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fino al 5.X.2010 Sol LeWitt / Marisa Merz Roma, Alessandra Bonomo
roma
Idea e percezione. Le geometrie minimaliste di Sol LeWitt e le ondulate forme spaziali di Marisa Merz. In una doppia personale in cui la riflessione nasce dall'essenzialità...
drawing di Sol LeWitt (Hartford, 1928 – New York, 2007)
accoglie il visitatore. Linee di grafite che si intersecano e si aggrovigliano
sulla parete bianca. Geometria concettuale, che definisce l’anima espressiva di
LeWitt, che negli anni ‘70 diede l’input per l’evoluzione della creazione
basata sull’idea. Scriveva nel 1971: “Ogni linea è importante come ogni
altra. Tutte le linee diventano una cosa sola. Chi guarda le linee non vede
altro che linee su un muro. Sono prive di senso. Questa è arte”.
Dalla sala segnata
dall’universalità dei tratti infinitamente riproducibili del disegno parietale
si accede a un luogo più raccolto. Qui sono esposte due opere di Marisa Merz (Torino, 1931; vive a Milano e
Torino) in un gioco di confronti e contrasti con altrettanti disegni di LeWitt.
Volumi realizzati a matita dal minimalista americano e squadrati a tre
dimensioni sembrano seguire combinazioni matematiche, lasciando l’osservatore a
meditare sulla composizione della struttura e le sue regole.
Più avvolgenti i
segni puri della Merz, che delineano presumibilmente volti di donna. Ombre
eteree, dalle linee tonde, che non corrispondono ai punti di riferimento di un
unico viso, ma occupano uno spazio, come se facessero parte di molteplici
esseri in movimento. Nelle due teste a matita, che sfuggono a una precisa
definizione, non si possono riconoscere persone né nomi o racconti, ma semplici
dinamismi.
Marisa Merz è una
delle maggiori esponenti dell’Arte Povera, ma il suo lavoro si colloca al di là
delle correnti. La sua espressività resta inusuale, in bilico fra interiorità
ed esteriorità, guidata da una particolare percezione del tempo. Le tracce dei
suoi volti si sovrappongono in strati successivi, scansioni spaziali. Stessa
sensazione emerge guardando la testa in argilla cruda con segni dorati,
presenza curiosa e attraente dell’esposizione romana. I tratti della figura
sembrano mutare davanti allo sguardo dello spettatore, richiamandone
l’attenzione. Infine, nella sala principale troneggia, in un acceso sfondo
azzurro, lo schizzo sinuoso di un’entità femminile affiancata da un agnello dai
contorni imprecisi.
Per quanto riguarda
l’artista americano, il suo rapporto con le gallerie Bonomo risale agli anni
’70. Marilena Bonomo, fondatrice del primo spazio espositivo a Bari, conobbe
LeWitt nella città pugliese e lo portò in viaggio con sé a Spoleto, dove poi
l’artista mise radici, costruendo una residenza. LeWitt partecipò alla prima
collettiva della galleria, che tracciava una precisa linea artistica, rispecchiando
la svolta dall’Espressionismo astratto alla dimensione concettuale-minimalista.
Una dimensione che si può riscoprire nelle opere della galleria romana di
Alessandra Bonomo, in contrasto armonico con l’eterea fluidità dei lavori della
Merz.
Sol
LeWitt e Mimmo Paladino
Marisa
Merz al Madre di Napoli
mostra visitata il
21 settembre 2010
dal 24 maggio al
5 ottobre 2010
Sol
LeWitt / Marisa Merz
Galleria
Alessandra Bonomo
Via del Gesù,
62 (zona Piazza Venezia) – 00186 Roma
Orario: da martedì
a sabato ore 14.30-19.30 o su appuntamento
Ingresso
libero
Info: tel. +39
0669925858; fax +39 066797251; mail@bonomogallery.com; www.bonomogallery.com
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