11 marzo 2000

Monet: il maestro della luce e l’invadenza dell’ illuminazione

 
L'orgogliosa presentazione del sindaco Rutelli nelle prime pagine del catalogo della mostra in corso al Vittoriano, si conclude con una frase ad effetto: "la luce di Monet che dialoga con la luce di Roma". Al visitatore, in realtà, Monet sembra dialogare soltanto con la fredda luce artificiale puntata come un riflettore su ogni tela.
Il tanto celebrato 'moderno sistema di illuminazione' non migliora la leggibilità delle opere e decisamente non rende un tributo al padre della pittura impressionista. Già ad un primo sguardo la sala principale sembra costellata di bacheche luminose; le tele danno addirittura l'impressione di essere illuminate dal retro.
Questo elementare effetto percettivo scaturisce dalla scelta di avvolgere i quadri "luminescenti" in una suggestiva penombra. Si sa, infatti, che l'occhio umano percepisce la chiarezza degli oggetti in base a criteri di comparazione con il grado di luminosità dell'ambiente circostante. È più o meno paragonabile alla sensazione che si può provare a teatro guardando il palcoscenico chiaro dalla sala oscurata. Il nostro sistema percettivo tende a vedere il palco come un microcosmo dotato di luce propria e questo avviene perfino nel caso in cui possiamo rintracciare con lo sguardo tutte le fonti luminose.


di valentina tanni

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Nel caso dei quadri di Monet, l’effetto consueto è accentuato dalla quasi invisibilità delle suddette fonti, che è sicuramente un pregio per l’eleganza dell’ambiente e l’assenza di ombre e riflessi, ma che genera un’implicazione ottico-psicologica singolare e, in questo contesto, francamente discutibile.
Monet, infatti, era capace di far brillare le sue tele di luce propria, senza l’intervento di espedienti scenografici di questo tipo. La luce naturale, che il maestro francese tanto appassionatamente cercava di restituire con i soli colori della sua tavolozza, ne esce tristemente sconfitta. Ogni vibrazione si smorza, la qualità sorprendente delle pennellate è nascosta, e l’incomparabile capacità dell’artista nel rendere gli effetti luminosi e atmosferici ne risulta svilita.
Non mi si fraintenda: sono assolutamente favorevole all’utilizzo di criteri espositivi innovativi e di impianti di illuminazione all’avanguardia, ma credo che l’obiettivo principale delle ricerche in questo campo debba essere la comprensione e il rispetto delle differenti condizioni percettive che l’opera di ogni autore richiede.
In questo caso (e non è un caso isolato), mi sembra si sia ceduto ad una sterile volontà di spettacolarizzazione, ma essere all’avanguardia non significa fare sfoggio di tecnologie sorprendenti, ma dimostrare intelligenza e creatività nel loro utilizzo.
Il dibattito sui criteri di allestimento di musei e mostre temporanee è naturalmente sempre aperto ed è un fatto ovvio che non esistano norme universalmente valide da applicare con sicurezza in ogni circostanza; ma questo assunto dovrebbe far ricordare che organizzare e allestire una mostra è anche e soprattutto un atto critico, anche quando si tratta di maestri indiscussi come Monet.
Per questo, la scelta di un modulo di allestimento così invasivo e determinante per la percezione delle tele, andava quantomeno giustificata e difesa nel (deludente) catalogo. Quest’ultimo non contiene infatti una sola parola al riguardo ed è questa la vera mancanza, il segno indiscutibile di quanto poco seriamente si consideri il problema.

valentina tanni

[exibart]

2 Commenti

  1. Hai ragione da vendere. Possibile che gli elettricisti partecipino così pesantemente al risultato finale di quasi tutte le mostre? Allestimento, documentazione, cataloghi, orari, sono forse inutili orpelli in quanto non necessari per i risultati che si vogliono ottenere e che sono diversi da quelli che ci si potrebbe aspettare?
    Sponsor, piccole imprese, enti pubblici, custodi e precari che vivono sull’organizzazione delle mostre ottengono comunque il loro risultato? Quale è il fatturato di questo settore?

    Possibile che neanche qui la qualità paghi? Non è un paradosso?

  2. ho visto la mostra straordinaria è stato bello
    vedere monet emozionante anche se mancava qualche quadro che avrei voluto vedere ben fatta consiglio a chiunque di vederla

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