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25
novembre 2008
fino al 30.XI.2008 Enzo Cucchi Roma, Fondazione Volume!
roma
Un’enorme anta abitata da numerose figure, tradotte in piccole sculture bronzee. Apparentemente misogino, è l’ultimo lavoro site specific dell’intramontabile artista marchigiano. Che scende in strada con tutto il suo immaginario...
Non nuovo alle installazioni, Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona, 1949; vive ad Ancona e Roma), nell’ultimo lavoro appositamente realizzato per la mostra romana, ha creato un’opera nella quale anche lo spazio diventa un elemento costruttivo.
Bisogna però avere ben chiaro, innanzitutto, non solo lo spazio espositivo di Volume!, ma altresì lo spazio urbanistico in cui Volume! è collocata. Ossia agli inizi di una caratteristica stradina di Trastevere, che s’interrompe alle pendici del Gianicolo, fiancheggiata da bassi palazzi e pavimentata a selciato. Da un lato si trova la Fondazione, dirimpetto il cortile della Casa delle Donne, struttura interna allo storico carcere di Regina Coeli. Questa indicazione, in stile Touring Club, è indispensabile per cogliere appieno il significato del lavoro nonché il suo titolo, Le donne sono entrate nell’arte, andiamo dall’altra parte.
Colma di rimandi – tra cui quello alle “macchine da festa” che spopolarono durante il Seicento, realizzate anche da celeberrimi artisti come Bernini – l’opera è una sorta di sintesi della prolifica attività dell’artista marchigiano e si muove liberamente, o quasi, nello spazio. Ed è proprio questo suo muoversi nello spazio a mutarne radicalmente l’aspetto iniziale e a infondergli l’intrinseco significato.
Chiusa, è un enorme, anonimo parallelepipedo nero in metallo, che serra la grande apertura di Volume!, dando così continuità alle facciate delle palazzine. Ma, incernierata da un lato, è pure una colossale anta. Aperta, diventa allora il supporto dell’ideale mondo dell’artista, vivacemente prende vita e si anima di un intenso brulichio di piccole figure.

Così, da scialbo e anonimo, il parallelepipedo si trasforma nella familiare sagoma di una casa, come solitamente è concepita nell’immaginario collettivo e soprattutto in quello infantile: un tetto a spioventi su un corpo aperto da diverse finestre, con un’arbitraria prospettiva e senza coordinate spaziali, che sembra galleggiare nel vuoto. E dalle finestrelle si affacciano le figurine che abitualmente popolano i disegni di Cucchi, fortemente dominati dal gesto; ma qui acquistano corporeità, tradotti come sono in sculture bronzee, delicatamente colorate.
È come se tutta la fantasia dell’artista si fosse scatenata. Espressione della sua ricchezza figurativa, ritroviamo teschietti, serpentelli, maschere, il cane nero, il Sole, la Terra; simboli diversi, attinti dalla storia, dalla memoria e dalla realtà che lo circonda e che interpretano il suo universo interiore, rimandando in parte anche alle sue origini.

L’anta diviene una quinta scenografica, che idealmente fa da ponte tra la galleria e la Casa delle Donne, creando uno spazio chiuso, un secondo cortile. Quindi, anche la strada diventa parte dell’opera. Un primo invito di Cucchi è quello di recuperare questo contatto con lo spazio pubblico, inteso come punto d’incontro e contatto tra le persone (ciò che, probabilmente, ancora accade nel suo paesino d’origine, e che invece si è perso nella Capitale). Inoltre, esorta a un continuo scambio e dialogo tra le ospiti della Casa e i visitatori della galleria: è questo l’invito espresso nel titolo.
Bisogna però avere ben chiaro, innanzitutto, non solo lo spazio espositivo di Volume!, ma altresì lo spazio urbanistico in cui Volume! è collocata. Ossia agli inizi di una caratteristica stradina di Trastevere, che s’interrompe alle pendici del Gianicolo, fiancheggiata da bassi palazzi e pavimentata a selciato. Da un lato si trova la Fondazione, dirimpetto il cortile della Casa delle Donne, struttura interna allo storico carcere di Regina Coeli. Questa indicazione, in stile Touring Club, è indispensabile per cogliere appieno il significato del lavoro nonché il suo titolo, Le donne sono entrate nell’arte, andiamo dall’altra parte.
Colma di rimandi – tra cui quello alle “macchine da festa” che spopolarono durante il Seicento, realizzate anche da celeberrimi artisti come Bernini – l’opera è una sorta di sintesi della prolifica attività dell’artista marchigiano e si muove liberamente, o quasi, nello spazio. Ed è proprio questo suo muoversi nello spazio a mutarne radicalmente l’aspetto iniziale e a infondergli l’intrinseco significato.
Chiusa, è un enorme, anonimo parallelepipedo nero in metallo, che serra la grande apertura di Volume!, dando così continuità alle facciate delle palazzine. Ma, incernierata da un lato, è pure una colossale anta. Aperta, diventa allora il supporto dell’ideale mondo dell’artista, vivacemente prende vita e si anima di un intenso brulichio di piccole figure.

Così, da scialbo e anonimo, il parallelepipedo si trasforma nella familiare sagoma di una casa, come solitamente è concepita nell’immaginario collettivo e soprattutto in quello infantile: un tetto a spioventi su un corpo aperto da diverse finestre, con un’arbitraria prospettiva e senza coordinate spaziali, che sembra galleggiare nel vuoto. E dalle finestrelle si affacciano le figurine che abitualmente popolano i disegni di Cucchi, fortemente dominati dal gesto; ma qui acquistano corporeità, tradotti come sono in sculture bronzee, delicatamente colorate.
È come se tutta la fantasia dell’artista si fosse scatenata. Espressione della sua ricchezza figurativa, ritroviamo teschietti, serpentelli, maschere, il cane nero, il Sole, la Terra; simboli diversi, attinti dalla storia, dalla memoria e dalla realtà che lo circonda e che interpretano il suo universo interiore, rimandando in parte anche alle sue origini.

L’anta diviene una quinta scenografica, che idealmente fa da ponte tra la galleria e la Casa delle Donne, creando uno spazio chiuso, un secondo cortile. Quindi, anche la strada diventa parte dell’opera. Un primo invito di Cucchi è quello di recuperare questo contatto con lo spazio pubblico, inteso come punto d’incontro e contatto tra le persone (ciò che, probabilmente, ancora accade nel suo paesino d’origine, e che invece si è perso nella Capitale). Inoltre, esorta a un continuo scambio e dialogo tra le ospiti della Casa e i visitatori della galleria: è questo l’invito espresso nel titolo.
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Enzo Cucchi – Le donne sono entrate nell’arte, andiamo dall’altra parte
a cura di Angelo Capasso ed Emanuela Nobile Mino
Fondazione Volume!
Via San Francesco di Sales, 86-88 (zona Trastevere) – 00165 Roma
Orario: da martedì a venerdì ore 17-19.30
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 066892431; press@fondazionevolume.com; www.fondazionevolume.com
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