02 luglio 2001

Palermo capitale mediterranea del contemporaneo

 
Palermo come Parigi, Londra o Bilbao: oggi, 3 luglio, alle 20, nel complesso dello Spasimo, la presentazione del nuovo Museo Mediterraneo di Arte Contemporanea. Intervista di Ugo Giuliani all’ideatrice del progetto: Eva di Stefano...

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Un nuovo museo per l’arte contemporanea nascerà presto a Palermo e il suo motivo ispiratore sarà il Mediterraneo. Si chiamerà infatti MMAC, Museo Meditteraneo di Arte Contemporanea, e il relativo progetto, commissionato dal Comune a Eva di Stefano, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Palermo, sarà ufficialmente presentato alla cittadinanza domani 3 luglio alle ore 20, nella chiesa di Santa Maria dello Spasimo. Un lavoro approfondito ed articolato che è raccolto in un volume edito da Flaccovio. Alla presentazione, oltre ovviamente all’ideatrice del progetto per il MMAC, parteciperanno Emilio Isgrò, autore de “La rotta dei catalani”, prima opera della collezione permanente del nascente museo, Peter Weiermair, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, Laurent Busine, direttore del Mac’s al Grand Hornu e del Palais Royal des Beaux Arts di Charleroi (Belgio), Antonio Calabrò, vicedirettore de “Il Sole 24 Ore”, e l’architetto Cesare Ajroldi, professore di Composizione architettonica presso la Facoltà di Architettura di Palermo, redattore, quest’ultimo, tra l’altro, del piano di recupero dei Cantieri Culturali alla Zisa, individuati come sede per il MMAC. Alla presentazione seguirà un dibattito incentrato sul tema dell’identità e del ruolo dei musei d’arte contemporanea nelle metropoli odierne, coordinato da Antonella Purpura, direttrice della Civica Galleria d’Arte Moderna di Palermo. Il capoluogo siciliano punta quindi in alto, dando corpo a quella che fino ad alcuni anni fa sembrava solo un’utopia, dare un volto normale ad una città splendida e dalle enormi potenzialità. Abbiamo incontrato l’ideatrice del progetto, Eva di Stefano, e le abbiamo chiesto di illustrarci gli aspetti essenziali della nuova struttura museale.
Quali sono le idee cardine sulle quali è incentrato il suo progetto di museo d’arte contemporanea per Palermo?
Museo era in origine il luogo delle nove muse: può ritornare ad esserlo oggi intendendolo come luogo degli intrecci tra le diverse pratiche espressive che compongono il mondo variegato dell’arte attuale. Questo nome antico è in fondo il più adatto allo spazio nuovo che vogliamo creare. Non vogliamo fare una galleria dei passi perduti o un semplice deposito di opere e di testimonianze, ma una struttura di produzione dove si crea attivamente arte e conoscenza: una nave-officina a servizio degli artisti, ma anche del pubblico, che naviga sulle rotte degli scambi. Insomma uno spazio in
movimento, una macchina con una vocazione internazionale, ma ancorata alla propria identità mediterranea. Un museo che è pensato non solo per Palermo, ma per tutta la regione, e che può svolgere un ruolo importante per il sud Italia, dove mancano istituzioni analoghe, e diventare un polo di riferimento per tutta l’area del Mediterraneo.
In che modo verrà ad emergere l’aspetto della mediterraneità?
Intanto il nome MMAC, Museo Mediterraneo d’Arte Contemporanea, vuole indicare un preciso orientamento, un punto di vista da cui scrutare il paesaggio dell’arte attuale e un antidoto alla globalizzazione. Non vuole significare infatti una limitazione territoriale nelle scelte culturali, ma
piuttosto una possibilità di costruire un progetto autonomo a misura delle proprie esigenze e in grado di fare interagire in modo nuovo globale e locale, insomma si tratta di essere la stazione di un circuito più ampio senza per questo diventare una succursale di qualcun’altro, uno dei tanti Mac’Donald dell’arte. Credo che la posizione geografica e culturale nel cuore del Mediterrano offra oggi la chance di una nuova centralità, una scommessa che vale la pena di tentare. Oltretutto il processo che porterà nel 2010 alla creazione del partenariato economico euromediterraneo tra i
paesi che hanno aderito al MEDA non può restare solo di natura economica e commerciale, ma deve essere per forza di cose anche culturale.
In che cosa si differenzierà dagli altri musei d’arte contemporanea?
Il rischio oggi in tempi di globalizzazione della cultura e del mercato mondiale dell’arte è quello di vedere nei nuovi musei a tutte le latitudini le stesse opere e gli stessi artisti. Il museo d’arte contemporanea è diventato sempre più un luogo dell’omologazione più che dello scambio e
della contaminazione. Noi dobbiamo invece sfruttare a nostro vantaggio il fatto di essere distanti dalle pressioni del mercato e delle mode, non essere nè sudditi nè autarchici, ma mantenerci anarchici nelle scelte e nelle proposte : non essere uno dei tanti luoghi dell’omologazione, ma
essere un luogo di accoglienza, dialogo, esperienza per gli artisti del mondo, un luogo che cerca di produrre nuove identità translocali. Questo lo si può fare ponendosi anzitutto come committente più che come testimone, invitando gli artisti a lavorare qui, ad entrare in contatto con questa realtà costruendo in questo modo una collezione di opere fortemente caratterizzate dal rapporto con la città, e che quindi avranno una loro specificità. In questo modo il museo sarà cosmopolita, ma la città e il territorio ne saranno protagonisti.
L’attenzione ai paesi dell’area mediterranea sarà un’altro dei punti forti di una programmazione autonoma: il museo avrà il suo centro studi sull’arte dei paesi dell’area mediterranea, proporrà progetti comuni e programmerà ogni anno una grande mostra dedicata all’arte emergente di un diverso paese affacciato su questo mare che unisce tante differenze.
Il museo si propone dunque come laboratorio creativo più che un mero luogo di raccolta di opere d’arte?
Questo museo nasce inizialmente senza collezione, deve costruirla negli anni attraverso la sua attività espositiva e di committenza. Quindi si costituisce di per sè come un work in progress, una fabbrica attiva e uno spazio in trasformazione, dove la flessibilità anche fisica del luogo è fondamentale.
Quali saranno le strategie per conquistare il pubblico?
Non basta il marketing o le campagne pubblicitarie. Bisogna ridurre la distanza tra arte e pubblico, stimolare la comprensione e il coinvolgimento, non avere un atteggiamento elitario che purtroppo penalizza molto la fruizione dell’arte contemporanea. Credo che bisogna puntare moltissimo sulla comunicazione e intendere la missione educativa, che ogni museo si pone, in maniera molto ludica e interattiva, andando oltre la semplice visita guidata: il visitatore deve trasformarsi infatti da passivo in attivo. Il Laboratorio didattico di cui il museo sarà dotato ha una funzione fondamentale: dovrà infatti progettare programmi ed eventi innovativi per le diverse fasce d’utenza, dai bambini agli anziani.
In che modo i giovani artisti troveranno spazio e coinvolgimento
all’interno del museo?

