14 febbraio 2001

Fino al 16.III.2001 Duetti – Giuliana Lo Porto, Marco Zagaria Catania, Galleria Artecontemporanea

 
Si chiude con “Corpi presenti”, il ciclo di mostre denominato “Duetti” ideato da Rosa Anna Musumeci e Antonio Arévalo, che ha visto coinvolti dall’ottobre 1999, 11 critici, 22 artisti, 11 spazi espositivi...

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Concepita come una vera e propria “maratona d’arte contemporanea”, “Duetti” non solo è stata una occasione per promuovere alcune proposte originali e meritevoli di attenzione, – ingenerando così un proficuo scambio di idee e di opportunità espositive in Italia e all’estero-, ma un evento culturale dalla spiccata personalità. La cifra organizzativa è d’altronde estremamente elegante. Due artisti in mostra per volta, sempre in un abbinamento ricercato e ricco di significato. Non di rado l’accostamento è disarmonico, apparentemente stridente, ma è proprio il contrasto a rivelare un legame semantico profondo, segreto e inatteso, che seduce e cattura. Il titolo delle mostre è sempre fortemente icastico, e offre una chiave di lettura sofisticata.
Maurizio
Si pensi a “Dissolvenze-Evidenze” (Davide Bramante-Silvano Rubino), presentata da Gianluca Marziani nel febbraio 2000, o a “Spari & Pailletes” (Simone Lucetti-Francesco Impellizzeri) presentata da Paola Nicita nel novembre 1999, o ancora a “Hand Made” (Enzo Rovella-Hannu Palosuo) presentata da Lorella Scacco nel maggio 2000. Anche in questa occasione, con la mostra “Corpi presenti”, che si inaugurerà il prossimo 16 febbraio alle 19,30 nella galleria “Artecontemporanea” di Catania, la rassegna Duetti non smentisce il disegno di coerenza che l’ha contraddistinta. La coppia di artisti che percorrerà l’ultimo tratto di questa maratona di arte contemporanea sono infatti il giovane napoletano Marco Zagaria, e la catanese Giuliana Lo Porto. Il primo utilizza le tecnologie della fotografia digitalizzata, mentre la seconda installazioni e performance. Marco Zagaria partendo dalla figura umana approda ad una visione del dato reale alienata e da cyborg, mentre Giuliana Lo Porto propone il dato oggettivo, quotidiano, talora utilizzando per le sue installazioni gli elementi apparentemente rassicuranti delle nostre liturgie giornaliere come servizi da tè, cucchiaini, zuccheriere, tazze e piattini.
Tredici
Sennonché, pur nella evidente differenza espressiva è possibile notare che la stessa angoscia traspare nelle opere di entrambi. In una epoca in cui la corporeità viene vissuta sempre più come un dato modificabile e sul quale al limite operare quale materia creativa (si pensi agli interventi in diretta di Orlan, o ai tentativi di potenziamento cibernetico di Sterlac), chiara è la consapevolezza che sono in crisi le coordinate della percezione umana. E’ come se fosse in atto un processo allucinatorio di trasformazione dell’identità e della visione, quasi che la tecnologia sfrenata, il trapianto e l’espianto di organi e la clonazione e l’ingegneria genetica e quant’altro, siano debordati nella nostra territorialità psicofisica, alterandone i parametri fondamentali. Tutto ne è stato travolto, e le conseguenze non sono ancora note. Se sulla soglia del Ventunesimo secolo ancora vi era qualche obbligo a “recitare la parte dei profeti”, come suggerisce il curatore della mostra Massimo Bignardi, oggi che quella soglia è stata varcata, l’orizzonte si è aperto e il territorio della ricerca è sconfinato. Se Marco Zagaria ci propone la visualizzazione di una realtà tecnologicamente alterata, Giuliana Lo Porto, ci presenta una quotidianità consueta e inquietante con la quale abbiamo perso ogni legame. Restano quindi solo i “Corpi presenti”, un monito, o forse soltanto una scoria ingombrante di un’era ormai superata.

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Ugo Giuliani




Catania – “Duetti – Marco Zagaria, Giuliana Lo Porto”, a cura di Massimo Bignardi, ideazione Rosa Anna Musumeci e Antonio Arévalo, Galleria Artecontemporanea, Via Firenze 184, Catania.Tel. 0957 253101 email: ram_arte@tin.it



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18 Commenti

  1. Bhe mi sembra che il napoletano faccia un po il verso a Basilè, se non erro. In genere non mi piacciono gli artisti contemporanei che lavorano sulla FIGURA UMANA. Sulla figura umana è stato già detto tutto a partire dalle incisioni rupestri in qua…Mi piace chi parla della situazione umana ecco perché l’artista catanese ha probabilmente un fascino diverso.

    Insomma preferisco che si discorra di cioò che l’uomo fa o di dove l’uomo vive (o non vive o muore) piuttosto di parlare di cioè che l’uomo è.

