03 novembre 2003

fino al 9.XI.2003 Maurizio Ruggiano – In coscienza collettiva Palermo, L’ Altro Artecontemporanea

 
La fotografia come piano d’emersione di oggetti-feticcio, corpi ibridi, reperti sudici del quotidiano. Là dove il brutto e il dimenticato acquistano una potenza trasversale e sfacciata. Foto di piccole dimensioni, frutto di una ossessione...

di

C’è qualcosa di inquietante, un che di malato-acido-insano, in queste foto di Maurizio Ruggiano (Palermo, 1966). Che pure in qualche modo parlano di amore, di infanzia, di memoria, di piacere. Inquietanti ed inquiete, esse paiono al contempo rimanere ingenue. E qui probabilmente sta la loro forza, in questa ambiguità emotiva che traspare.
Questa probabilmente la loro forza, questa l’ambiguità emotiva che traspare. Potremmo dire che quella di Ruggiano è un’ossessione buona e contorta per gli oggetti. Primi piani, frammenti, dettagli: sono tutte immagini invadenti, ostentate, che parlano un linguaggio diretto ed essenziale. Sono foto di piccole e medie dimensioni, alcune in Maurizio Ruggiano bianco e nero, la maggior parte dai colori pieni, corposi, con l’effetto di un naturalismo intenso.
I soggetti sono bambole vecchie, sporche, rotte, sono giocattoli trovati in angoli inconsueti, protagonisti di strane situazioni, e ancora facce-maschere di vecchie marionette del Teatrino dei Pupi, o reperti inessenziali del quotidiano (cotton fioc sudici, pezzi di carta, un insetto morto finito dentro a una scatolina di plastica…). In una parola rifiuti, rottami, cose consunte. Oppure sono corpi, anche brutti, eccessivi, senza contegno, corpi di omosessuali, lesbiche, transessuali: emanano una sessualità violenta, dichiarata, cruda. Ma in qualche modo coperta da un candore disarmante. Ogni slancio voyeuristico è assente.
I temi del sesso e del travestitismo, che ricorrono con costanza nel lavoro dell’ artista, introducono quell’approccio erotico mantenuto nei confronti di tutto l’esistente: è un erotismo delle e nelle cose, che guarda alla differenza, alla mescolanza, all’ibrido, e alla loro potenza. Una poetica del relitto dunque, dell’oggetto perso e ritrovato.
Parla Ruggiano, in alcuni suoi brevi versi, del “…bisogno di un simbolo, simbolo legato a un’idea (…). Trasferisco il mio pensiero all’oggetto per mantenerlo vivo fuori da me, per non dimenticare”.
Maurizio RuggianoFuorviante pare qui però l’uso del termine “simbolo”. Tutt’altro che simboli di un’idea sembrano essere questi oggetti. Sono invece oggetti fisici, profani, “sporchi”, recuperati da una concretissima deriva caotica, cose che abitano la propria dimensione prosaica, quotidiana, quasi squallida, e che rimandano esclusivamente a sé stessi. Nessuna sublimazione avviene in questi immotivati oggetti del desiderio, feticci della memoria emersi da chissà quale fondo.
Accanto a immagini dotate di maggiore forza, da cui traspare una più consapevole intenzione e che risultano pertanto formalmente più “concluse”, altre immagini appaiono non del tutto risolte: deboli, traballanti. E, nel complesso, forse troppo materiale è stato messo insieme, in un allestimento un po’ caotico e approssimativo che sacrifica la coerenza stilistica dell’insieme.

helga marsala
mostra visitata il 29 ottobre 2003


Maurizio Ruggiano – personale
l’Altro Artecontemporanea,
Via Torremuzza, 6 – Palermo
Dal lunedì al sabato, h.: 16:00/20:00
Per Informazioni: l’Altro artecontemporanea, tel. 091.6170009


[exibart]

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