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17
febbraio 2009
fino al 7.III.2009 Serena Nono Roma, Galleria Traghetto
roma
Su volti adolescenti, espressioni in bilico fra il timoroso e l’inquieto. Sense of wonder come riflesso del primo incontro con la propria ombra. Una galleria al femminile di sguardi e non sguardi, densi d’interrogativi e/o assenze...
di Lori Adragna
Dal buio, chiare sottovesti emergono, camuffando le forme acerbe ritratte da Serena Nono (Venezia, 1964). Vessilli di un candore assoluto quanto impossibile. L’oscurità incombe, archetipo della substantia nigra; metafora junghiana dell’inizio di un percorso che, attraverso i vari stati della trasmutazione psichica, approda faticosamente al Sé.
Magma di alterità perturbante, nel ciclo di oli su tela la nigredo si oppone al luminoso splendore della coscienza e della razionalità. Contamina la pelle adolescente, s’impiastriccia con tessuto e colla, gocciola sulle pieghe dei nivei panneggi che richiamano quelli di Tintoretto (incarnazione di luce spirituale in antitesi ai toni bassi dell’immanente). Invade a pennellate dense, materiche un territorio pregno di intime sospensioni. Nella tavolozza dell’artista, rare tracce di rosso (conflitto) e blu (aspirazione) sulle labbra e tra i capelli delle Figure; brividi fulgenti che sottraggono potere all’untuoso bruno dominante.
Hanno le ragazzine di Nono un’espressione in bilico fra il timoroso e l’inquieto, che sgorga, rivela l’artista, “dalla contrapposizione tra l’emozione e l’indumento” (vecchie cose riciclate senza alcun significato affettivo). Sono donne in nuce, sul punto di dare inizio alla metamorfosi della libido in fantasia e della pulsione psichica in consapevolezza creativa. La biancheria ornata di ricami, ruche e volant può rappresentare un’immagine di elaborazione della sfera emotiva in intuizione estetica.
Nessun dolore lacerante, in loro, nessuna nostalgica apprensione; velata coscienza della rottura di un equilibrio platonico, condizione ineludibile del divenire, minaccia prossima: l’accadere è incominciare a essere o uscire dal niente. E ancora, sense of wonder come riflesso del primo incontro con la propria ombra, lato oscuro interiore, sotto e dietro la maschera. Per l’incessante alternarsi di ritmi – negativo e positivo, di perdita e di guadagno, di luce e di tenebra – è una costruzione enantiodromica quella della pittrice. “Il contrasto non è solo quello cromatico del bianco/nero, ma riguarda anche le emozioni”, afferma.
Una galleria al femminile di sguardi e non sguardi, densi di interrogativi e/o di assenze (c’è chi fissa frontale, chi sbircia di sottecchi, chi ha il capo chino, chi è di profilo o di spalle). Costante: il volto turbato dall’incertezza. È analogo, nella mimica, a quello della giovanissima modella di Munch in Pubertà.
Nelle figure di Nono, però, non c’è rassegnazione. Le braccia che lì s’incrociavano tra le ginocchia, simbolo di una resa a divieti fitti di censure, qui, all’apice di una tensione a stento trattenuta, che sa di ribellione, si allungano fuori dallo spazio pittorico. Verso un vuoto carico di promesse.
Magma di alterità perturbante, nel ciclo di oli su tela la nigredo si oppone al luminoso splendore della coscienza e della razionalità. Contamina la pelle adolescente, s’impiastriccia con tessuto e colla, gocciola sulle pieghe dei nivei panneggi che richiamano quelli di Tintoretto (incarnazione di luce spirituale in antitesi ai toni bassi dell’immanente). Invade a pennellate dense, materiche un territorio pregno di intime sospensioni. Nella tavolozza dell’artista, rare tracce di rosso (conflitto) e blu (aspirazione) sulle labbra e tra i capelli delle Figure; brividi fulgenti che sottraggono potere all’untuoso bruno dominante.
Hanno le ragazzine di Nono un’espressione in bilico fra il timoroso e l’inquieto, che sgorga, rivela l’artista, “dalla contrapposizione tra l’emozione e l’indumento” (vecchie cose riciclate senza alcun significato affettivo). Sono donne in nuce, sul punto di dare inizio alla metamorfosi della libido in fantasia e della pulsione psichica in consapevolezza creativa. La biancheria ornata di ricami, ruche e volant può rappresentare un’immagine di elaborazione della sfera emotiva in intuizione estetica.
Nessun dolore lacerante, in loro, nessuna nostalgica apprensione; velata coscienza della rottura di un equilibrio platonico, condizione ineludibile del divenire, minaccia prossima: l’accadere è incominciare a essere o uscire dal niente. E ancora, sense of wonder come riflesso del primo incontro con la propria ombra, lato oscuro interiore, sotto e dietro la maschera. Per l’incessante alternarsi di ritmi – negativo e positivo, di perdita e di guadagno, di luce e di tenebra – è una costruzione enantiodromica quella della pittrice. “Il contrasto non è solo quello cromatico del bianco/nero, ma riguarda anche le emozioni”, afferma.
Una galleria al femminile di sguardi e non sguardi, densi di interrogativi e/o di assenze (c’è chi fissa frontale, chi sbircia di sottecchi, chi ha il capo chino, chi è di profilo o di spalle). Costante: il volto turbato dall’incertezza. È analogo, nella mimica, a quello della giovanissima modella di Munch in Pubertà.
Nelle figure di Nono, però, non c’è rassegnazione. Le braccia che lì s’incrociavano tra le ginocchia, simbolo di una resa a divieti fitti di censure, qui, all’apice di una tensione a stento trattenuta, che sa di ribellione, si allungano fuori dallo spazio pittorico. Verso un vuoto carico di promesse.
lori adragna
mostra visitata il 15 gennaio 2009
dal 15 gennaio al 7 marzo 2009
Serena Nono – Sense of wonder
Galleria Traghetto
Via Reggio Emilia, 25 (zona Porta Pia) – 00198 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 14.30-19.30 o su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel./fax +39 0644291074; roma@galleriatraghetto.it; www.galleriatraghetto.it
[exibart]