opache…Ognuno è libero, grazie a dio di vedere quella che tu chiami poesia in cose diverse…Ho descritto le sensazioni che mi ha comunicato l’opera nella contingenza del momento in cui l’ho goduta, momento in cui ho udito anche il rumore della collisione tra le perle, perchè diverse persone ci si sono avvicinate…Spero di aver chiarito abbastanza la mia posizione.Se hai altre cose da argomentare scrivimi pure. Grazie del confronto.

  6. per quanto ne so io Exibart non ha l’arroganza di considerarsi uno strumento didattico in senso stretto, perciò vige la confortante libertà di espressione di suggestioni, non la stilatura di testi d’esame.
    Personalmente ero enormemente più coinvolto ed incuriosito dalla percezione (anche nella sua “presunta” ignoranza tecnologica)della redattrice dell’articolo piuttosto che dalla sterile aspettativa di ritrovare un implementatore di luminosità della 3M Manitoba.
    E ovviamente la sola mia opinione personale.
    se poi si nega a questo sito la sua natura e si preferisce speculare sulle caratteristiche fisiche della sospensione fangosa nell’ H2O del Tevere…a voi la parola.

  7. gentilissimi, la cosa sulla 3m ve l’ho restituita così come l’avevo appresa in biennale, quando il lavoro era stato presentato, con particolare stupore. anche a me dava l’idea di un lavoro “certosino” ma una persona assai competente mi illuminò sulla reale fattura degli schermi.
    non mi sembra di aver dato grossa rilevanza a tale questione era solamente a titolo informativo.

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