03 maggio 2006

fino al 9.VI.2006 Vasco Bendini – L’ultima carta del castello Roma, Spazio Senzatitolo

 
In una mostra estremamente misurata e con un allestimento esemplare, uno dei maestri dell’informale italiano presenta la sua più recente produzione pittorica. Stati orfici sulle tela...

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Nel rispondere nel 1998 ad una domanda di Giancarlo Politi sul ruolo dell’artista e l’importanza della qualità, Bendini rivelava che la sua esperienza di pittore era mossa da una mano “che prende il sopravvento e porta sulla tela i miei stadi orfici, coordinandoli in segni materici. È un felice accidente che mi conduce ad una insperata destinazione”. E poi concludeva rilevando che “se l’arte sopravvivrà, sopravvivrà in spazi ristretti per rari privati”.
La mostra in corso a Roma è ottima conferma sia della prima che della seconda affermazione. Quanto allo spazio fisico di sopravvivenza, quelli espositivi risultano ideali per lasciare in parte respirare le opere nella rarefazione dell’ambiente immacolato al piano superiore, in parte trattenere il fiato e affannare nell’allestimento approntato in un sottosuolo cupo e scabro, dove pochi lavori sapientemente illuminati si accendono nell’oscurità. Quanto ai quadri, si tratta dell’ultimissima produzione di questo maestro riconosciuto della stagione storica dell’informale italiano, ancora in grado a quasi ottantacinque anni (Bendini è nato a Bologna nel 1922, attualmente vive tra Parma e Roma) di dare prova di estrema vitalità e padronanza delle profondità che il colore può portare in superficie sulla tela.
Fedele ad un lungo dialogo con gli stati minimi della materia –prova somma ne fu, andando a ritroso nella sua lunghissima carriera fino agliVasco Bendini - Courtesy Senzatitolo, Roma anni Sessanta, il succedersi di una serie come quella delle tempere magre alla celebrata stagione di gesto e materia– Bendini ha approfondito nel corso del tempo una peculiare spiritualità estetica, retta da pochi registri di colore lasciati a concentrarsi intorno a fievoli e insieme lampanti aperture visive. A questo proposito, Fabrizio D’Amico ben ha parlato di opere come “sussurri, fiati, scritture trepide, leggere e ansimanti, avvolte dal silenzio”.
Universi risolutamente personali, retti da equilibri instabili di segni mai gridati ma piuttosto fatti cautamente affiorare, i quadri di Bendini ora esposti si affermano in virtù di una qualità (tanto per chiudere con un ritorno al discorso iniziale) innegabile, lontana dalle accademie dell’astratto perché genuinamente aderente all’umanità dell’artista, che dà immagine con accorta materialità alle proprie meditazioni sul trascendente. L’insperata destinazione di cui lo stesso Bendini parlava, è forse proprio questo poter ora aggiungere con mano ferma un’ultima carta al castello, che resta perfettamente in equilibrio.

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Vasco Bendini – L’ultima carta del castello
Roma, Spazio Senzatitolo, Via Panisperna 1 (zona Santa Maria Maggiore)
dal 14 aprile al 9 giugno 2006 – da martedì a sabato ore 17-20. Chiuso domenica e lunedì – per informazioni tel. 06-4824389 / 06-4824389 (fax)
info@spaziosenzatitolo.orgwww.spaziosenzatitolo.org


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