11 novembre 2002

fino al 6.I.2003 Giorgio de Chirico – Miti, enigmi, inquietudini Palermo, Palazzo Ziino

 
Il padre di Giorgio de Chirico era un colto ingegnere di Palermo che si trasferì in Grecia per costruire ferrovie. Quasi a voler sottolineare antichi richiami, una mostra celebra per la prima volta in Sicilia il pictor optimus…

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Pochi pittori italiani sono riusciti nel Novecento a raggiungere una caratura ed un respiro internazionale come Giorgio de Chirico. Egli è senza dubbio l’artista che meglio interpreta infatti le angosce e le inquietudini della società europea tra la fine della Belle Epoque e il secondo dopoguerra. I miti romantici che si sfaldano aprendo un varco sognante nella mitologia classica, l’introspezione psicologica che demolisce certezze e getta negli abissi le coscienze, la crescente Giorgio de Chirico - Gladiatori 1932industrializzazione che con le sue speranze ed illusioni seduce, ma non conforta pienamente. Sogno e realtà, piazze e foro interiore, miti terreni ed enigmi dello spirito. Giorgio de Chirico giganteggia nel panorama artistico italiano. Ispira e fornisce spunti determinanti per altri artisti della Penisola . Già nel 1910 utilizza la parola ‘metafisica’ in un suo quadro e condivide le sue riflessioni in un fortuito incontro con Carlo Carrà , irritandosi non poco che quest’ultimo venga considerato l’effettivo regista del movimento. Lo stesso dicasi per il movimento Surrealista, sul quale ebbe un’influenza fortissima, animando poi polemiche che si protrarranno per decenni. Giorgio de Chirico fa per primo toccare alla fantasia confini fino ad allora sconosciuti. E se Arnold Böcklin tanto lo influenzerà in quanto ad enigmatica cupezza, specie nel primo periodo (si pensi a L’enigma dell’oracolo, 1910) la sua ispirazione prenderà poi strade diverse e più solari. Il primo d’altronde è un nordico che vaga stranito nelle contrade mediterranee, mentre il nostro è invece un figlio della Magna Grecia imbevuto di cultura mitteleuropea. Nel lungo soggiorno giovanile a Monaco di Baviera si nutre tra l’altro avidamente del pensiero di Schopenhauer, da cui deriva forse l’idea di un primato di fondo della volontà umana. Malgrado tutto. E così la sua arte non è votata al movimento, alla morte, alla ‘tenebra’ ma in modo nettissimo alla stasi suprema, ad una dimensione ‘metafisica’, appunto, in cui ogni risposta si annulla perché nulla ed inutile è ogni domanda.
La mostra palermitana, curata da Maurizio Calvesi, presenta quaranta Giorgio de Chirico - Ettore e Andromaca 1955tele di grande importanza per comprendere la produzione dechirichiana. Dalle tele di sapore bockliniano e mitologico (Gladiatori 1931; Medea addolorata 1923) fino alle opere in cui risulta più delineato il suo stile più conosciuto: La torre rossa (1913), Il vaticinatore (1915), Ettore e Andromaca (1917), Le muse inquietanti (1925). Ci sono pure alcune tele dell’ultimo periodo (Tre gladiatori, 1963; Piazza d’Italia – Pomeriggio di Arianna, 1972) in cui l’artista a distanza di trent’anni ripropone, molto probabilmente per esigenze di mercato, le stesse figure di un tempo . Ma svanita sembra del tutto la forza e le ragioni che avevano ispirato quella pittura.

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ugo giuliani


Palermo – Giorgio de Chirico, Miti, enigmi, inquietudini, a cura di Maurizio Calvesi. Visitabile al Palazzo Ziino, in via Dante 53 (politeama). Orario: feriali 9.00-20.00/ festivi 9.00-13.00 chiuso il lunedì. Catalogo Ada. Ingresso: 3,10 euro. Info tel.091 7402261 / 2274 Fino al 6.I.2003

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