30 marzo 2001

fino al 30.VI.2001 Velasquez – Il suo terzo viaggio in Italia Roma, Palazzo Ruspoli

 
Velàzquez torna in Italia. La Fondazione Memmo inaugura una straordinaria mostra, frutto di una lunga e delicata operazione che si è protratta per tre anni...

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L’idea di realizzare una grande mostra, che celebrasse Diego Velàzquez, risale a ben tre anni fa ed è da attribuire a S.A.R. Juan Carlos I Re di Spagna. Il sovrano spagnolo, in visita a Roma, durante il discorso che tenne alla Camera dei Deputati il 29 settembre 1998, espresse il desiderio di realizzare nella capitale italiana una mostra su Velàzquez. Tale richiesta fu prontamente accolta dai Ministeri degli Esteri e dei Beni Culturali di Spagna e d’Italia e dalla Fondazione Memmo che si assunse il compito di curarne l’organizzazione.
Dalle parole dei curatori apprendiamo l’entità dell’impegno e delle numerose difficoltà incontrate. I presupposti non erano dei migliori.Velazquez Molte delle opere di Velàzquez non possono essere prestate in quanto costituiscono una parte essenziale della collezione permanente di molti musei. Ma, nonostante queste ed altre difficoltà, l’esposizione è magnifica.
Alcuni pannelli raccontano la biografia di Diego Velàzquez e otto sezioni scandiscono i momenti salienti della sua attività pittorica.
Si parte dagli esordi a Siviglia (1. Velàzquez a Siviglia): la sua formazione nella bottega di Francisco Pacheco, pittore e teorico dell’arte. Attraverso le opere esposte si comprendono le suggestioni e i gusti su cui si fonda la sua arte: Caravaggio, Ribera e le scene di genere tipicamente fiamminghe.
Tra i dipinti esposti: Le lacrime di San Pietro (Coll. Privata, Murcia- Spagna) e Il Pranzo (Szepmuveszeti Muzeum, Budapest).
La seconda sezione (2. Da Siviglia a Madrid ) racconta il trasferimento da Siviglia a Madrid nel 1623. Era la seconda volta che l’artista si recava a Madrid, città che certamente gli avrebbe potuto procurare maggiori possibilità di successo, in seguito ad un primo tentativo risoltosi senza felici esiti. Questa volta, grazie all’aiuto dell’amico Juan De Fonseca, ottenne la commissione per un ritratto del Re Filippo IV, opera che gli valse l’incarico di Pittore di Corte.Velazquez
Alla corte madrilena, Velàzquez ebbe l’opportunità di conoscere il Rinascimento veneziano, dal momento che la collezione reale ne annoverava numerosi esemplari. Inoltre venne in contatto con artisti quali Battista Crescenzi, pittore di “nature morte”, noto per aver portato in Spagna la nuova estetica caravaggesca e Giulio Sacchetti, a Madrid in qualità di nunzio apostolico.
In questa sala ammiriamo i ritratti di Filippo IV (Museo del Prado, Madrid) e di Maria d’Austria, Regina d’Ungheria (Museo del Prado).
La terza sala è dedicata ai viaggi in Italia (1629-1630). Diego Velàsquez soggiornò per un breve periodo a Venezia, dove ebbe la possibilità di ammirare i grandi capolavori di Tiziano, Veronese e Tintoretto. Successivamente si diresse a Ferrara, ospite del Cardinale Giulio Sacchetti. Fu poi a Cento, a Bologna, a Loreto e finalmente a Roma. Ospite del cardinale Francesco Barberini, nipote di Urbano VIII, alloggiò nei Palazzi Vaticani e quindi poté ammirare la Stanze di Raffaello e la mirabile opera di Michelangelo : la Cappella Sistina e Paolina. Trascorse l’estate del ’30 a Villa Medici e poi si trasferì a Napoli, dove conobbe Josè Ribera. Nel gennaio del 1631 fece ritorno a Madrid.Velazquez
Esemplari quali Paesaggio di Villa Medici (Museo del Prado) e Rissa presso l’ambasciata di Spagna (Coll. Pallavicini) furono eseguiti in Italia.
La quarta sezione, Ares e Marte , propone il confronto tra l’Ares Ludovisi, scultura che ispirò Velàsquez, e il grandioso Marte (Museo del Prado) realizzato tra il 1639 e il ’41.
Nella quinta sala sono esposti i dipinti di Velàsquez della collezione estense. Nel corso del secondo viaggio in Italia (1649-1651), il pittore sivigliano incontrò Francesco I d’Este e visitò la sua collezione. Le ultime tre sale della mostra sono dedicate rispettivamente ai tre ritratti del cardinale Borgia, riuniti per la prima volta, a Velàsquez, pittore e cortigiano e ai suoi straordinari autoritratti.
Senza alcun dubbio l’esposizione di Palazzo Ruspoli offre un approfondito profilo dell’artista in cui trovano una adeguata risonanza sia l’aspetto artistico che quello storico. L’allestimento è sobrio ed elegante e lascia la possibilità ai dipinti di dominare lo spazio.

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daniela bruni
mostra visitata il 29/03/2001

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Velàzquez
Dal 30-III-2001 al 30-VI-2001
Fondazione Memmo, Palazzo Ruspoli, Via del Corso, 418, Roma
Tutti i giorni dalle 9:30 alle 20:00 (orario continuato); Sabato dalle 9:30 alle 21:00 (orario continuato). Biglietti (audioguida in omaggio su tutti i biglietti): Intero Lit. 15.000; Ridotto Lit. 11.000 e Lit. 9.000. Informazioni e prenotazioni: 06/6874704, www.palazzoruspoli.it
Catalogo: Electa, Lit. 60.000.
Accesso disabili: SI.


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6 Commenti

  1. Finalmente una grande mostra su Velazquez anche in Italia (dopo quella piccola alla Galleria Borghese un anno fa). Ricordiamoci però, per favore, del “ritratto di Innocenzo X Pamphilj” esposto alla Galleria Doria, capolavoro dell’artista. Mi sapete dire se hanno esposto a palazzo Ruspoli anche il poco conosciuto “ritratto d’uomo” dell’Ospedale Maggiore di Milano (Ca’Granda), attribuito al primo soggiorno italiano del pittore dal Testori? Se no, guardatelo nel volume “Ca’Granda, Ritratti moderni”, pubblicato da Electa credo nel 1983, e ditemi cosa ne pensate.

  2. Devo dire che mi aspettavo molto di più da una mostra sul più grande ritrattista spagnolo. mancano alcuni quadri fondamentali come il ritratto di Innocenzo X, Las Meninas e soprattutto lo splendido Cristo. Palazzo Ruspoli si presta bene all’esposizione, ma come è pessima abitudine italiana, ormai, l’illuminazione è tale da impedire una corretta visione dei quadri, specialmente quelli coperti da vetro. Trovo invece grave la mancanza di pannelli esplicativi in inglese, grave pecca per una città internazionale come Roma.

  3. Caro Gabriele l’assenza del ritratto della Ca’ Granda è giustificato dal fatto che l’attribuzione a Velasquez è oggi molto discussa. L’articolo testoriano rimane comunque un pezzo magistrale della storia della critica d’arte. Complimenti per l’annotazione tutt’altro che scontata.

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