06 febbraio 2001

La città e il mare Incontro con Josep Martorell Palermo, Palazzo Ziino

 
“Disegnare una casa e finanche una città, non è in fondo diverso dal disegnare una sedia o una lampada”.

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Con queste parole così semplici e disarmanti ha avuto inizio, lo scorso venerdì, la relazione informale dell’architetto spagnolo Josep Martorell in occasione di un incontro pubblico che si è tenuto a Palermo a Palazzo Ziino, organizzato dall’associazione culturale Agorà, incentrato sul tema del rapporto tra città e mare. Fondatore del “grupo R” nonché, nel 1953, dello studio MGM, Martorell ha illustrato le fasi della ristrutturazione complessiva della fascia compresa tra la città e il porto di Barcellona. Esisteva infatti una cesura che derivava da un mutato rapporto con il mare, dovuto alla modificazione degli stili di vita oltre che all’obsolescenza di strutture industriali e viarie. Le scelte da prendere Estadierano radicali e hanno preso il sopravvento su interessanti reperti di architettura industriale ottocentesca. Scelte difficili ma necessarie, del tipo di quelle che in Italia tendono a bloccare, al contrario ogni ogni coraggioso impulso creativo. “La comunità discute, ma l’architetto è chiamato a decidere” ha affermato Martorell, definendo le coordinate del suo pensiero e del processo ideativo del suo lavoro. Decine Porto Olimpic, Barcellonasono stati gli studi di architettura chiamati alla ristrutturazione complessiva, ma i canoni generali cui tutti dovevano attenersi, erano decisi dall’equipe Martorell – Bohigas- Mackay. Da poche linee, sulla carta, parlando di armonia e del ruolo sociale dell’architettura, l’architetto spagnolo ha affermato che “il vuoto è più importante del pieno, perché il vuoto è della gente comune, che nei parchi e nelle piazze si sente nel salotto di casa propria.”. Martorell ha mostrato le diapositive dei plastici, dei disegni sempre più particolareggiati, fino ad illustrare una Barcellona rinata, lussuosa, a misura d’uomo, dove l’eleganza dei palazzi si contempera con spiagge pubbliche rimodellate (su spianate di cemento la sabbia è stata collocata risucchiandola dal mare con grandi macchinari), e scuole di vela dai prezzi popolari, verde pubblico, piazze e opere d’arte. La dimostrazione concreta, insomma, della forza di un’idea armoniosa, che unisce la funzionalità all’estetica. Al dibattito sono intervenuti l’architetto Franco Miceli, il professore Joan Abellò, il critico d’arte Paola Nicita e il direttore dell’associazione culturale barcellonese Ars Mediterranea, Salvatore Ferito.

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