30 gennaio 2006

fino al 19.II.2006 Venezia: la tutela per immagini Roma, San Michele a Ripa

 
Non un semplice tributo a Venezia. Ma un lungo lavoro di catalogazione e ricostruzione. Che mostra, attraverso fotografie antiche, come spesso i beni culturali rimangano vittime della sconsideratezza umana...

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Venezia: la tutela per immagini è l’evoluzione di un lungo e meticoloso lavoro di catalogazione e ricognizione da parte dello studioso Valter Curzi -docente universitario di Storia dell’Arte Italiana e di Legislazione dei Beni Culturali- e di Paola Callegari -direttore della Fototeca Nazionale- iniziato nel 1998. Il materiale faceva parte di un archivio di oltre un milione di fotografie dell’ex Direzione Generale per le Antichità e le Belle Arti, confluito nel 1975 nei fondi della Fototeca Nazionale. Un’occasione importante per portare l’attenzione sui fondi fotografici storici, un patrimonio unico nel suo genere, di cui non si ha la giusta conoscenza.
Incredibile, intanto, il fascino che trasmettono sempre le fotografie d’epoca, stampe originali all’albumina le più antiche, risalenti alla metà e alla fine del XIX secolo, e al bromuro d’argento (inizio del Novecento), scattate da fotografi di fama internazionale come Carlo Naya, Giovan Battista Brusa e Osvaldo Bohm. Qui appare la città di Venezia con i suoi monumenti e le sue caratteristiche architettoniche e urbanistiche: stereotipi di quelle foto ricordo destinate a perpetuare il ricordo nella memoria dei viaggiatori italiani e stranieri. Una sorta di visione moderna, sulla scia della tradizione pittorica settecentesca inaugurata da Canaletto e dagli altri vedutisti.
Ma la mostra è anche la documentazione di aspetti ignorati dal grande pubblico: quelli delle distruzioni di opere d’arte avvenute per mano dell’uomo durante la prima e la seconda guerra mondiale. Uno scempio doloroso che purtroppo anche ai nostri tempi si continua a perpetuare ovunque nel mondo: valga l’esempio del ponte di Mostar, dei Buddha di Bamyan o delle splendide moschee irachene.
Anonimo, Rimozione di un cavallo di San Marco dalla facciata durante la seconda guerra mondiale gelatina bromuro d’argento, cm. 17x23
Venezia non è stata indenne da tutto questo, lo vediamo dalle fotografie di Tomaso Filippi nella Chiesa degli Scalzi dopo il bombardamento del 24 ottobre 1915, che mandò in frantumi il settecentesco soffitto affrescato da Giambattista Tiepolo con la Traslazione della Santa Casa di Loreto –in mostra anche la bellissima foto, una delle poche immagini in grande formato (60×80 cm) commissionata allo Studio Andersen, che documenta l’affresco tiepolesco prima della sua distruzione- o di altri anonimi fotografi che ripresero i danni riportati dopo altri bombardamenti. Come quelli all’altare maggiore della chiesa di S. Maria Formosa (9 agosto 1916), alla cupola della chiesa di S. Pietro in Castello (10 agosto 1916), al soffitto della Scuola di San Marco (14 agosto 1917). L’elenco è lungo; furono ben 42 le incursioni aeree sulla città durante la Grande Guerra, a cui va aggiunto il precedente crollo -in questo caso non derivato da cause belliche- del campanile di San Marco, ridotto ad un cumulo di macerie il 14 aprile 1902 e ricostruito in forme identiche all’originale nel 1912. Della vulnerabilità del patrimonio artistico veneziano erano più che mai consapevoli i cittadini, veneziani e non, semplici civili e addetti ai lavori che con ogni sforzo contribuirono a costruire protezioni di ogni genere (foderature con sacchi di sabbia, armature di legno, tavole di amianto e cemento) e imballarono o rimossero tele e statue (durante la prima guerra mondiale il monumento equestre a Bartolomeo Colleoni fu portato a Roma, ospitato a Palazzo Venezia).
Anonimo, Messa in rullo della tela di Giambattista Tiepolo della chiesa di S. Alvise durante la seconda guerra mondiale gelatina bromuro d’argento, cm. 11,50x17,50
“Questa mostra è un atto d’amore verso tutti coloro che presero parte alla salvaguardia del patrimonio artistico”, afferma Paola Callegari, “è un lungo racconto per immagini che si snoda attraverso sei sezioni. Viene affrontato anche il discorso degli allestimenti nei musei veneziani tra gli anni ’20 e ’50 e dei restauri, con il particolare contributo dato da Fernando Perez, medico e ambasciatore dell’Argentina in Italia, fondatore del laboratorio scientifico del Louvre e inventore del ‘pinacoscopio’, un apparecchio che permetteva la realizzazione di fotografie in luce radente fondamentali per individuare la mano dell’artista, il suo tocco ma anche le sue impronte digitali”.

manuela de leonardis
mostra visitata il 21 dicembre 2005


Venezia: la tutela per immagini – Un caso esemplare dagli archivi della Fototeca Nazionale. A cura di Paola Callegari e Valter Curzi
Roma, Complesso Monumentale di San Michele a Ripa, ex Chiesa delle Zitelle
Via di San Michele, 18 – Orario martedì-domenica 10.00-18.00 (chiuso lunedì; chiuso 24, 25, 26, 31 dicembre 2005 e 1° gennaio 2006)
ingresso libero – per informazioni tel. 06585521 – 067211092
catalogo e guida della mostra Bonomia University Press


[exibart]

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