10 gennaio 2011

fino al 20.II.2011 Eugenio Percossi Rieti, Galleria 3)5

 
Un'installazione maniacalmente accurata. Che traspone in ambienti reali la melanconia delle vecchie fotografie in bianco e nero. In una galleria vivace, in “provincia”...

di

Nell’età del 3D virtuale, una fascinosa installazione tenta i confini
di una tridimensionalità concreta a partire dall’immaginario polveroso di
vecchie immagini in bianco e nero.
Da tempo in circolazione a livello internazionale – di recente è stata
presentata alla Rare Gallery di New York – B/W di Eugenio Percossi (Avezzano, L’Aquila, 1974; vive a Roma e Praga) si fonda sulla
ricreazione accurata di alcuni ambienti del castello nei pressi di Praga in cui
risiede l’artista, sulla base di una serie di fotografie rinvenute sul posto.
Ogni cosa, dal mobilio alle suppellettili, fino ai quadri appesi alle pareti e
ridipinti secondo il modello di quelli osservabili nelle foto, è caratterizzato
da un tono uniforme di grigio, soffuso da un’illuminazione fioca e fredda che
definisce un’atmosfera di straniante alterità percettiva. I visitatori si
trovano dunque a muoversi disorientati in un contesto che, a partire dal
colore, assume loro intorno le sembianze di un filmato di repertorio, trasmesso
al passo proprio di chi si sposta al suo interno.
Raffinato esito di un gioco che, secondo le stesse dichiarazioni di Percossi,
è iniziato col pensare ai fantasmi del luogo e ha finito per vertere sul
sentimento del tempo (passando, viene da aggiungere, per i meandri mobili di
una memoria in penombra), l’installazione realizzata nell’interessante spazio
espositivo di Rieti si regge a ben vedere sulla presa d’atto dei rapporti
necessariamente irrisolti tra il proprio presente e i diversi passati, la
traduzione e il tradimento dell’immagine nella rappresentazione. Del resto, per
ricorrere a una citazione di Gaston Bachelard che pare ben attagliarsi al
dichiarato progetto originario dell’artista, “per vivere, bisogna sempre
tradire dei fantasmi
”.

A mezzo di una simile operazione Percossi, il quale da tempo trascorre
molto del suo tempo nell’Est Europa, pur sfoggiando un’intelligenza scenica
propria della contemporaneità globale pare così riconducibile a un filone
significativo del contemporaneo tipico di quest’area, intesa in senso
spirituale prima ancora che geografico (almeno a chi scrive vengono ad esempio
in mente i nomi del rumeno Nicu Ilfoveanu con il suo immaginario
steampunk, o ancora della serba Marija
Dragojlović
, le cui
delicate installazioni giocano anch’esse con i rimandi di vecchie fotografie
ritoccate ad acquerello).

Secondo una recente dichiarazione di principio rilasciata da Percossi,
il suo lavoro verte specialmente sui temi dell’illusione, della depressione,
della morte, e la recente personale dell’artista presso la Galleria Ferranti di
Roma, tutta incentrata sulla ripetizione ossessiva di minimali dichiarazioni di
pena e sentimento, è parsa in effetti confermare tali versanti di ricerca.
Almeno nel caso di B/W, in ogni caso, pare emergere soprattutto
l’attenzione verso una malinconia come sentimento di un altrove irraggiungibile
ma non per questo meno presente, straniante e pure a suo modo accogliente, alla
cui anatomia l’artista si dedica con innegabile effetto.

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dal
20 novembre 2010 al 20 febbraio 2011

Eugenio Percossi – Flatland the other & B/W

a cura di Viviana
Siviero

Galleria 3)5

Via Cerroni, 3/5 – 02100
Rieti

Orario: da martedì a sabato
ore 16-19.30

Ingresso libero

Info: mob. +39 3396918072; trecinqueartecontemporanea@gmail.com; www.trecinque.it

[exibart]

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