    Plauso alla Galleria catanese ed al sito che ne dà sempre notizia

  2. Non credo che la figura umana sia un argomento frusto. Bisogna vedere come viene affrontata, l’importante è il linguaggio espressivo che deve presentare con la sua innovatività un messaggio nuovo e che arricchisce. Non è vero che è già stato detto tutto…

  3. Trovo queste foto veramente meravigliose nella loro allucinatorietà….un lavoro veramente originale e che strega.

  4. ma chi l’ha detto che sulla figura umana è già stato detto tutto? L’uomo è l’argomento più interessante e misterioso che ci sia.

  5. Il discorso che l’uomo abbia ancora molto da dire e che sia ancora un elemento studiabile e misterioso mi trova daccordo. Tuttavia il ragionamento del Crocetti non mi spiace…

  6. Mah, io trovo questo lavoro di ZAGARIA, molto superficiale sul piano tecnico e culturale.
    Mio nipote con il Photoshop fa cose molto più belle! Si tratta di trucchetti tecnici, due filtri qui e là, e ottieni queste foto. La figura umana è molto interessante, però va affrontata in modo innovativo e culturalmente propositivo. Si occupano di figura, ma a livelli adeguati, tanti in Italia, facciamo qualche nome? Margherita Manzelli, Vanessa Beecroft…ma si tratta di opere di tutt’altro spessore. Quella è arte questa no!. Insomma questo Zagaria mi sembra una sòla, dal punto di vista artistico (magari potrebbe lavorare bene come Webmaster..chissà…).Certo avesse fatto queste cose 10 anni fa il discorso sarebbe stato diverso, ma siamo nel 2001…queste cose sono di una banalità sconfortante!!!!!
    Decisamente più interessante il lavoro della performer.

  7. Parlare di SOLA per un artista che espone in una prestigiosa galleria mi sembra quantomeno fuoriluogo. Riguardo alla banalità del lavoro possiamo anache trovarci daccordo ma non direi mai sola. Magari l’artista sta approfondendo determinati aspetti per poi arrivare alle problematiche sulle quali ora si confrontano la Beecroft e la Manzelli (decisamente in maniera più intensa, introspettiva, direi intelligente e direi con una certa prospettiva – della serie siamo nel 2001 e non nei magnifici anni ’80 cara Beecroft – la Manzelli rispetto all’altra…).

    Sottoscrivo comunque il fatto che sia di molto maggiore interesse il lavoro della Lo Porto.

  8. Sottoscrivo il “banale” di cui sotto. Le foto a video risultano belle e forse bisognerebbe vederle dal vivo. Tuttavia, francamente, al di là di un certo diletto estetico, la spiegazione fornita circa l’indagine della corporeità (dovremmo dire forse meglio “faccialità”) rivela tutti i limiti di opere che non sanno convincere mai in quest’ottica. Sono capricci (senza togliere nulla a questo genere che nei secoli scorsi ha dato molto all’arte) che non dicono nulla. Se l’intento è una raffigurazione di tipo post-human, mi sembra un esperimento fallito perché manca qualsiasi riferimento metamorfico, manca l’ambiguità di una fisicità contaminata dalla tecnologia in termini sensibili. Le figure si malcelano dietro il colore e risultano perfettamente riconoscibili, rimangono loro stesse (ragazzo con gli occhiali, medusa, ET, ecc.). A che è servito dunque colorarle? Non sarà un po’ di giallo o blu che mi indurranno a vederle trapassare in una dimensione tecnologica parallela a quella reale.
    Pensiamo piuttosto a come interviene sulla fisicità Gligorov e avremo la misura di ciò che intendo dire. Se poi ci limitiamo alla faccialità potremmo invece pensare a Tony Oursler per ricordare come un volto o un’espressione possano veramente caricarsi di drammaticità, divenire vera allucinazione spiazzante, pericolosa deviazione. Questo è un fumettone innocuo e questa Gorgone potrebbe pietrificare, al massimo, un pockemon.

