20 luglio 2012

fino all’8.IX.2012 Emanuele Becheri Roma, LU MI Project

 
Il tempo come un ritmo infinito di battiti, di giorni e di notti, è il filo conduttore dei lavori minimali e umbratili di un artista che lavora sul filo dello scarto minimo e dell’impressione sottile -

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Via di Montoro 8, Roma, pittoresco vicolo dalle parti di Campo dei Fiori, in un tardo ma ancora caldo pomeriggio di luglio entro nel cortile del seicentesco Palazzo Montoro dove c’è la sede di LU MI project (dalle iniziali dei due fondatori Antonello Lupo e Stefano Monami) nuovo spazio espositivo privato di due amici imprenditori con la passione del vino e dell’arte. La personale del giovane artista toscano Emanuele Becheri, si snoda lungo i muri delle grandi stanze nobiliari come in una sorta di mini-retrospettiva che ci racconta un interessante percorso di maturazione artistica. Tempus edax rerum è il titolo, preso in prestito da un paragrafo delle Metamorfosi ovidiane, e proprio così è il tempo, “Il tempo che tutto divora” in un ciclo continuo e alternato di vita e morte apparentemente lineare. Il tempo come un ritmo infinito di battiti, di giorni e di notti, che tutto trasforma e muta, questo tempo tiranno è il filo conduttore dei lavori minimali e umbratili di un artista che lavora sul filo dello scarto minimo e dell’impressione sottile.  Sono del 2004 le prime carte carbone segnate di notte con degli spilli, alla cieca, senza luce, con il solo ausilio di quegli occhi mentali che talvolta gli artisti hanno, sono segni inconsci che ci ricordano i disegni automatici dei Surrealisti e che fungono da base, da matrice concettuale per i disegni successivi. Il disegno è certamente il fulcro intorno cui ruota e si sviluppa l’opera di Emanuele Becheri, un disegno che registra la perenne condizione di “impermanenza” di un artista che si esprime lasciando labili tracce di memoria come nelle “carte piegate” , grandi fogli rettangolari piegati più volte in maniera regolare sui quali l’artista interviene segnandoli. Di nuovo buio, notte e ombra, le linee e i segni sono eseguiti in totale assenza di luce utilizzando la punta di un ago che letteralmente “graffia” spellandola la superficie della carta copiativa che l’artista frappone fra lo stilo appuntito e il foglio bianco. L’opera si fa nello svolgere del tempo, l’artista come un sismografo sensibilissimo registra le vibrazioni inconsce che muovono la sua mano sul foglio, 
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il risultato è astratto, leggero e meditativo. Il caso e il tempo, qui davvero “grande scultore”, sono ancora più presenti nei lavori del 2006 intitolati Rilasci, sempre la carta, materiale prediletto, ma, questa volta, accartocciata con foga e poi lasciata di colpo a dischiudersi come un fiore che il tempo aiuta a trovare la propria forma. Una forma però che in verità non si po’ mai dire veramente finita perché il tempo, beffardo, impercettibilmente continua a mutare la materia secondo una sua logica che sfugge anche all’artista. Opere “in fieri” che si modificano impercettibilmente ma inesorabilmente come i nostri volti, sempre apparentemente uguali, eppure, col passare del tempo, tremendamente diversi. Shining del 2007 è un intreccio di fili di bava argentea che inconsapevoli lumache hanno lasciato su un grande foglio nero, mentre le Impressioni del 2010, catturano grazie alla superficie collosa della carta adesiva, enigmatici intrecci di tele di ragno prelevate still life, come fossero delle istantanee “live” dei percorsi vitali dei ragni, memorie materiche di una natura che diventa “fenomeno biologico” un po come quelle curiosità organiche che nel Rinascimento arricchivano le “Wunderkammer” di principi e duchi. Nell’ultima sala un inedito video realizzato per l’esposizione condensa le varie fasi del suo percorso, sono fotografie fatte con la luce di un accendino ai segni lasciati alla cieca sulla carta carbone, poi ripresi con la telecamera in un loop senza fine e inizio, che raccontano il continuo divenire non solo del tempo ma anche del lavoro artistico che, ormai completamente fuori controllo, si rigenera e moltiplica da sé come una sorta di rizoma visivo non più sottomesso alla volontà dell’artista. 
paola ugolini
mostra visitata il 4 luglio 2012 

dal 23 maggio all’8 settembre 2012
Emanuele Becheri
a cura di Gino Pisapia
LU MI Project
Palazzo Montoro
via di Montoro 8 (00186) Roma
Orari: lun-ven su appuntamento
Info: +39 331 22 64 176 – info@lumiproject.com

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