16 ottobre 2015

Fino al 18.X.2015 Filippo di Sambuy, Il progetto Ideale Not’Art Galleria, Siracusa

 

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Con pazienza, tenacia e consapevole disinteresse Filippo di Sambuy dà forma da oltre un quindicennio a una propria visione del mondo, proponendosi di attraversare e ricomporre i punti strategici di un potere non solo temporale, ma spirituale. Sabaudia e il suo modello di città nuova (1999), il Castello di Stupinigi simbolo di un nuovo stato (2001), Castel del Monte tempio di un nuovo potere spirituale e temporale insieme (2005), sono state tappe fondamentali del suo percorso. L’assidua riprogettazione di architetture e luoghi ideali tesa a ricostruire i cardini che hanno incanalato ambizioni e speranze, sogni non solo imperiali, ma di popoli interi e, per secoli, di culture approda ora nella punta di Ortigia con una mostra di progetti rivolti a Castel Maniace, splendido baluardo dell’epoca federiciana in Sicilia di cui è ancora in corso il restauro. È soprattutto alla sua pavimentazione, ricoperta oggi da una gittata di cemento che si rivolge l’attenzione dell’artista. Aldo Taranto nel bel testo che accompagna il progetto sottolinea ” il pittore ci sospinge dentro la sostanza stessa della visione. Il passato non sta dietro di noi, ma sotto i nostri piedi”.  Una delle maggiori imprese di Filippo di Sambuy sono, infatti, i mosaici pavimentali, un modo di catturare lo spettatore dentro l’opera e di rivelargli a mano a mano quanto il suo stesso vagare alla scoperta del disegno racchiuso dentro i molteplici ciottoli di marmo distesi sotto ai suoi piedi, debba dischiudergli la via verso se stesso, oltre che verso la comprensione di un’intenzione che lo include, già a priori, in una finalità data, che dovrà a poco a poco decifrare. 
Dunque, oltre ai delicati disegni raccolti su una parete, nella condizione d’impermanenza che appartiene intenzionalmente alla freschezza di gesti quotidiani, invece che a quelli definitivi di una mostra, la parte maggiore dell’evento è presa da mosaici che illustrano, in scala ridotta, tre splendidi progetti pavimentali: Sguardo, Spirituale, Fenice, dove nei colori del rosso, del nero e del bianco, i caratteri arabi delle parole s’intrecciano in spirali geroglifiche di grande eleganza con emblemi dello stesso artista come la Croce/Spada di Santiago di Compostela, insegna del pellegrinaggio e del cammino spirituale che lo accompagna da anni. I simboli incarnano l’energia di poteri mai completamente sopiti, al cui risveglio, poiché ogni simbolo esprime un segno ‘vivente’, contribuisce la nostra fede nel loro valore. 
Filippo di Sambuy, Ritratto dell'Imperatore, 2010, con Installazione a mosaico della Croce di Santiago, 2015
Lo sguardo che si posa con amore e intenzione è in grado di vivificare forme anche a lungo abbandonate, perché la sostanza degli archetipi è eterna e immutabile ed è destinata a riaffiorare sempre, anche attraverso le variabili dell’esistenza. Filippo di Sambuy con il proprio sguardo attraversa il tempo e raggiunge le sostanze immutabili capaci di ricollegare le energie invisibili e di condensarle al di là dei segmenti storici che vorrebbero tenerle prigioniere. Come nel magnifico ritratto in absentia di Federico II, i cui occhi guardano attraverso una raggiera di linee, dove è possibile leggere una sorta di controfigura o autoritratto dello stesso artista, contro il quale, come una freccia del tempo, punta la Spada di Santiago, radente la terra e fitta di scaglie di marmo.
Su queste due temporalità alternate, l’istante che come un lampo attraversa tempo e spazio e lo scorrere lento, volto a integrare e temperare l’azione di cause e di corpi – così ben esplicitata nell’azione di calpestare i ciottoli del mosaico (una sorta di macina del tempo) – si regge gran parte del lavoro dell’artista. 
Invece che nei luoghi consacrati al commercio dell’arte, l’avventura di Filippo di Sambuy si è svolta in territori, oltre il tempo, ancora pervasi da energie misteriose a cui come artista, ha prestato ascolto, cercando di ridar loro pregio e dignità con un’attenta ricerca. Federico II di Svevia è per lui una figura cruciale, quella dell’unificazione e integrazione tra culture diverse, tra Occidente e Oriente, di cui oggi sentiamo sempre più l’urgenza.
Castel Maniace rappresenta un naturale prolungamento di Castel del Monte, che si manifesta già nel raddoppiamento della pianta e nella sua rotazione sull’asse di 45°, che lo inoltra sempre più verso quell’Oriente di cui Filippo di Sambuy assicura che “immancabilmente torna, per ridarci misura, ridarci lo zero e l’unità”.
Giovanna dalla Chiesa
Dal 26 settembre al 18 ottobre 2015
Filippo di Sambuy, Il progetto Ideale
Not’Art Galleria
Piazza San Giuseppe 31 (96100), Siracusa
+39 093122049, +39 0931462978
Orari:  Martedì, Mercoledì, Giovedì e Venerdì: 17:30 – 20:00
Sabato: 18:00 – 20:30
Domenica: 11:00 – 13:00 / 18:00 – 20:30

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