  9. le chiedo di approfondire la conoscenza con il lavoro di ricerca di Marco Zagaria, attraverso il sito che egli stesso ha prodotto in rete: http://www.marcozagaria.it .
    Io rispetto ogni giudizio critico, se libero e consapevole. L’istinto nella formulazione del giudizio è spesso cieco; esso non le permetterà di assumere la corretta “distanza “, nè le darà il tempo di riflettere abbastanza, per formulare un pensiero critico che le permetterà di spostare il suo punto di osservazione.
    Il lavoro di Zagaria installato in galleria è tutt’altro da quello rappresentato su exibart. La foto principale, che apre l’articolo, è l’unica corrispondente. Ma anch’essa è riprodotta a metà; inoltre è mutilata dei mille particolari presenti. La profondità dei significati espressi dalla elaborazione dei cromatismi che conducono alla forma, sono visivamente, tutti azzerati.
    L’artista, al suo primo debutto da professionista, si sperimenta con una rara instancabile foga, su molti piani: intellettuali,tecnici e di visione.
    Nonostante la giovane età, egli agisce contemporaneamente su vari piani di indagine, non disdegnando la letteratura, le scienze, la storia dell’arte, il teatro e la musica contemporanea. In ogni media rigetta o coglie spunti, che rafforzano il più delle volte la propria assoluta distanza da essi e senza mezzi termini. Il suo percorso di studio o per meglio dire i suoi percorsi di indagine spaziano tra l’innovazione e la tradizione con l’audacia di chi sa navigare senza limiti nel mondo della cultura e del sogno creativo.
    La ringrazio comunque dell’ interesse mostrato, e per avermi dato l’opportunità di “spiegare”, non tanto l’opera di Zagaria ( che preferisco demandare ai critici), ma l’ approccio con la visione, e le sue varie implicazioni.
    Ribadisco nel salutarla che sono a favore della libertà di giudizio comunque esso sia espresso, purchè passi per una più circostanziata conoscenza.

    Rosa Anna Musumeci
    ( Dir. di ARTECONTEMPORANEA a. c. )

  10. Trovo assolutamente opportuno, utile, eccellente questo puntualizzare della gallerista che, a quanto pare, fa il suo lavoro in maniera eccezionale.

    Vivi complimenti e un saluto.

  11. Ma come si fa dico ad esprimere giudizi così frettolosi in base ad una foto di 20 pixel sullo schermo del pc? Io ho visto di persona le opere di Zaccaria e sono rimasto letteralmente sconvolto dalla qualità delle opere. E’ una fotografia di carattere pittorico. 10 e lode

  12. Ma perchè non mettete foto più grandi? E’ forse un problema di diritto d’autore? O di tempo di caricamento delle immagini che renderebbe troppo lenta la navigazione per chi ha linee ordinarie? Saluti e complimenti.

  13. Ringrazio la gallerista per il suo intervento (per certi versi chiarificatore) e tutti quanti stanno contribuendo a questa discussione. Ragazzi! Non mi par vero che stiamo discutendo di giovane arte italiana…questo posto sta diventando un caffé, peccato manchino i pasticcini.
    In verità io stesso avevo fatto delle riserve nel mio intervento, sottolineando che “si dovrebbe vederle dal vivo”, tuttavia ho colto il consiglio di farmi un giro nel sito del Nostro: molto istruttivo. Vi ho trovato un ragazzo che, a dispetto della giovane età, mi pare abbia acquisito già una buona maturità.
    I suoi progetti architettonici mi paiono, salvo in un caso, decisamente belli, e contengono alcune soluzioni geniali; nel campo del design ci sono alcune cose interessanti e, soprattutto, mi pare che ci troviamo di fronte ad una personalità molto eclettica e completa. Forse nel campo dell’arte figurativa (chiamiamola così per comodità e per reciproca comprensione) Zagaria si dimostra ancora piuttosto acerbo. I lavori mi appaiono, di nuovo, decisamente banali.
    La critica di Massimo Bignardi parla di un rinnovamento sostanziale dell’arte, lungi da ogni sentimentalismo per l’arte del secolo appena trascorso, che mi pare difficile riconoscere nelle opere di Zagaria, tra evidenti tributi a Bacon, o scomposizioni manierate che talvolta paiono una riedizione tecnologica di Arcimboldo all’insegna di una perpetuazione di istanze dinamiche futuriste, o, ancora e soprattutto, dichiarati rimandi agli stilemi surrealisti nucleari e della corrente napoletana del Gruppo ’58. Non voglio dire che sia sbagliato assimilare la ricerca del passato, tutt’altro. Ma qui non sembrano tornare i conti, non si vede l’introspezione o l’intimismo di cui si parla, invece sembra che i soggetti siano trattati con la tecnica del designer. L’unica soluzione praticabile sembrerebbe essere lo svuotamento, l’annullamento di ogni fisicità, il disfacimento del corpo nel flusso del linguaggio binario (limitatamente alle opere realizzate con tecniche digitali). Io, per me, ci starei pure, ma ciò non sembra accordarsi con ciò che dice la critica ufficiale.

  14. Mi sembra un dibattito molto interessante sulle tendenze dell’arte contemporanea.
    Finchè l’arte farà infuocare gli animi, significherà che l’arte è ancora viva e vegeta…
    Continuate così. Vi leggo sempre con molta attenzione. Complimenti alla gallerista per le attività che sta portando avanti e per la sua personalità indomita e affascinante. Ho letto con molta attenzione anche gli articoli “correlati” e l’intervista.
    E’ bello vedere che anche in Italia esistono Galleristi che hanno il coraggio di fare scelte culturali coraggiose, senza alcuna paura di andare controcorrente. In Usa comunque in questo periodo c’è un grande riscoperta per il figurativo…credo proprio che lei abbia visto giusto. Come accade spesso ai galleristi di valore…
    Con stima, Umberto Gaslini Parton

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