Saranno il vero motore del museo: intanto una parte consistente della programmazione delle mostre, la sezione “Aperto” dalle caratteristiche agili e dinamiche, sarà dedicata alle loro proposte. Inoltre all’interno del museo vi sarà un atelier che sarà offerto come spazio di lavoro a rotazione a uno di loro selezionato da un’apposita commissione, e ho progettato anche un dipartimento del museo – l’Agenzia- con il compito specifico di promuovere nei circuiti italiani e internazionali i giovani artisti locali e di attivare scambi con altre istituzioni.

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Ugo Giuliani



Palermo – Presentazione del progetto per il MMAC, Chiesa di S. Maria allo Spasimo, martedì 3 luglio ore 20.


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9 Commenti

  1. Grande Palermo e grande sicilia. Qualche giorno fa ho letto di Siracusa e ora palermo.Solo che a siracusa hanno appena finito ed a palermo ancora non hanno iniziato, speriamo bene !

  2. Era ora che nascesse un museo d’arte contemporanea importante a Palermo. La sua assenza era una stortura che non poteva essere più tollerata. La cultura e quindi il turismo può essere la strada principale del progresso e del benessere per l’isola.Tanti auguri alla struttura che sta nascendo.

  3. Un museo è sempre il punto di riferimento di una città.Può divenire il nucleo di una creatività esplosiva.Auguri.

  4. Che meraviglia questa iniziativa. Ma siamo sicuri che ce la faranno? E soprattutto: ci sono i soldini? Speriamo bene!!!

  5. Il capoluogo siciliano punta in alto, un museo d’arte contemporanea. Il luogo delle nove muse diventa il mondo variegato dell’arte attuale, non solo per Palermo ma per tutto il sud Italia. Un luogo di accoglienza, di dialogo, di esperienza per gli artisti del mondo, avrà il suo centro studi sull’arte dei paesi dell’area mediterranea. Mi auguro possa ridurre la distanza tra arte e pubblico, che aiuti la comunicazione. Un augurio di cuore ed un ringraziamento al Comune per la lodevole iniziativa.

  6. Sono anni che ci sto pensando.La nascita di un Museo di arte comtemporanea è l’espressione evolutiva dell’essere.Vorrei far nascere qualcosa del genere qui a Gallipoli. Aiutatemi.. Auguri alla Città di Palermo.

  7. Felice di conoscere questa iniziativa.Formulo i miei migliori auguri ad Eva di Stefano e….ci voleva,nella speranza che ci sia una fruizione più forte dell’arte.

  8. Una città pregna e unica come Palermo, una donna come promotrice (colta e intelligente), un pubblico sensibile al nuovo più che altrove (capace di guardare al mondo senza provincialismo)… gli ingredienti ci sono tutti, per un rilancio dell’arte contemporanea in questa splendida capitale del sud. Un abbraccio a tutti i palermitani.

  9. Sarà una catastrofe !

    Non ci sono le intelligenze.

    Eva Di Stefano ? Inconsistente.
    Paola Nicita ? Senza spessore.
    Emilia Valenza ? Provinciale.
    Ida Parlavecchio ? Borghese senza cervello.
    Sergio Troisi ? Un poveraccio.

    Questo gruppo si può definire: “COSA NOSTRA DELL’ARTE”.

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