16 marzo 2005

fino al 25.III.2005 Daniele Mari – NY Reflex Roma, AOC F58

 
Un grattacielo che si staglia nel cielo terso. Ebbene sì, siamo nella Grande Mela. Indiscutibilmente. Ma non quella delle vertiginose altezze. Un giovane fotografo racconta New York. A testa in giù. Tra i riflessi, anzi i reflex, di una pozzanghera…

di

E’ una città vista a testa in giù. O meglio, è una città vista dal “basso”. Contrariamente a quanto solitamente si fa a New York, patria delle altezze assolute. Da questa inedita prospettiva, non è più neanche la città delle luci della ribalta, delle mille culture, del traffico, del lusso, tanto nota a tutti. Tanto che, quando si arriva a New York per la prima volta, sembra di esserci già stati, talmente la si conosce bene. Il chiaro grattacielo, colpito dalla luce, a forma di “matitone” ci dà le iniziali coordinate. Dopo di che non c’è più alcun riferimento, nessun’altra delle indicazioni che tutti hanno ormai nell’immaginario. E guardandola dal basso, non è più neanche New York City. E’ una città nuova, una città addirittura intima e silenziosa. daniele mari
E’ questa la città che Daniele Mari (Salerno, 1974) mostra nei suoi scatti. Quella delle anonime persone, dell’anonimo quotidiano. Scatti che tassativamente devono essere visti “a testa in giù” o “capovolti” (Baselitz insegna), altrimenti è del tutto persa la poesia.
Immobile ad uno dei tanti angoli degli infiniti block di Manhattan, Mari smette di guardare in alto, smette di correre, si ferma. Anche se l’incrocio a cui si ferma non è del tutto anonimo. E’ il Port Authority – Bus Terminal, il gateways per Nyc, uno dei punti nevralgici della città che, da quando ha aperto nel 1950, ha visto passare tre miliardi di anime erranti. Viaggiatori, pendolari, occasionali turisti o semplici viandanti, che arrivano o che partono, dai vicini aeroporti o per i collegamenti con il Canada o con il Messico. Descrive non il lento attraversamento dell’Africa della vecchia della Fata carabina di Daniel Pennac, ma quello che accade intorno a un microcosmo nuovo formato dalla pozzanghera.
Aveva piovuto tutto il giorno” –racconta- “ed improvvisamente ha smesso. Il cielo, schiaritosi, era spettacolare, di una luce meravigliosa. Subito sono rimasto colpito dal riflesso nell’acqua. Mi sono fermato, nel mezzo, perché sapevo che sarebbe successo qualcosa”. Ed è successo. Il riflesso nell’acqua davanti ai suoi occhi continuamente cambia per il passaggio di queste figure che attraversano la scena e che danno, ad ogni scatto, un significato nuovo e diverso.
Guardando il riflesso del mondo nell’acqua si perdono i contorni e le identità. Si perde il flusso del tempo come il confine tra la realtà e l’immagine. Non sono più persone quelle che camminano o che saltano per non bagnarsi i piedi, ma ombre, quasi dei fantasmi, che si aggirano silenziosi per le strade, gli anonimi passeggeri e visitatori della Grande Mela. La peculiarità del posto, assolutamente un luogo di passaggio, viene così puntualmente espressa. Sotto un cielo di un blu intenso, tagliato dalla luce riflessa dal chiaro grattacielo. E che un soffio o un passaggio può frantumare in mille particolari.

daniela trincia
mostra visitata il 7 marzo 2005


Daniele Mari – NY Reflex
AOCF58 – Associazione Operatori Culturali Flaminia 58
Via Flaminia 58 (piazzale Flaminio) – Roma
Dal 7 al 25 marzo 2005
Dal lunedì al venerdì 17.00-19.30
Tel./fax: +39 06 3200317, +39 06 3610411
e-mail: aocf58@virgilio.it


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