19 maggio 2013

Fino al 21.VI.2013 Cleo Fariselli ed Elia Cantori Roma, LUMI Project

 
Diverse istituzioni romane, anche prestigiose, non investono su artisti italiani, specie se giovani. Un nuovo spazio espositivo va in controtendenza. E coglie nel segno -

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È possibile gestire uno spazio espositivo in maniera discreta ed economicamente sostenibile, ma con grande attenzione alla qualità? In una città come Roma, dove contenitori pubblici come il Palazzo delle Esposizioni hanno drasticamente ridotto la programmazione, c’è un’esperienza virtuosa e low cost che andrebbe analizzata come modello vincente, in questi tempi di crisi. Mi riferisco al LUMI Project, aperto nel 2012, promosso da Antonello Lupo e Stefano Monami, e curato dall’art advisor Valentina Grandini insieme al critico Gino Pisapia, in un bell’appartamento al primo piano di palazzo Montoro in via di Montoro 8. 
Elia Cantori, LU MI project, Roma
Eleganza, rigore e discrezione hanno caratterizzato fin dall’esordio una programmazione che ha visto l’alternanza di mostre collettive e personali di artisti italiani delle ultime generazioni, allestite in maniera esemplare in quattro sale di dimensioni diverse.
Il ciclo è cominciato con “Vertigine [di]segno”, la doppia personale di CCH e Ivano Troisi, per proseguire con “Tempus edax rerum”, personale di Emanuele Becheri tutta giocata sui rapporti tra disegno e processo nella ricerca dell’artista toscano, perfettamente a suo agio nelle sale di LUMI, trasformato per l’occasione in una piccola kunsthalle. Meno riuscito il progetto “ElementS”, con quattro artisti di matrice e qualità differenti  chiamati a rappresentare i quattro elementi naturali (Mojo e Sivelli, Ozzola, Pantani & Surace, Pecoraro), mentre la qualità si alza di nuovo con le ultime due proposte: Cleo Fariselli ed Elia Cantori. La Fariselli presenta alcuni lavori fotografici intensi e metafisici, accompagnati dal video Me as a star, mentre la personale del giovane Elia Cantori (Ancona 1984) aperta fino al 24 maggio, si intitola E=mc² ed è dedicata ai processi di trasformazione della materia attraverso la formalizzazione dell’energia espressa in fotografia e in scultura. 
Un’ottima prova per Cantori – che ha preso parte alla collettiva 21×21 curata da Bonami alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nel 2010 –  soprattutto per quanto riguarda le sculture in mostra. Il lavoro più forte è Untitled (Black Hole) 2012, una campana in vetroresina che accoglie sulle pareti del suo invaso, rivestite di un’emulsione fotosensibile, l’immagine fotografica dello studio dell’artista, che ricorda situazioni simili presenti in alcuni capolavori fiamminghi del Quattrocento, come il Ritratto Arnolfini (1434)  di Jan Van Eyck. Altrettanto notevole la serie di sculture Explosion (Test #1,#2,#3), ottenute da blocchi di cera che racchiudono un petardo ognuna: una volta esploso, la cera trattiene il processo di disintegrazione della materia, che viene poi riempito da gesso per ceramica. 
Con questa programmazione rigorosa LUMI mette in pratica un’attività di scouting della quale si sente necessità, vista la relativa latitanza delle istituzioni pubbliche preposte, che preferiscono puntare su artisti mid-career italiani e soprattutto stranieri piuttosto che dare spazio ai nostri emergenti di qualità, in assenza di adeguate, dinamiche e strutturate project-room. In questi tempi difficili, una prova di coraggio molto apprezzabile. 
Ludovico Pratesi    
Mostra visitata il 22 marzo 
Dal 16 marzo al 24 maggio
Elia Cantori – E=mc² 
LUMI project
via di Montoro 8, Roma
Orari: dal lunedì al sabato su appuntamento

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